Pensare i suoi pensieri. Funzione alfa: la mente prestata al paziente
Trovai Paolo già lì davanti ad aspettarmi. Le cuffie nelle orecchie, ad isolarsi dal resto del mondo e lo sguardo un po’ perso e sognante rivolto all’esterno. Ricordo che quel giorno, durante l’ascolto del paziente, non riuscii a star ferma coi pensieri neppure per un attimo. Ebbi l’impressione che lui dovesse a tutti i costi riempire quello spazio col maggior numero possibile di sensazioni, fatti e parole lanciati a rotazione, senza sosta. Tutto sembrava avere un ritmo estremamente veloce e Paolo parlava in modo alquanto concitato; in mezzo a tutti quei suoi discorsi, il silenzio non era contemplato ed io senza “capirci” più niente avevo fatto un’indigestione di tutta quella roba. Ero piena. Una volta da sola, mi riservai un secondo momento per tornare indietro alla seduta e pensare nuova-mente, a tutti quei movimenti.