Autore: Roberto Zucchini

Intelligenza e cultura. Quale rapporto?

“Ma come non conosci A Silvia di Leopardi? E il 5 Maggio di Manzoni?”

“Ma come non riesci a risolvere un equazione di primo grado? E una proporzione?”

Credo sia superfluo chiedervi quale delle due domande vi è capitato più volte di fare o di sentirvi rivolgere. Sarà che viviamo nel Paese natale di tanti celebri poeti, scrittori, artisti e uomini di cultura. Sarà forse per questo che spesso non essere a conoscenza di un argomento letterario viene considerato indice di ignoranza e motivo di critica, mentre al contrario non sapere come risolvere un quesito di algebra, matematica o geometria viene ritenuto un fatto normale, ascrivibile all’area delle attitudini e dei limiti personali. La letteratura fa parte della cultura, la matematica forse no, secondo il pensiero comune.

Ma cosa significa essere una persona di cultura e qual è la differenza tra una persona di cultura e una persona intelligente?

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L’abuso sessuale nel mondo dei minori. L’abisso dell’abuso

Ma la notizia si fa forse ancora più perturbante quando questi eventi riguardano ragazze e ragazzi, minori che possono rivestire sia il ruolo di vittima che di carnefice. E il vero problema è quando si verifica quest’ultima eventualità. L’abuso perpetrato dall’adulto a danno di un minore ci fa inorridire e sappiamo bene quale nome dargli: pedofilia. Nel caso invece che l’abuso di un minore sia messo in atto da un altro minore la situazione diventa più complicata. Le sensazioni di disgusto e rabbia rimangono, ma non sempre riusciamo, come nel caso del carnefice adulto, a dare un nome agli eventi, a capire bene di cosa si tratta. C’è il ragazzo quindicenne che ad una festa in discoteca dopo aver bevuto troppo abusa sessualmente di un ragazza non consenziente. C’è anche quello che poi chiama gli amici, anche loro ubriachi, e gli chiede di partecipare.

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La schizofrenia e i disturbi psicotici. Il posto degli psicologi

Francis Bacon -Autoritratto

Si sente spesso parlare di Schizofrenia e di Psicosi e spesso si sente dire che si tratta di patologie che possono essere affrontate solo dagli psichiatri. Sarà vero? Uno psicologo potrebbe rispondere di no, ma solamente per allargare il campo del proprio interesse, della propria azione, delle proprie possibilità lavorative. Oppure potrebbe rispondere in base alla propria esperienza, in maniera sincera ed onesta, evidenziando cosa può offrire col proprio l’intervento, ma senza tacerne limiti e criticità.

Tra le psicosi rientrano senza dubbio i disturbi mentali più gravi che compromettono maggiormente la vita dell’individuo. Basti osservare i sintomi riportati dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali per avere un’idea. Quelli caratteristici della Schizofrenia sono:

– deliri;

– allucinazioni;

– eloquio disorganizzato;

– comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico;

– sintomi negativi (ovvero appiattimento affettivo, alogia, abulia).

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La Psicopatia. Se il disturbo non si vede

Leonardo di Caprio interpreta Jordan Belfort in The wolf of wall street

Ci sono persone che, incontrandole anche poche volte, riusciamo a capire come sono fatte. Si potrebbe dire che sono autentiche, che si presentano per quello che sono , senza filtri. Ci permettono quindi di farci subito un’idea abbastanza precisa su come si comporteranno con noi e cosa dobbiamo aspettarci. Questo ci permette di metterci al sicuro di fronte a soggetti pericolosi. Immaginate di trovarvi in coda alle poste quando vedete entrare un uomo col passamontagna e armato. Capite immediatamente che si tratta di una rapina e quindi di una situazione pericolosa. Per questo cercate di nascondervi o scappare o, se ciò non fosse possibile, di evitare di essere feriti o uccisi. Tutto ciò è possibile grazie alla vostra capacità di fare previsioni in base a ciò che avete percepito nell’ambiente circostante.

Ma se non vi fossero segnali che vi permettano di fare adeguate previsioni?

Immaginate una situazione diversa.

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Ospedali psichiatrici giudiziari. Ospiti poco graditi

Siamo a marzo 2015 e sulla stampa nazionale si legge che a fine mese è prevista la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Si tratta in realtà di una notizia che si legge ormai da fin troppo tempo e caratterizzata da continui e apparentemente infiniti rinvii. All’incirca nell’anno 2010 l’attuale sindaco di Roma Ignazio Marino, allora in veste di presidente della commissione d’inchiesta sull’efficacia e efficienza del Sistema Sanitario Nazionale, visitò gli Opg ancora in funzione in Italia, potendo osservare con i propri occhi in quali pessime condizioni vivevano le persone ricoverate. Le ispezioni a sorpresa permisero alla commissione di documentare una situazione decisamente distante rispetto a quelle che vengono considerate caratteristiche fondamentali di un luogo di cura. Nella relazione redatta per il Senato della Repubblica di fatti venne riportato che quasi tutti gli Opg presentavano gravi carenze strutturali ed igienico sanitarie. Gli standard erano molto più vicini a quelli di carceri ed istituzioni manicomiali, piuttosto che a quelli dei servizi psichiatrici presenti sul territorio Italiano. La parola Ospedale non si addiceva molto a questi luoghi. Veniva inoltre documentata la povertà di personale sanitario di tipo medico, infermieristico, riabilitativo, educativo, ausiliario e sociale. 

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Vado al massimo. Il narcisismo dei nostri tempi

Metamorfosi di Narciso

Concorsi di bellezza, talent show, gare di ballo o di canto, vallette e valletti, ragazzi e ragazze che cercano in tutti i modi di realizzare la propria vita dimostrando a più persone possibili le proprie reali o presunte capacità. Ma il problema probabilmente non sta in questo. Ognuno di noi cerca di realizzare le proprie aspirazioni, i propri desideri e ognuno di noi si rallegra del fatto di essere apprezzato. Ma cosa succede se il sogno non si realizza? Se non si raggiunge l’obiettivo? Schiere di motivatori sarebbero pronte ad applicare schemi, scalette e piramidi per non mollare e raggiungere il successo. L’importante è non “buttarsi giù”, non perdere mai di vista l’obiettivo, puntare sempre al successo, non rivolgere neanche un minimo pensiero all’idea di non essere riusciti nel proprio intento. La parola insuccesso è bandita perché sinonimo della tanto temuta parola fallimento. 

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Lascia o raddoppia. Come affrontare un problema?

Gediminas Pranckevi – Autum

“Ho la febbre…mi bombardo di tachipirina…domani non posso assolutamente saltare quell’appuntamento”. Quante volte vi è capitato di pronunciare questa frase? Quante volte avete guardato con terrore il termometro e pensato immediatamente agli impegni che proprio non avreste potuto rimandare? Senza dubbio ognuno ha i suoi ottimi motivi per sperare di non dover rimandare determinati impegni. Per sperare di non dover passare due giorni a casa sotto le coperte piuttosto che in ufficio a sbrigare quella pratica importantissima e più che urgente, la cui scadenza risuona ormai come l’ultimo rintocco della mezzanotte fatale per Cenerentola. Speriamo di non essere costretti a perdere tempo, per non dover poi correre più veloci degli orologi che minacciosi segnano il passare delle ore.

Per questo chiediamo l’aiuto di infallibili compagni di mille lotte. Farmaci, pasticche e pasticchette ci rimettono in sesto…forse…non sempre. “Si abbassa la febbre e vado in ufficio”. Passa il sintomo e, anche se non nel pieno delle nostre forze, possiamo andare avanti. Senza fermarci.

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Funzione riflessiva e Sviluppo del Sé

Heavenly Fruits
Hand with Reflecting Sphere – Escher

Percorrendo l’abituale tragitto di un’abituale mattina di diversi anni fa, mi imbattei in un’esperienza di per sé banale, ma che rese quel tragitto e quella mattina degni di essere ancora ricordati, di conservare un posto nella memoria. L’evento di per sé non ebbe nulla di particolare, ma mi permise di comprendere meglio qualcosa che avevo letto in qualche libro in uno dei tanti pomeriggi di studio. Attraverso un’esperienza inaspettata e casuale riuscii probabilmente a realizzare un’immagine interna di un concetto appreso e per questo a comprenderne non solo il significato, ma un senso più intimo e complesso. Precisamente mentre camminavo un po’ sovrappensiero e probabilmente con le cuffie nelle orecchie, mi passò davanti un autobus. Ero sul ciglio del marciapiede, aspettando il mio turno da pedone nella bolgia del traffico mattutino. L’autobus mi passò davanti esponendomi la sua lunga facciata laterale. Permettendomi quindi di vedere la mia immagine riflessa nei suoi ampi vetri. Questo provocò in me una reazione di sorpresa, non tanto per il normale evento di un’immagine riflessa in uno specchio, ma per l’alternanza tra due situazioni: autobus e immagine riflessa, niente autobus e niente immagine riflessa. 

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