Egosintonia ed Egodistonia. Di musica e psiche

Capita a volte di ascoltare un amico pianista suonare e di lasciarci trasportare dall’armonia dei suoni, sognanti ed un po’ “persi” nei nostri pensieri. Capita di sintonizzarci a tal punto su quell’armonia, da provare una vera sensazione di fastidio quando il panciuto gatto del nostro amico, attratto anche lui da quei suoni e da quelle frequenze, decide di salire sulla tastiera, nel tentativo di emulare gli amici del celebre cartone Disney e sperimentarsi pianista, rompendo quel clima magico che la sensibilità e l’abilità artistiche del nostro amico avevano creato.

Ho preso in prestito la metafora dal mondo musicale, a me molto caro, per poter creare nel lettore quelle sensazioni sinestesiche, di piacere prima, e di fastidio poi, legate all’armonia ed alla disarmonia dei suoni.

Anche la psicologia come la musica tenta di avvicinarsi a quel mondo di percezioni, sensazioni ed emozioni, difficilmente afferrabile e quindi descrivibile dal raziocinio, che si scatenano quando ci troviamo in determinate situazioni, che sentiamo essere quelle “giuste” per noi. Capita in certe relazioni, di sentire di avere un’ “affinità elettiva” con una certa persona. Capita in certi luoghi, fino a quel momento sconosciuti, di sentirsi proprio come a casa. Capita di provare un vestito e di sentirselo come cucito addosso. Parlo di “sentire”, perché difficilmente si possono spiegare certe armonie, sarebbe come tentare di spiegare un’opera d’arte: non che non lo si possa fare, ma si rischierebbe di perdere, attraverso l’utilizzo delle parole, buona parte di ciò che l’oggetto suscita, in maniera diversa, in ognuno di noi.

Ciò che accade, in ognuna delle situazioni sopra descritte, è sentirsi bene a tal punto da sentirsi “a posto”, a tal punto da fermarsi a gustare la rara e bellissima sensazione di appagamento che certe situazioni/luoghi/persone scatenano.

La psichiatria negli anni ha sviluppato una teoria in merito: trattando di disturbi e di personalità, si può parlare di “egosintonia” e di “egodistonia”, ha preso in prestito proprio la metafora musicale di cui prima, parlando di comportamenti, sentimenti, pensieri, addirittura luoghi o relazioni che possono essere in sintonia con i nostri bisogni o desideri e con la nostra immagine o percezione di noi stessi (egosintonia); oppure no (egodistonia).

Ciò che la psichiatria suggerisce, è che quelle melodie che risultano così armoniche per la nostra personalità, potrebbero non essere così “intonate” alla nostra vita: l’egosintonia del disturbo di una persona potrebbe far sì che essa conviva serenamente con esso, senza cercare di migliorare la sua condizione, evitando di porsi certe scomode domande che metterebbero in discussione molto più di un semplice frammento della sua esistenza. Talvolta a queste persone accade perfino di riscontrare un vantaggio nel rimanere in tale condizione: il vantaggio dell’esser trattati con un’attenzione particolare e dell’essere giustificati od esonerati da tutta una serie di atteggiamenti e comportamenti altrimenti attesi. Per tornare alla nostra cara metafora musicale, sarebbe come se la persona suonasse in maniera eccelsa un pezzo da solista in “La minore” durante un concerto d’orchestra nel quale tutti gli altri strumenti suonano in “Sol maggiore”. Senza però accorgersene. Oppure accorgendosene, ma con la convinzione che siano gli altri orchestrali a sbagliare. Aspettandosi dunque al termine dell’esecuzione fiori, applausi e complimenti; ricevendo, invece, silenzi, pomodori e sguardi poco complimentosi. Alle persone con un disturbo egosintonico accade ciò che succede al nostro solista: vivono serenamente la loro condizione, e vi permangono, sentendosi comodi, o solo credendo di esserlo. A queste persone probabilmente accadrà nella vita di ricevere pomodori, ma riusciranno a schivarli, oppure si puliranno e torneranno come niente alla loro vita quotidiana. Oppure ancora, penseranno infastiditi che il pubblico abbia una scarsa mira, essendo questi indirizzati ai poveri orchestrali stonati.

Esistono poi i disturbi egodistonici, quelli fastidiosi, spiacevoli, scomodi, quelli che ci fanno soffrire, quelli che ci fanno un po’ invidiare la condizione delle persone che convivono con un disturbo cosiddetto egosintonico. I disturbi egodistonici sono quelli che si percepiscono, che non ci lasciano in pace, sono quelli che durante l’esecuzione in “La minore” ci fanno percepire tutto il peso del nostro errore, facce scocciate degli altri orchestrali incluse. I disturbi egodistonici sono quelli che ci fanno pensare di essere strani, di non andare bene, di non essere in sintonia col mondo, di non essere “intonati”.

I disturbi egodistonici, secondo la psichiatria, sono disturbi consapevoli, con un’ottima potenzialità prognostica: sono quei disturbi che ci fanno soffrire a tal punto da voler cambiare la nostra condizione, da cercare aiuto.

Torniamo alla nostra metafora musicale, torniamo all’esecuzione orchestrale. Noi che stiamo suonando il pezzo in “La minore” con la nostra amata viola, percepiamo che c’è qualcosa che non va: il direttore gesticola eccessivamente nella nostra direzione, i violini ed i violoncelli vicini ci lanciano occhiatacce, il pubblico sembra interdetto, ma soprattutto il nostro orecchio percepisce qualcosa di strano. Ciò che suoniamo è di per sé armonico, vero, ma solo se preso individualmente… all’interno della sintonia generale dell’orchestra è… “distonico” ! Il pezzo che stiamo suonando è s-tonato, il che significa che è fuori dalla tonalità, in particolare fuori dalla tonalità in cui tutto il resto dell’orchestra sta suonando.

Presa consapevolezza dei fatti e superato lo shock iniziale, abbiamo due possibilità: possiamo perseverare nel nostro concerto in La minore, ignorando i molteplici segnali provenienti dal mondo esterno, fingendo una fittizia armonia. Oppure possiamo ascoltare ed ascoltarci, fare tesoro della nostra distonia, ed utilizzare questa consapevolezza per darci la possibilità di poter cambiare tonalità, rientrando in sintonia con la “nostra” orchestra.

Dott.ssa Giulia Radi

Riceve su appuntamento a Perugia
(+39) 3200185538
giulia.radi@hotmail.it

Per approfondire:

  • Manuale di psichiatria (Pieraccini A.; 1943)
  • Manuale ragionato di teoria musicale (Lanza S.; 2004)

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