La funzione deI gioco. La costruzione dell’autostima fin da piccoli

L’autostima è qualcosa di prezioso per tutti noi che, se ben consolidata, ci permette di affrontare le situazioni, le relazioni e le difficoltà piccole e grandi che incontriamo quotidianamente nel nostro mondo sociale. Essa è strettamente collegata al processo di costruzione della personalità che prende avvio delle prime relazioni affettive ed emotive con i propri genitori.

La capacità che si acquisisce nell’attivarsi verso la realizzazione di un proprio successo, riconosciuto anche dagli altri, permette di sviluppare maggiore sicurezza in se stessi. Uno dei modi in cui l’autostima e la sicurezza in sé stessi vengono alimentate, oltre che tramite le fondamentali relazioni affettive ed emotive con i genitori attraverso cui si pongono le basi per la costruzione della personalità, è il gioco che nei bambini in età prescolare non è più squisitamente individuale ma anche condiviso. Attraverso il gioco i bambini mettono in campo le loro emozioni, le loro paure, la loro aggressività, le loro caratteristiche caratteriali e spesso la voglia di vincere. Tramite il gioco acquisiscono la capacità di mettersi alla prova e di sentirsi abili, bravi, competenti.

In questo breve articolo parleremo del ruolo del gioco nel permettere al bambino di acquisire maggiore conoscenza di sé, maggiore sicurezza su ciò che sa fare e maggiore padronanza del mondo esterno e delle relazioni con gli altri.

Nei bambini tra i 3 e i 6 anni compaiono spesso descrizioni di se stessi positive a volte anche esagerate ma quasi mai negative. Queste caratteristica della rappresentazione di sé permangono sostanzialmente invariate durante tutta la prima fanciullezza ed aiuta i bambini ad affrontare gli ostacoli e a non arrendersi di fronte a degli insuccessi a cui vanno inevitabilmente incontro come ad esempio colorare dentro i bordi di un disegno. Durante la crescita e sopratutto con l’ingresso nelle Scuole dell’Infanzia, i bambini cominciano a confrontare se stessi con i pari. Ciò evidenzia i limiti delle loro prestazioni attraverso il confronto con quelle degli altri. Risulta più semplice, immediato ed efficace per i bambini confrontarsi con gli altri che farlo con se stessi rievocando una prestazione passata. 

Sebbene vari processi interni aiutino i bambini in età prescolare a sviluppare e mantenere una visione positiva di sé, essa richiede anche il sostegno delle persone più vicine, più significative che diano il loro contributo nel dare valore a ciò che il bambino fa e dunque a ciò che il bambino è, fortificando la sua autostima. 

Ciò determina una crescente consapevolezza di sé come persona distinta, in grado di intraprendere delle azioni, che consente poi ai bambini una migliore regolazione delle proprie emozioni.

Il confronto sociale con i compagni offre ai bambini una convalida delle proprie capacità, ma a volte mette in dubbio e suscita sentimenti di inferiorità.

Nel momento in cui il bambino acquisisce abbastanza padronanza del proprio corpo e raggiunge anche padronanza degli oggetti, porta aventi il gioco individuale, ma al contempo comincia a sperimentare il gioco relazionale. I giochi che mettono in campo la comparazione dei partecipanti e la competizione, assumono la massima importanza sia come esperienza emozionante da vivere sia per lo sviluppo della personalità. Infatti è proprio attraverso questa tipologia di giochi che il bambino ha la possibilità di dimostrare agli altri ciò che è in grado di fare, ma nel far ciò lo dimostra anche a se stesso. Attraverso la vittoria ottiene la gratificazione da parte degli altri che permette di accrescere la sua autostima e la sicurezza in se stesso.

Nei giochi in cui la competizione è intrinseca, siamo spinti a pensare che la cosa importante sia dimostrare che si è stati più capaci di un altro, ma in realtà l’elemento più importante in questi  giochi è la competizione che avviene dentro di noi tra due o più aspetti diversi della nostra personalità. Mettendosi alla prova in questo modo, i bambini testano le loro possibilità, la voglia di superarsi e di migliorare sempre più. Attraverso tali giochi, i bambini esercitano un autocontrollo e verificano la capacità della propria mente e della propria volontà di dominare coscientemente le reazioni spontanee del corpo ad esempio come nel gioco che tutti quanti noi abbiamo fatto di guardarsi fisso negli occhi ed il primo che ride perde.

La competizione con gli altri in realtà nasconde quello che è il vero scopo del gioco e dell’avversario all’interno di esso, ovvero quello di aumentare la propria autostima e l’avversario dunque diventerà colui con il quale possiamo misurarci. Per questa ragione la sensazione che deriva dalla vittoria è molto più importante dell’aver sconfitto l’avversario, ed è proprio questa sensazione che spinge i bambini a giocare di nuovo.

Tutti i bambini hanno sperimentato l’impossibilità di permettersi di perdere, e dunque imparano a barare affinché la vittoria sia assicurata. Barare, agli occhi degli adulti, è un comportamento inaccettabile a livello sociale, ma se cambiassimo prospettiva e cercassimo di comprendere questo comportamento attraverso gli occhi dei bambini potremmo scoprire qualcosa di diverso. La motivazione che spinge il bambino ad imbrogliare per poter vincere è la grande importanza che ha per loro la posta in gioco, ovvero un forte senso di insicurezza, scoraggiamento e delusione nei propri confronti che deriva dalla loro fragilità. Per questo motivo è molto importante che l’adulto permetta di infrangere le regole, in modo da permettere al bambino in questione, di poter prendere maggiore sicurezza, di poter sperimentare la vittoria e continuare a giocare. Se non accettassimo questo il bambino potrebbe smettere di giocare ed arrendersi, invece in questo modo tornerà a giocare e man mano proverà da solo a non imbrogliare e assaporando le “vere” vittorie, ben presto smetterà di barare. 

Proprio per questo motivo è molto importante che i genitori giochino con i figli, infatti è con loro che possono provare e fare tanti tentativi, barare, vincere e vincere ancora senza imbrogliare. In effetti chi altri potrebbe essere così ben disposto a giocare con tali modalità se non i genitori?

Le vittorie che il bambino sperimenta renderanno il bambino stesso sempre più sicuro di sé, gli altri lo elogeranno e la sua autostima potrà crescere. In tal modo il bambino si sentirà anche più propenso a mettersi in gioco con i suoi pari ed anche se non vincerà sempre, avrà dalla sua parte una maggiore sicurezza che gli permetterà di non sentire come devastanti quelle sconfitte che subirà. Dunque genitori, giocate, giocate tanto con i vostri figli, e osservateli nel gioco. Questo vi permetterà di capire meglio l’entità della loro paura di perdere e la profondità della loro angoscia e dunque di garantirgli la possibilità di sperimentarsi dapprima nelle accoglienti e sicure mura domestiche per poi affrontare il mondo sociale.

Dott.ssa Emanuela Sonsini

Riceve su appuntamento a Chieti

(+39) 370 3389579

emanuela.sonsini@gmail.com

Per approfondire:

Bettelheim B. (1998), Un genitore quasi perfetto, Ed Feltrinelli, Milano.

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