Autore: Gabriella Papadia

PAS – Sindrome di Alienazione Parentale. Quando tra mamma e papà uno dei due è di troppo

Padre, occhi gialli e stanchi,
cerca ancora coi tuoi proverbi a illuminarmi…
Madre, butta i panni,
e prova ancora, se ne hai voglia a coccolarmi,
perché mi manchi,
e se son stato così lontano è stato solo per salvarmi!

(Padre Madre – C. Cremonini)

Le parole di questa canzone “Padre-Madre”, sono state scritte quando l’autore aveva poco più di vent’anni. Il messaggio che traspare è doppio, ambivalente: da un lato chiede di continuare a poter vivere la sua esperienza di figlio, guidato dai genitori, dal loro sentimento, dall’ idea amorevole che ha di loro; dall’altro quasi chiede perdono per aver voluto camminare accompagnato dalle sue esperienze, da un vivere più autonomo. Una certezza: entrambi i genitori sono presenti sullo sfondo si potrebbe pensare quindi, che il susseguirsi delle tappe evolutive di chi scrive sia stato accompagnato da entrambi a garanzia del triangolo edipico, la loro presenza è reale e sia lui che lei appaiono indispensabili, come se nominarne solo uno non avesse senso, perché è da entrambi che si impara a vivere.

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Genitori a scuola. Senza di me ma solo per un po’

Ci vuole molto coraggio, per reggere il giorno e sopportare la notte.

Ci vuole molto coraggio, per fermarsi un attimo nuotare nel profondo.

Ci vuole molto coraggio per tornare indietro quando è necessario.

Ci vuole molto coraggio per guardarsi allo specchio con un bel sorriso.

Ci vuole molto coraggio, ad avere coraggio. 

(Ci vuole molto coraggio, Ex-otago) 

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Genitorialità Pride. Basta che….Mi vuoi bene!

Chi tace spaventa

(Alda Merini)

“Diversi follow-up su questo campione hanno mostrato che l’adattamento psicologico, le relazioni tra pari, le relazioni familiari e i progressi scolastici di questi bambini erano del tutto paragonabili a quelli dei bambini cresciuti in famiglie eterosessuali, sottolineando come l’adattamento nell’infanzia sia determinato in gran parte dal funzionamento familiare (accordo tra i genitori, condivisione delle responsabilità, stabilità economica ecc.), indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori” (Castagnoli, 2009).

Provate a mettervi nei panni di … Di chi desidera un figlio e non può “naturalmente” averlo, chi deve ricorrere a percorsi di procreazione medicalmente assistita per riuscirci, chi a un utero surrogato, chi all’adozione. Quale di questi percorsi è meno privo di dolore, sofferenza, sacrificio? Percorsi che comunque portano alla vita.

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Psicologia in Musica. Le radici ca tieni dei Sud Sound System

“Vengo dalla terra dove c’è sempre il sole

E per quelli che arrivano c’è sempre il mare”

Mettere radice (o radici o le radici), detto di una pianta, sviluppare le radici nel terreno e in questo modo vivere; detto di un’idea, di un sentimento, di un’usanza, penetrare in profondità, affermarsi saldamente; detto di persona, sistemarsi in modo stabile in un luogo 

(http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/)

Non piace così tanto soltanto per il contenuto ma anche per come le parole si dispiegano lentamente e poi prepotentemente su quella base Reggae che assomiglia al ritmo del battito cardiaco quando la prima nota manda l’impulso al cervello. Questa, canzone tipicamente estiva da ballare a piedi nudi sulla sabbia, coi piedi per terra … Questa terra, la terra che abbiamo calpestato da bambini, quella circondata dal mare. Anche l’acqua del mare è sempre la stessa, quella che ci è entrata nel naso e nella gola mentre imparavamo a nuotare.

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Genitori e lavoro
Perchè non ci sei mai, dammi tempo

“Lieben und arbeiten”, “amare e lavorare”, questa è la mia ricetta contro i mali oscuri del mondo”

(S. Freud)

“Mamma non ci sei mai, lavori sempre! Papà devo fare i compiti di matematica, quando torni?”

Diventare genitori,  sappiamo già, richiede l’impiego di innumerevoli energie fisiche e un impegno emotivo e mentale a 360°. Trovare il tempo per i figli, diventa una vera e propria impresa a volte. A volte, davvero, non c’è il tempo di conciliare tutto: lavoro e vita affettiva. Chi ne paga le conseguenze? Il bambino? I genitori stessi? Probabilmente tutti. Gli spazi e i tempi di condivisione familiare si dimezzano se entrambi i genitori lavorano tutto il giorno. Oggi  ma anche in passato, avere la possibilità di lavorare è ciò che ci si augura maggiormente: trovare lavoro, poter assicurare serenità economica a sé stessi e alla prole. Un buono status sociale dei genitori rappresenta indubbiamente un fattore di protezione per il bambino. In tal senso al bambino verrebbero garantiti i mezzi necessari a crescere bene: andare a scuola, fare sport, avere i giocattoli  per giocare. Il lavoro come fonte di vita. Si ma non basta. I genitori che sono molto impegnati e presi dai loro impegni lavorativi, spesso sono costretti a delegare ad altri le cure del bambino: portarlo a scuola, farlo pranzare o cenare, sostenerlo e supportarlo nei compiti qualora fosse necessario.

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Forme alternative di genitorialità
Una mamma per amica: Mai, forse, dipende…

La caratteristica più importante dell’essere genitori è fornire una base sicura da cui un bambino o un adolescente possa partire per affacciarsi al mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo per certo che se sarà il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste,rassicurato o spaventato

(Bowlby, 1988)

“Mia mamma non è una mamma come tutte le altre, lei è la mia migliore amica!”. Un’affermazione del genere non può che suscitare interesse, dà subito l’idea di una rapporto profondamente intimo e felice tra genitore e figlio, se poi a dirlo è un adulto, beh che dire … Ci sarebbe proprio da andarne fieri. Vorrebbe dire che la diade madre-bambino è rimasta profondamente radicata all’interno di dinamiche intime, funzionali al mantenimento del legame di attaccamento: “Tu sei qui per me, io sono qui per te, ancora”.  

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Genitori e disturbi specifici dell’apprendimento. Tu non capisci niente!

Adesso non trovo la parola giusta. Ma trovare le parole giuste è magnifico. Trovare la parola giusta è così importante. Le parole sono come cuscini: quando sono disposte nel modo giusto alleviano il dolore

(James Hillman)

L’inserimento a scuola per i bambini e le loro famiglie non è affatto un momento facile, anzi rappresenta per il nucleo familiare un cambiamento non indifferente: i genitori realizzano che il loro bambino non è più piccolo (che abbia frequentato l’asilo o meno), la scuola dell’infanzia, in effetti, inizia tra le mura domestiche e si apre così: domani vai a scuola, sei diventato grande! Il bambino non ancora del tutto autonomo dovrà imparare a seguire le lezioni, leggere, scrivere, fare i calcoli, interagire con adulti sconosciuti (insegnanti) e altri piccoli mai visti (compagni di classe). È l’inizio di nuova storia, la sua storia, la storia della famiglia che si costruisce nel tempo, una storia dalla quale dipende la vita di tutti: bambino, mamma, papà.

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Proiezioni narcisistiche dei genitori sui figli
Dillo con parole mie

L’unica buona educazione è quella che permette alle emozioni di essere libere

(Alexander Neill)

Cari genitori, vi avranno già avvisato del dramma che vivrete non appena vostro figlio inizierà vagamente a sovrastarvi, ad opporsi alle decisioni che prendete per lui/lei o a causa dei pensieri che fate al posto suo, perché vi mostra di non essere a “vostra immagine e somiglianza”; questo dramma si presenta, ed è assolutamente tipico! Ci dovete passare. Accettare che lui/lei abbia una personalità diversa dalla vostra dovrebbe essere una buona notizia e non l’inizio di un vissuto angosciante. Sin da piccoli i bambini mostrano di avere un temperamento definito che influenzerà ogni azione e comportamento e non è detto che sia come quello dei genitori, anzi, è molto probabile che si differenzi da questi, perché cresce in un posto diverso, in un’epoca diversa, circondato da persone diverse (tralasciando i familiari stretti).

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La morte prematura di un coniuge. Se te ne vai troppo presto

La storia di Marta. Lutto e monogenitorialità

“Pregherò queste mura, che sia vera la realtà. Dove andiamo? Cosa importeràTutti i giorni una festa giù nel cuore. Sei felice amore?”

 (Finchè morte non ci separi – Levante – Abbi Cura di te, 2015)

I nomi utilizzati all’interno dell’articolo sono di mia invenzione, a favore della tutela e della privacy di chi ha contribuito alla realizzazione dell’articolo stesso. I fatti descritti all’interno dell’intervista breve sono realmente accaduti e fanno riferimento a personaggi realmente esistiti. (G.P.)

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