Spesso accade che i genitori che vivono una sofferenza profonda, come ad esempio un forte trauma, un lutto, possono riuscire ad elaborare una serie di strategie e a mettere in atto delle difese psichiche facendo in modo di coprirla, mascherarla e allontanarla affinché possano continuare la loro vita, agevolando allo stesso tempo quella dei propri figli. Un gesto d’amore, questo, che tutela i figli e li tiene lontani dalla sofferenza. Tuttavia il dolore, il trauma, permane nella persona che lo ha subito e se non viene considerato, vissuto ed elaborato, esso rimane come incapsulato e può essere passato, come fosse parte del corredo genetico, alla seconda generazione che avverte e percepisce la sofferenza a livelli profondi, inconsci. Le difficoltà delle nuove generazioni derivano dalle generazioni passate, come un’eredità che viene lasciata a livello inconscio.
Alcuni degli articoli pubblicati sul Sigaro di Freud si sono occupati della depressione e di come gli eventi traumatici possono farci vivere dei momenti tremendamente bui fino a spingerci ad entrare in quello stato depressivo dal quale diventa sempre più difficile uscire fuori e che rientra in un quadro più prettamente patologico (per un maggior riferimento si rimanda agli articoli “La depressione – La crosta di una ferita interna”; “Nel Vortice della Depressione- la vita di coppia e la sessualità”).
“Il padre fornisce al bambino una prospettiva ulteriore su se stesso e gli consente di pensare a se stesso in relazione ad un’altra persona.” (Fonagy, 2001)
Tutti i bambini vengono concepiti da una coppia e nella maggioranza dei casi vengono al mondo e crescono in una famiglia. È noto quanto sia speciale e di fondamentale importanza l’attaccamento del neonato alla madre nel primo anno di vita, quando mostra una totale dipendenza e totale necessità nel ricevere le cure di cui ha bisogno. Il rapporto fusionale tra madre e bambino permetterà al piccolo di godere delle stimolazioni sensoriali che lo porteranno ad avviare il suo percorso di crescita e così pian piano a riconoscere l’odore e la voce materna, i suoni, i volti e a reagire ai sorrisi. L’ amore della madre, la tenerezza e i gesti pieni di cure gli offrono la possibilità di vivere esperienze vitali che andranno a costituire la base per le tante esperienze che farà.
Immaginiamo di avere in mano un diamante dalle mille sfaccettature e di farlo girare sotto i raggi del sole. Potremo subito notare i colori diversi che esso riflette e che si posano sugli oggetti circostanti…
Ma ora proviamo ad immaginare che quel diamante rappresenti la nostra personalità, le parti di noi stessi più profonde, nascoste e che i colori che si impressionano su un muro, ad esempio, siano espressioni di queste parti di noi.
Spesso però non conosciamo quelle nostre sfaccettature e dunque non riconosciamo quei colori come provenienti da noi stessi.
L’autostima è qualcosa di prezioso per tutti noi che, se ben consolidata, ci permette di affrontare le situazioni, le relazioni e le difficoltà piccole e grandi che incontriamo quotidianamente nel nostro mondo sociale. Essa è strettamente collegata al processo di costruzione della personalità che prende avvio delle prime relazioni affettive ed emotive con i propri genitori.
“Il contatto “pelle a pelle”, innesca nella mamma e nel neonato reazioni intime e forti, che pongono le basi del loro innamoramento.
È un momento prezioso di intimità e di contatto profondo, che sancisce il passaggio dal rapporto di fusione che caratterizza la gravidanza ad una nuova forma di unione… potente e indissolubile.” (Giulia Lino)
La comunicazione madre-figlio comincia sin dai primissimi giorni di vita, portando avanti quella relazione già iniziata nel grembo materno durante la gravidanza.
La madre si prende cura del proprio bambino ed il modo in cui lo guarda, il tono della sua voce, il modo in cui lo tiene in braccio, forniscono al bambino esperienze di rilevante importanza in quanto trasmettono informazioni che riguardano lo stato emotivo ed affettivo della madre e dunque i sentimenti che nutre per lui. La madre gli trasmette amore ed in maniera del tutto naturale ed istintiva parla al proprio figlio, anche se a livello cognitivo egli non può ancora comprendere il messaggio.
Nel gergo comune, quando si parla di persone masochiste, inevitabilmente nella nostra mente appare l’immagine di persone che si mostrano autodistruttive e che tendono a farsi del male, soprattuto sotto il punto di vista psicologico e di abbassamento dunque della qualità della vita, ma senza l’intento di arrivare ad un’azione suicidaria. Sicuramente possiamo parlare di masochismo a più livelli, partendo da coloro che vivono una sorta di dipendenza rispetto ad una situazione che li fa soffrire, fino ad arrivare a coloro che praticano l’automutilazione, dove sembra quasi che la sofferenza fisica possa in qualche modo alleviare un dolore più squisitamente emotivo. (per un maggior approfondimento si rimanda all’articolo “La personalità masochista – Una vita di lamenti” )
In maniera molto lineare tendiamo a pensare che le persone che hanno un comportamento masochista siano persone che provano piacere nel farsi del male. La McWilliams, psicologa e psicoanalista, ci fa notare però che il termine masochismo, quando viene utilizzato dagli psicoanalisti, non significa amore per il dolore e la sofferenza, piuttosto, precisa che la persona che si comporta in modo masochistico, tollera il dolore e la sofferenza nella speranza, cosciente o inconscia, di ottenere qualche bene maggiore.
“Il lago, a differenza del mare, simbolo della nascita, proprio per la sua forma concava e contenitiva rimanda ad un senso di accoglienza e di protezione umida e ricettiva, un grembo materno, luogo in cui ritirarsi per riacquistare le forze e riemergere risanati”.
Il lago è un luogo molto particolare che stimola l’introspezione, la quiete e in alcuni casi, come nel caso del Lago di Pergusa, in Sicilia, stimola la fantasia e la creatività degli scrittori.
Il Lago di Pergusa è molto noto in quanto strettamente legato al “mito di Proserpina”, la divina Persefone dei Greci.
La leggenda narra di Persefone, figlia di Demetra, che, mentre raccoglieva fiori nei pressi del Lago, fu rapita dal dio degli Inferi, Ade, e fatta sua sposa. Demetra la cercò in lungo e largo per nove giorni; la dea della Fertilità trascurò così il suo dovere e le messi cominciarono a venir meno. Il decimo giorno, Zeus, preoccupato per la carestia cui poteva essere soggetto il genere umano, fece svelare a Demetra il luogo dove l’amata figlia era stata violentemente trascinata. In seguito alle disperate suppliche della madre, il padre degli dei acconsentì che madre e figlia potessero vivere insieme, ma solo per un periodo dell’anno. Demetra accettò la decisione, ma anche lei emanò una sentenza: quando il suo sguardo fosse stato lontano dall’amata figlia, il sorriso avesse abbandonato le sue labbra e la tristezza riempito il suo cuore, allora la stessa sorte sarebbe toccata alla terra, dando così origine all’autunno ed all’inverno; con il ritorno di Persefone, invece, anche la terra avrebbe esultato della sua presenza, la vegetazione e la fertilità sarebbero riapparsi, sarebbero sbocciati così i fiori, gli uccelli sarebbero tornati ai loro nidi, gli alberi avrebbero dato i loro frutti e gli uomini avrebbero giovato di tale ricchezza, dando origine, in tal modo, alla primavera e all’estate.
La società di oggi soddisfa ogni nostro bisogno in tempi brevissimi e ciò fa sì che tutti noi siamo sempre più abituati ad avere tutto ciò che vogliamo a sbrigare molte commissioni subito, ma il risvolto di ciò si delinea nelle nuove generazioni che si mostrano sempre più incapaci di aspettare e di tollerare la frustrazione. In effetti sempre più di frequente si può riscontrare nella condotta dei bambini e degli adolescenti di oggi una bassa tolleranza alla frustrazione. Ciò li rende irrequieti e ansiosi rispetto alla soddisfazione dei propri bisogni. È un aspetto questo che caratterizza più generalmente una società che che si riferisce ad un modello estetico nel quale bisogna mostrare una buona immagine di sé. Un modello, questo, che si adegua alla velocità della stessa società, contraddistinta dal consumismo e dalla rapidità con la quale ogni desiderio può essere soddisfatto.
L’interpretazione dei sogni è forse una delle opere più note di Freud con la quale il padre della psicoanalisi segna un’evoluzione che va dalla tecnica delle libere associazioni all’utilizzo dei sogni come mezzo per accedere ai contenuti inconsci della psiche.
Freud considerava il sogno “la via regia verso l’inconscio”, in effetti ancora oggi le psicoterapie ad indirizzo psicodinamico psicoanalitico tengono conto di quanto sia prezioso il contributo che l’analisi dei sogni porta alla terapia. Assieme ai sogni, l’analisi della comunicazione non verbale, delle resistenze, dei lapsus, del transfert e del controtransfert, contribuiscono al raggiungimento del materiale inconscio.
Durante il sonno ognuno di noi si ritira dal mondo circostante e si allontana dagli stimoli esterni ricreando temporaneamente uno stato simile a quello prenatale, a volte assumendo anche la classica posizione fetale, che ci riporta al nostro vissuto intrauterino.
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