Autore: Chiara Moriglia

Psycho e altri film. Riflessioni sul tema dell’identità

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​Immagine tratta dalla pagina: https://www.pinterest.it/pin/575264552379807856/

Uno dei momenti migliori di questa quarantena è stato immergersi nella filmografia hitchcokiana (ai lettori più attenti non sfuggirà che questo è stato anche un suggerimento proposto dal Sigaro nel periodo di lockdown). Lo ammetto, ho passato gran parte delle mie serate guardando i suoi film e commentandoli in un cineforum più o meno interiore prima di andare a dormire. La consistenza, la forza viva dei suoi personaggi lasciano un segno; nonostante la loro potenza, la loro vitalità sono tuttavia immersi in uno spazio di dormiveglia, un onirico che però è lucido e trasporta dentro lo spettatore.

C’è un tema ricorrente tra questa vitalità dei personaggi, che da addetta ai lavori, non potevo non considerare; è il tema dell’identità. Qualcuno potrebbe dire “sai che novità”, pensando alla salienza che ha assunto la tematica nel 900; tuttavia il grande registro lo svuota di qualunquismi e di boriose banalità e lo porta sulla scena nutrito di originalità e si significati sempre nuovi.

Facciamo un piccolo passo indietro. Cosa significa identità? Il termine deriva dal latino identitas-atis, “medesimo”; riferito a persona significa l’essere quello e non un altro. Se si parla di identità psicologica ci riferiamo al senso e alla consapevolezza di sé come entità distinta dalle altre e continua nel tempo (per ulteriori approfondimenti si rimanda all’ articolo IDENTITA’: COME SI RISPONDE ALLA DOMANDA CHI SEI). L’identità è una conquista, a mio avviso è un tema centrale e imprescindibile per il trattamento di qualsiasi tipo di disturbo psicopatologico e percorso psicoterapico; è il centro del senso di sé, del proprio corpo e se vogliamo delle relazione con gli altri e con il mondo. E se questo senso si dovesse alterare? Che effetto potrebbe avere su di noi la perdita dei tasselli della nostra struttura identitaria? Possiamo sostituirci ad altre persone o essere sostituiti?

Hitchcock, identità, personalità, Psycho

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Guardare il mondo da un’altra prospettiva. L’elogio “forzato” della lentezza

​Poco tempo fa ho scritto (anzi abbiamo scritto) un articolo sulle sfaccettature positive dell’attesa (per approfondimenti si rimanda all’articolo “I paradossi dell’attendere-Piacere o Frustrazione?”).

Mai come ora queste parole mi suonano importanti, vere, quasi palpabili. Infatti, sono stati giorni di attesa; in cui ci siamo affacciati dalla cima della montagna aspettando che la valanga terminasse.  Molti di noi hanno potuto scegliere come vivere questi momenti particolari, diversi dal solito e perlomeno, almeno per quanto mi riguarda, i primi nella mia storia di vita, così pregni di negatività a livello mondiale. Spero che molti abbiano vissuto quest’attesa in termini positivi come si parla nell’articolo; ovvero abbiano trasformato quella naturale dimensione incline alla noia e alla frustrazione in momenti fruttuosi di crescita personale.

Covid-19, ritmi di vita, tempo per noi stessi

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Pateo ergo sum. L’essere oltre la diagnosi

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“Siamo troppo in ritardo per gli dei, troppo in anticipo per comprendere l’Essere” (Martin Heidegger)

Molte volte sento dire: “è un anoressica, è bordeline, è bipolare….”. Queste parole hanno un doppio effetto su di me; da un lato mi fanno venire la pelle d’oca e dall’altro mi fanno sorridere. Un sorriso amaro, ovvio; generato dal fatto che a volte, gli stessi professionisti della salute mentale tendono a fondere, in questa crasi quasi paradossale, termini riferiti all’esperienza con un’etichetta diagnostica.

colloquio, fenomenologia, pazienti, valore della diagnosi

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Diritto e Psiche. Brevi cenni sulla psicologia della testimonianza

Si è soliti dire che il diritto attiene al “dover essere” mentre la psicologia riguarda “L’essere”. Le due discipline tuttavia, occupandosi in generale dei comportamenti umani, si intrecciano spesso e si nutrono a vicenda.

Nel processo penale, la testimonianza è un mezzo di prova fondamentale per portare all’attenzione del giudice quegli elementi conoscitivi che gli serviranno per fondare una valutazione di innocenza o colpevolezza dell’imputato. Molto spesso, infatti, la ricostruzione in giudizio di un fatto è possibile solo grazie alle dichiarazioni delle persone che erano presenti al momento dell’accaduto.

giurisprudenza, psicologia della testimonianza, Psicologia e diritto

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Pronto soccorso psicologico. Defusing e Debriefing

“Sai un giorno, mentre soccorrevo una bambina, l ho associata a mia nipote, e questo mi ha limitato, quasi bloccato nelle procedure da mettere in pratica”. Questa frase mi è stata riferita da un medico, dopo che avevo fatto un intervento sulla gestione delle emergenze durante un convegno. Mi ha colpita molto perché in maniera sottile c’è stato il riconoscimento della componente emotiva, che spesso dai medici viene separata dall’aspetto prettamente corporeo. Le emozioni hanno influito, seppur in maniera silenziosa, sull’azione e quindi sull’intervento di questo medico. “Hai trovato uno spazio congruo per rielaborare o quanto meno per dare un significato a tutto questo?”, ho domandato al medico. Mi ha risposto che no, non c’è stata una finestra spazio-temporale per poter rimettere insieme i pezzi dell’evento, seppure il suo livello di consapevolezza rispetto a questo si è rivelato piuttosto elevato, riuscendo a gestire il post-emergenza anche da un punto di vista psicologico. Purtroppo ciò che è accaduto al giovane medico è molto frequente: dopo situazioni di emergenza in cui il medico deve fare i conti con catastrofi naturali o uccisioni non ci sono spazi in cui ci si prenda cura del vissuto emotivo, superstite ferito e malandato. Questo è importante sia per le vittime dell’evento in questione ma anche per i soccorritori stessi, anch’essi portatori e sperimentatori di vissuti emotivi.

Debriefing, Defusing, Psicologia dell'emergenza, soccorso psicologico

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Una morte festosa. Approcciare il lutto

Serata estiva; una dolce brezza ci avvolgeva quasi coccolandoci. Ero in jamaica, in un piccolo paesino “in the middle of nowhere” come direbbero gli inglesi. Stavamo, appunto bevendo i nostri cocktails a bordo piscina del nostro albergo quando la nostra attenzione fu richiamata da un ritmo musicale assimilabile allo ska, o forse rock steady. Non mi ricordo. Qualsiasi cosa fosse, era talmente pieno di suono, ritmo e emozioni che venimmo tutti risucchiati da quelle note accattivanti; talmente tanto che decidemmo di andare in cerca della fonte.  Il portiere del albergo ci disse che si trattava di un funerale che si stava tenendo a pochi isolati di distanza.

culture, lutto, Morte

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I paradossi dell’attendere
Piacere o frustrazione?

 

“Ti giuro che l’attesa aumenta il desiderio, è un conto alla rovescia col tempo a rilento…però ti sto aspettando come aspetto un treno (…)

Ti aspetto come i lidi aspettano l’estate, come le mogli dei soldati aspettano i mariti, ti aspetto come i bimbi aspettano il Natale….

(“Per un milione”  Boomdabash)

Scegliere un argomento per un articolo a volte non è semplice; la scelta del presente articolo deriva da una riflessione in seguito a un bellissimo scambio di idee mentre aspettavamo il treno. Siamo rimaste piacevolmente sorprese su quanto questi momenti fossero per noi, contrariamente a quanto si possa pensare, preziosi attimi di calma per immergerci gradevolmente in dolci pensieri lontani dal caotico e frenetico movimento quotidiano.

attesa, psicologia, relazioni, valore

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Transfert e Controtransfert. Microcosmi di proiezioni

Sai … a volte penso che permetti ai tuoi pazienti di coinvolgerti davvero troppo.” “E’ l’unico modo che conosco per guarirli”

(Dal film “Prendimi l’anima”, 2002)

Cosa avviene in quella stanza? Ci sarà il lettino?  Sarà simpatico/a? Accogliente? E’ meglio scegliere un uomo o una donna?” Queste sono le domande, le perplessità, le fantasie più comuni che possono balenare nella mente dei futuri pazienti di fronte alla scelta del terapeuta o semplicemente prima della seduta iniziale, forse la prima di un lungo percorso.

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