Quando il vaso si rompe
Lo sviluppo del Sé in contesti familiari altamente conflittuali

Ogni individuo sin dalla nascita è immerso in un ambiente che contribuisce in maniera sostanziale allo sviluppo del proprio Sé, inteso come il centro dell’esperienza psichica dell’individuo.

Protagonisti principali dell’ambiente primario del bambino sono i caregiver (le figure di riferimento primarie), che approcciano allo stesso svolgendo una funzione di holding, ossia di sostegno sia in senso fisico che psichico.

Questa attività ha il compito di proteggere il bambino in una dimensione in cui sia consapevole che il caregiver c’è nel momento del bisogno, ma dove, al tempo stesso, abbia lo spazio di riconoscersi sempre più come agente nelle sue esperienze di vita.

Per far sì che questo avvenga è necessario che il genitore riservi uno spazio mentale al proprio figlio, capace di fornirgli un’esperienza di rispecchiamento, adeguata all’interno della relazione genitore- bambino, dove quest’ultimo possa sviluppare flessibilmente delle rappresentazioni di Sé e dell’Altro.

In questo senso si potrebbe considerare metaforicamente l’ambiente familiare come un vaso, capace di contenere e sostenere il bambino, ma al contempo dotato di un’ apertura verso l’esterno che gli consenta quello spazio d’azione in cui sperimentarsi come protagonista delle proprie esperienze.

Ma cosa succede se l’ambiente primario dell’individuo è fortemente intriso di conflittualità? Se lo spazio mentale del caregiver è inquinato da emozioni e pensieri relativi alla conflittualità, quali conseguenze ci saranno sullo sviluppo del bambino? In sostanza, cosa succede al bambino quando il vaso si rompe?

Prima di tutto è necessario considerare che, quando la conflittualità in casi di separazione coniugali raggiunge dei livelli di grave compromissione del sistema parentale, l’alleanza cogenitoriale è pregiudicata e ci si può imbattere in esiti psicopatologici importanti. L’alta conflittualità genitoriale è considerata come agente traumatizzante nello sviluppo del bambino, tanto da essere stata attenzionata anche dal CISMAI – Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia.

Il bambino coinvolto in questi quadri familiari vede minata la coesione del proprio Sé, perché profondamente costretto ad un conflitto di lealtà continuo, in cui gli viene richiesto di schierarsi dalla parte di uno dei due genitori o di assumersi la responsabilità del conflitto, oppure di mediare tra di loro.

Il conflitto genitoriale spesso ingombra totalmente lo spazio psichico dei genitori e di riflesso anche quello del figlio; questi, infatti, può trovarsi a vivere sentimenti depressivi, di colpa o di paura, che ostacolano l’esplorazione del mondo circostante, fondamentale per uno sviluppo armonico. In queste circostanze il bambino, per necessità, cercherà di adattarsi alla sua situazione familiare, mettendo in atto meccanismi di difesa che potranno incidere in modo sostanziale anche sulla sua regolazione emotiva e sul suo comportamento.

Qualunque sia la posizione assunta dal bambino e le strategie utilizzate per contrastare il vissuto doloroso sperimentato, questi potrebbe ritrovarsi a rinunciare ad aspetti del proprio Sé in virtù di aspetti compiacenti, utilizzati per riconoscersi come amabile dai genitori o per abbassare i livelli del conflitto, sviluppando quello che Winnicott ha definito Falso Sé. Ciò che avviene è un sacrificio di alcune parti di Sé autentiche per la salvaguardia del proprio rapporto con le figure genitoriali. In sostanza l’esperienza del vaso rotto, precedentemente descritta come rottura di quell’ambiente primario protettivo e caratterizzato da affetti positivi, viene assimilata dal bambino e diviene parte del proprio Sé. Si potrebbe quindi ipotizzare che questa immagine rappresenti una frattura del Sé, tra gli aspetti autentici e quelli immolati in favore dei genitori e finalizzati al mantenimento del legame affettivo genitore-bambino.

In questo senso è importante rivolgere uno sguardo a questo fenomeno tanto diffuso quanto trascurato, affinché ci sia una maggiore consapevolezza e si forniscano ai bambini, implicati in queste dinamiche familiari, degli strumenti adatti per rinsaldare le crepe causate da tali vissuti dolorosi.

Per approfondire:

Fonagy, P., Gergely, G., Jurist, E., & Target, M. (2002). Regolazione affettiva,mentalizzazione e sviluppo del Sè. Milano: Raffaello Cortina.

McHale, J. P. (2007). la sfida della cogenitorialità. Trad.it F. Ortu, Milano: Raffaello Cortina.

Winnicott, D.W (1960) la distorsione dell’Io in rapporto al vero e falso Sé. Trad.it in Sviluppo affettivo e ambiente. Roma, 1970: Armando

Dott.ssa Valentina Merola

Psicologa a Roma

vale.merola@hotmail.it

psicologia, relazione

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