La leggenda di Cristalda e Pizzomuno. L’attesa nelle relazioni

“Si racconta che al tempo, in un vilaggio di pescatori, vivesse un giovane alto e forte di nome Pizzomunno. Sempre nello stesso luogo abitava anche una fanciulla di rara bellezza, con i lunghi capelli color del sole di nome Cristalda. I due giovani si innamorarono, amandosi perdutamente senza che niente potesse separarli. Pizzomunno ogni giorno affrontava il mare con la sua barca e le sirene emergevano dal mare per intonare in onore del pescatore dolci canti. Le creature marine, prigioniere dello sguardo di Pizzomunno, gli offrirono diverse volte l’immortalità se lui avesse accettato di diventare il loro re e amante.L’amore che il giovane riversava su Cristalda, però, rendeva vane le offerte delle sirene. Una delle tante sere in cui i due amanti andavano ad attendere la notte sull’isolotto che si erge di fronte alla costa, le sirene, colte da gelosia, aggredirono Cristalda e la trascinarono nelle profondità del mare. Pizzomunno rincorse invano la voce dell’amata. I pescatori il giorno seguente ritrovarono il giovane pietrificato dal dolore nel bianco scoglio che porta ancora oggi il suo nome.  Ancora oggi ogni cento anni la bella Cristalda torna dagli abissi per raggiungere il suo giovane amante e rivivere per una notte sola il loro antico amore.”

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I simboli in psicologia. Il lago come rappresentazione dell’inconscio

“Il lago, a differenza del mare, simbolo della nascita, proprio per la sua forma  concava e contenitiva rimanda ad un senso di accoglienza e di protezione umida e ricettiva, un grembo materno, luogo in cui ritirarsi per riacquistare le forze e riemergere risanati”. 

Il lago è un luogo molto particolare che stimola l’introspezione, la quiete e in alcuni casi, come nel caso del Lago di Pergusa, in Sicilia, stimola la fantasia e la creatività degli scrittori. 

Il Lago di Pergusa è molto noto in quanto strettamente legato al “mito di Proserpina”, la divina Persefone dei Greci. 

La leggenda narra di Persefone, figlia di Demetra, che, mentre raccoglieva fiori nei pressi del Lago, fu rapita dal dio degli Inferi, Ade, e fatta sua sposa. Demetra la cercò in lungo e largo per nove giorni; la dea della Fertilità trascurò così il suo dovere e le messi cominciarono a venir meno. Il decimo giorno, Zeus, preoccupato per la carestia cui poteva essere soggetto il genere umano, fece svelare a Demetra il luogo dove l’amata figlia era stata violentemente trascinata. In seguito alle disperate suppliche della madre, il padre degli dei acconsentì che madre e figlia potessero vivere insieme, ma solo per un periodo dell’anno. Demetra accettò la decisione, ma anche lei emanò una sentenza: quando il suo sguardo fosse stato lontano dall’amata figlia, il sorriso avesse abbandonato le sue labbra e la tristezza riempito il suo cuore, allora la stessa sorte sarebbe toccata alla terra, dando così origine all’autunno ed all’inverno; con il ritorno di Persefone, invece, anche la terra avrebbe esultato della sua presenza, la vegetazione e la fertilità sarebbero riapparsi, sarebbero sbocciati così i fiori, gli uccelli sarebbero tornati ai loro nidi, gli alberi avrebbero dato i loro frutti e gli uomini avrebbero giovato di tale ricchezza, dando origine, in tal modo, alla primavera e all’estate.

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Il mito nell’uomo. Di archetipi e psiche

Nessun archetipo è riducibile a semplici formule. L’archetipo è come un vaso che non si può svuotare né riempire mai completamente. In sé, esiste solo in potenza, e quando prende forma in una determinata materia, non è più lo stesso di prima. Esso persiste attraverso i millenni ed esige tuttavia sempre nuove interpretazioni. Gli archetipi sono elementi incrollabili dell’inconscio, ma cambiano forma continuamente“.

Buio o luce. Ragione o sentimento. Introversione o estroversione. Aspetti, questi, che (evidentemente) viaggiano in direzione contrapposta; dicotomie di cui, ciascuno di noi, sceglie l’estremo che più gli appartiene e dentro cui sostare, poiché più confacente alla propria natura. Sono dimensioni che, nelle nostre esistenze, finiscono molte volte con l’essere polarizzate, poiché parti integranti delle rispettive inclinazioni di base. Sono parole che contengono e condensano un’essenza, che tracciano un ritratto seppur appena abbozzato di noi e delineano confini. Parole che raccontano mondi e modi di essere spesso in antitesi fra loro. Ma a ben guardare, nel profondo della nostra psiche, difficilmente il tutto possiede caratteri così netti.

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La Leggenda del Re Pescatore. Curiamo le nostre ferite

 “La Leggenda del Re Pescatore inizia col re da ragazzo, che doveva passare la notte nella foresta per dimostrare il suo coraggio e diventare re, e mentre passa la notte da solo è visitato da una visione sacra: nel fuoco del bivacco gli appare il Santo Graal, simbolo della grazia divina, e una voce dice al ragazzo: “Tu custodirai il Graal onde possa guarire il cuore degli uomini!”. Ma il ragazzo accecato dalla visione di una vita piena di potere, di gloria, di bellezza, in uno stato di completo stupore, si sentì per un attimo non un ragazzo, ma onnipotente come Dio, allungò la mano per prendere il Graal e il Graal svanì, lasciandogli la mano tremendamente ustionata dal fuoco. E mentre il ragazzo cresceva, la ferita si approfondiva, finché un giorno la vita per lui non ebbe più scopo, non aveva più fede in nessuno, neanche in sé stesso, non poteva amare ne sentirsi amato, era ammalato e cominciò a morire. Un giorno un giullare entrò al castello e trovò il re da solo, ed essendo un semplice di spirito egli non vide il re, vide soltanto un uomo solo e sofferente, e chiese al re: “Che ti addolora amico?” e il re gli rispose: “Ho sete e vorrei un po’ d’acqua per rinfrescarmi la gola”. Allora il giullare prese una tazza che era accanto al letto, la riempì d’acqua e la porse al re, ed il re cominciando a bere si rese conto che la piaga si era rimarginata. Si guardò le mani e vide che c’era il Santo Graal, quello che aveva cercato per tutta la vita. Si volse al giullare e chiese stupito: “Come hai potuto trovare tu quello che i miei valorosi cavalieri mai hanno trovato?” e il giullare rispose: “Io non lo so, sapevo solo che avevi sete”.”

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La società in crisi. Alla ricerca di un capro espiatorio

L’individuazione di un capro espiatorio è una dinamica caratteristica di qualsiasi gruppo, e generalmente si attiva per spostare ed attenuare la minaccia di sfaldamento del gruppo stesso: per evitare conflitti interni tra i vari membri del gruppo, generalmente viene individuato l’elemento ritenuto più disturbante, perché diverso dai valori comuni, e si accusa tale individuo di essere il portatore del malessere dell’intero gruppo. In tal modo il capro espiatorio porta con sé una duplice funzione: diviene il contenitore del malessere di tutti i membri e garantisce la sopravvivenza del gruppo stesso. Renè Girard teorizza che la dinamica del capro espiatorio è alla base della creazione dei miti d’origine, osservando come non solo nei piccoli gruppi, ma soprattutto nel collettivo e nella società di un paese o nazione, l’individuazione del capro espiatorio permetta di evacuare in parte la violenza ed il malcontento del popolo. Girard esamina la struttura tipo di un mito ed osserva come generalmente inizia con una persona che porta con sé una diversità, come l’essere uno straniero o l’avere una disabilità fisica (lo zoppo Edipo) o psichica ( il folle Dionisio).

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Di che segno sei? Perchè l’Astrologia

A chi non è mai capitato di andare a leggere l’oroscopo del giorno della settimana o del mese a ridosso di un evento importante? Chi, non è mai andato a curiosare, almeno una volta, sulle caratteristiche del proprio segno o la compatibilità con altri segni zodiacali? Sicuramente molti, se non tutti, almeno una volta a ridosso del nuovo anno, per credenza scaramanzia o per semplice curiosità, siamo andati a sbirciare sulle previsioni astrologiche per anno che verrà?

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Chiedilo a Kurt Cobain. Approccio psicoanalitico al suicidio

“Il segreto è che ha realmente vita solo ciò che può anche sopprimersi da sé”. (cit. C. G. Jung)

Kurt Cobain muore ucciso da un colpo di fucile autoinflitto nel 1994. Il protagonista della scena grunge odiava le armi da fuoco. Aveva la fobia per gli aghi ed era eroinomane.

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Il sogno come messaggio. Dalle immagini oniriche al cambiamento

L’interpretazione dei sogni è forse una delle opere più note di Freud con la quale il padre della psicoanalisi segna un’evoluzione che va dalla tecnica delle libere associazioni all’utilizzo dei sogni come mezzo per accedere ai contenuti inconsci della psiche.

Freud considerava il sogno “la via regia verso l’inconscio”, in effetti ancora oggi le psicoterapie ad indirizzo psicodinamico psicoanalitico tengono conto di quanto sia prezioso il contributo che  l’analisi dei sogni porta alla terapia. Assieme ai sogni, l’analisi della comunicazione non verbale, delle resistenze, dei lapsus, del transfert e del controtransfert, contribuiscono al raggiungimento del materiale inconscio.

Durante il sonno ognuno di noi si ritira dal mondo circostante e si allontana dagli stimoli esterni ricreando temporaneamente uno stato simile a quello prenatale, a volte assumendo anche la classica posizione fetale, che ci riporta al nostro vissuto intrauterino. 

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Le fiabe in psicoanalisi, I musicanti di Brema

I fratelli Grimm, tramite questa interessante fiaba aprono la possibilità di riflettere su vari temi che a mio avviso oggi sono modernissimi: a partire dal cercare di essere sé stessi, alla possibilità di realizzare i propri sogni e al coraggio di cambiare. (per un maggior approfondimento si rimanda all’articolo La funzione psicologica della fiaba – Il regno del proprio inconscio).

Il racconto vede come protagonisti un asino, un cane, un gatto e un gallo. L’asino ormai vecchio, capì le cattive intenzioni del suo padrone, che voleva macellarlo, e così pensò di scappare e di cominciare a fare il musicante. Sulla strada incontrò prima il cane, poi il gatto e infine il gallo, tutti nelle stesse condizioni. I quattro giunsero a sera nel bosco e lì videro una piccola casa dove c’erano dei briganti. L’asino dalla finestra vide la tavola imbandita.

Avevano fame e dunque architettarono un piano: l’asino poggiò le sue zampe anteriori sul davanzale, il cane salì su di lui, il gatto si arrampicò sul cane e il gatto si posò sulla testa del gatto. Al segnale ognuno di loro fece il proprio verso e spaventarono i briganti che scapparono subito nel bosco. I quattro entrarono in casa e si rifocillarono, spensero la luce e si coricarono. Al ritorno di uno dei briganti, il gatto lo graffiò, il cane lo azzannò, l’asino gli tirò un calcio e il gallo fece forte il suo verso. Il brigante fuggì e disse al suo compagno che la casa era infestata dai fantasmi. Così quella casa diventò la felice dimora dei musicanti di Brema.

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