I Sette Vizi Capitali
La Lussuria

Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona….Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fiate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante.

Dante Alighieri, Divina Commedia, Canto V.

Ogni volta che leggo queste parole provo stupore e sorpresa, di come Dante sia riuscito a tradurre il più sexy dei peccati in accostamenti maestosi di parole, che solo a leggerli tolgono il fiato.  Infatti non si intravede mai la carnalità, che è il concetto base di questo aspetto peccaminoso; vediamo solo la parola riso.

La portata di questa scelta è a mio avviso straordinaria; straordinaria perché lascia tutto all’immaginazione del lettore che deve fare uno sforzo per spostarsi concettualmente e visivamente dal riso alla bocca, straordinaria perché la parola riso stride in maniera voluminosa con la carnalità del peccato. In altri termini, riso non è molto accattivante né tantomeno voluttuoso.

Siamo nel canto V dell’Inferno, nel II girone dove il Sommo Poeta colloca i lussuriosi. Nello specifico, egli intreccia questo potentissimo scambio con i due più celebri amanti della storia; Paolo e Francesca di Gradara (Paolo Malatesta e Francesca da Rimini), morti per mano di Gianciotto, fratello di Paolo e marito di Francesca. Costui, secondo il celebre racconto dantesco, pare li abbia sorpresi amoreggiare immersi in una lettura dell’amore di Lancillotto e Ginevra (il famoso “galeotto fu il libro e chi lo scrisse”).

La lettura è così avvolgente e appassionata che pare impossibile credere che il poeta fiorentino abbia assunto un atteggiamento di condanna nei confronti dei due giovani di Gradara; infatti implicitamente emerge tutto l’affetto che prova nei loro confronti che normalmente coinvolge anche il lettore.

La Lussuria fa riferimento ad ogni condotta dedita esclusivamente al raggiungimento del piacere sessuale, l’abbandono alle nostre passioni; qui capiamo perché la condanna di Dante nonostante la sua nota avversione alla componente prettamente ecclesiastica.

Infatti, la giovane coppia, anche se questo non è chiaramente esplicitato dal Poeta, cede al piacere carnale al di fuori di una relazione extra-coniugale destinata meramente alla procreazione della specie; dunque, l’attività sessuale, in quanto finalizzata da un punto di vista evoluzionistico, alla procreazione della specie è considerata uno dei bisogni fondamentali (stando alla celebre piramide di Maslow) e relegata a una delle aree più ataviche del nostro cervello (sistema limbico). Qui, dunque, non può essere considerata una deriva psicopatologica, ma vi è solamente un giudizio di tipo MORALE (evidentemente Dante non aveva ancora valutato le possibilità di relazioni poliamorose e di coppia aperte).

La ricerca del piacere legato alla sessualità, invece, assume una connotazione psicopatologica  in varie modalità.

Ad esempio (come  avviene nella maggior parte delle malattie mentali) diviene pervasiva, ovvero occupa gran parte del tempo del individuo che quindi è costretto a trascurare gli aspetti principali della sua vita come ad esempio il lavoro e la vita sociale. In questo caso, ci si può riferire al termine Ninfomania (se parliamo di sesso femminile) e a Satiriasi, che è il corrispettivo maschile. Entrambi i termini, fanno riferimento alla ricerca, quasi insaziabile, di nuove avventure sessuali; se queste non sono soddisfatte da un partner fisico, si passa a pratiche di autoerotismo.

Nel 1992 l’Organizzazione Mondiale della Sanità non riconobbe più nella ninfomania una patologia e nel 1995 la American Psychiatric Association cancellò tale voce dalla IV edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV), riconducendo tuttavia il concetto, insieme all’equivalente maschile noto come satiriasi, entro la più vasta categoria dell’ipersessualità. Quest’ultima, di per sè, non è considerata una categoria diagnostica ma, invece, è vista come un sintomo di un quadro diagnostico già strutturato (come verrà ripreso in seguito, si pensi all’ipersessualità nella fase maniacale del disturbo bipolare).

Quando l’oggetto del piacere è considerato altamente deviante dalla norma, cadiamo nell’ ambito delle parafilie (per approfondire puoi leggere https://ilsigarodifreud.com/2023/06/parafilie-e-disturbi-parafilici-una-linea-sottile-tra-perversione-e-malattia-mentale/); tra queste, la più celebre è considerata forse la PEDOFILIA. Questa tipologia di malattia mentale merita un’attenzione particolare; il confine, infatti tra una normalizzazione di queste pratiche, sia da un punto di vista umano che legale, è attualmente molto labile (eccezion fatta per comportamenti altamente devianti con danni e ripercussioni molto severi come la PEDOFILIA).

Le Pedofilie sono definite come fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente che, in generale, riguardano oggetti inanimati, la sofferenza o l’umiliazione di
se stessi o del partner, bambini o altre persone non consenzienti, che si manifestano per un periodo di
almeno 6 mesi (Criterio A).

Infatti, uno dei punti critici rispetto al tema dell’ ipersessualità, nella ricerca del piacere e quindi nelle pratiche sessuali che ne conseguono è la presenza o meno del CONSENSO del presunto/a partner o della persona coinvolta nella pratica. Pensiamo ad esempio al Sadismo, al Voyerismo, al frotteurismo (queste sono considerate tutte parafilie) ma anche banalmente ai vari partner che filmano l’attività sessuale senza previa autorizzazione.

Infine, pensiamo a quando la ricerca del piacere mette a rischio la stessa salute del individuo e dei potenziali partner; qui mi riferisco maggiormente alla ricerca di piacere smodata inserita in alcuni quadri clinici, come ad esempio avviene nella fase maniacale del disturbo bipolare. In molti casi, l’attenzione alle sicurezza e alle corrette pratiche preventive, può essere trascurata o tralasciata del tutto.

La ricerca del piacere sessuale è dunque uno dei bisogni umani fondamentali e non è possibile negarlo o metterlo da parte; quindi è importante trovare il nostro “libro galeotto” che ci spinga in maniera sana e consapevole alla scoperta degli infiniti universi del piacere sessuale .

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