Il mito nell’uomo. Di archetipi e psiche

“Nessun archetipo è riducibile a semplici formule. L’archetipo è come un vaso che non si può svuotare né riempire mai completamente. In sé, esiste solo in potenza, e quando prende forma in una determinata materia, non è più lo stesso di prima. Esso persiste attraverso i millenni ed esige tuttavia sempre nuove interpretazioni. Gli archetipi sono elementi incrollabili dell’inconscio, ma cambiano forma continuamente“.
Buio o luce. Ragione o sentimento. Introversione o estroversione. Aspetti, questi, che (evidentemente) viaggiano in direzione contrapposta; dicotomie di cui, ciascuno di noi, sceglie l’estremo che più gli appartiene e dentro cui sostare, poiché più confacente alla propria natura. Sono dimensioni che, nelle nostre esistenze, finiscono molte volte con l’essere polarizzate, poiché parti integranti delle rispettive inclinazioni di base. Sono parole che contengono e condensano un’essenza, che tracciano un ritratto seppur appena abbozzato di noi e delineano confini. Parole che raccontano mondi e modi di essere spesso in antitesi fra loro. Ma a ben guardare, nel profondo della nostra psiche, difficilmente il tutto possiede caratteri così netti.