“Il rossetto è l’unico elemento del make-up che ha la capacità di trasformare le persone. Non solo come ci si vede, ma anche come ci si sente. Questo è quello che mi ha sempre affascinato del rossetto, ed è ciò che ha scatenato tutta questa ossessione! Altri prodotti di make-up correggono, nascondono o migliorano, ma il rossetto è qualcosa che indossi e ti fa sentire come se potessi conquistare il mondo” (Poppy King)
Se ti dicessero che Superman non è solo un fumetto della DC Comics, ci crederesti? Se ti dicessero che l’immagine di Superman potrebbe aiutarti a migliorare le tue performances nello svolgimento dei compiti quotidiani, ci crederesti?
Il termine armadio deriva dal latino armarium che indicava il “ripostiglio per le armi”.
L’armadio oggi è un mobile destinato a contenere oggetti di vario genere, per lo più vestiti e accessori. In un certo modo resta fedele all’accezione di “ripostiglio per armi”: i vestiti possono essere la nostra corazza ma anche le armi con cui difendiamo il nostro Io e che ci aiutano a raggiungere determinati obiettivi.
Pubblicazione a promozione del progetto “Rondini. Centro di ascolto psicologico e assistenza legale” finanziato dalla Regione Lazio con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, promosso dall’Associazione Semi di Pace OdV in collaborazione con l’Associazione Il Sigaro di Freud come soggetto terzo – www.semidipace.it/progetto-rondini/
L’immagine corporea che ogni persona ha ingloba atteggiamenti e pensieri che riguardano il peso, le forme, l’altezza, il colore della pelle, la taglia.
Lo sviluppo dell’immagine corporea dipende da fattori biologici, ma anche dall’influenza della famiglia, delle figure di riferimento, del gruppo dei pari, dei media, della società e delle culture in cui ciascuno vive.
L’immagine corporea si basa su rappresentazioni di tipo cognitivo ma anche affettivo/emozionale: su di essa influiscono la storia personale, le relazioni con le figure significative, il pensiero collettivo, i messaggi veicolati dalla pubblicità e dai social. Per questo motivo essa è un elemento che gioca un ruolo di primaria importanza nelle storie di disordini alimentari e disturbo da dimorfismo corporeo.
I social oggi hanno un ruolo di primo piano nella costruzione dell’immagine corporea, e dunque anche nello sviluppo di DCA e dismorfismo, in quanto contribuiscono a diffondere gli standard di riferimento imposti dalla società.
Così come veicoli di standard restrittivi e debilitanti però i social si sono configurati anche come mezzi di comunicazione di correnti di pensiero miranti invece a sostenere la diversità, l’inclusività, la liberazione da criteri limitanti, fonte di malessere e non accettazione di se stessi.
“A volte sento di avere le gambe così grasse che vorrei prenderle a pugni”; “i miei fianchi occupano tutto lo specchio, vorrei essere in grado di strapparli”; “stanno guardando la mia pancia deforme: e ora rideranno di me”.
Il disturbo di dismorfismo corporeo, o dismorfofobia, è collocato nel DSM V all’interno della sezione “Disturbo ossessivo-compulsivo”.
La moda è intimamente connessa all’essere umano: ne è la “seconda pelle”, ne permette l’espressione e ne determina il comportamento.
Il modo in cui vestiamo influenza il giudizio che gli altri si creano di noi ma anche il pensiero che abbiamo di noi stessi. Quindi giocano un ruolo di primo piano nelle relazioni interpersonali ed influiscono fortemente sulla nostra cognizione.
Opera di Kristina Korobko per Istituto Italiano Design
Il termine “identità” si riferisce a significati ed ambiti differenti; si parla di identità in chiave psicologica, ma anche sociale, culturale, politica e matematica!
L’ “identità” è anche associata alla moda, non solo in riferimento al DNA di un brand o di abbigliamento tipico di una determinata subcultura, ma perché espressione del modo di essere dei singoli individui e base per quello che viene definito “stile”.
La moda può essere utilizzata come strumento per l’espressione della propria identità o per la scoperta della stessa. Attraverso abiti ed accessori comunichiamo chi siamo, chi vorremmo essere, in che modo ci distinguiamo dagli altri, cosa ci rende unici e diversi. Elementi che contraddistinguono uno stile, una persona dall’altra.
Per comprendere meglio questi concetti è utile approfondirne la definizione.
Iris Apfel ha detto: “se non conosci te stesso non potrai mai avere un grande stile. Non sarai mai veramente vivo. Per me il peggior falso nella moda è quello di guardarsi allo specchio e non riconoscersi”
Avete mai riflettuto su come vi sentite quando vi guardate allo specchio? Vi piace quello che vedete riflesso? Avete mai pensato all’effetto che un abito di bella e buona fattura ha sulla vostra cognizione e sul vostro umore? Su come un semplice accessorio vi dia sicurezza e vi faccia sentire esattamente come vorreste essere? Tutti questi elementi rientrano nel campo di indagine della PSICOLOGIA DELLA MODA.
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