I Sette Vizi Capitali
Qual è il tuo peccato?
“Non c’è niente di più originale del peccato.”
Lessi poco più che bambina sul diario di una mia compagna di scuola.
Non ricordo la fonte della citazione, non so neanche dire se fosse una personalità illustre, ma so che non la dimenticai più. Mi colpì subito – e mi colpisce ancora- la possibilità di associare al peccato la parola “originale” nell’accezione dei suoi due significati possibili:
- “che risale alle origini”, ovvero il peccato che la dottrina cattolica identifica come la fine del paradiso terrestre e l’emblema della fallibilità e della colpa umana;
- “che è personale, particolare, diverso da altri, innovativo…” ovvero il peccato letto con una lente a-religiosa, decisamente umana, che fa apprezzare la nostra fallibilità e ci assolve (seppur in parte) dalla colpa delle origini.
“Non c’è niente di più originale del peccato.”, dunque.
Secondo una delle sue numerose interpretazioni di matrice teo-antro-filo-psicologica, proprio nel peccato originale si assiste all’azione contemporanea di più peccati a noi conosciuti come i 7 vizi capitali.
Questa trattazione non ha la presunzione di essere esaustiva sull’argomento, ma desidera aprire una porticina sul tema dei vizi e del peccato con l’intento – in questo senso, forse presuntuoso – di generare pensieri nuovi, riflessioni e aprire dibattiti interiori e con l’altr*.
Piccolo spoiler! A questo articolo volutamente generico, seguiranno 7 articoli specifici, uno per ogni vizio capitale, in cui autori e autrici della rivista si dedicheranno e si divertiranno a raccontare e a sviscerare i lati oscuri degli animi umani, quelli che ci rendono tali e che hanno il potere di ridurre distanze sociali e culturali tra di noi.
Partiamo dall’origine (non ci libereremo facilmente di questa parola!).
Cosa si intende per “vizi capitali”?
- “vizio”: dal latino vĭtĭum, ovvero mancanza, difetto, abitudine deviata…,
- “capitale” perché attinente alla profondità della natura umana.
I vizi capitali rappresentano le principali, le più significative inclinazioni negative (negative perché, secondo la dottrina filosofica e religiosa, protese alla distruzione e non alla crescita) dell’animo umano, che si contrappongono alle virtù.
Sono sette, nonostante i comportamenti potenzialmente negativi siano di gran lunga superiori e, negli anni, vennero proposti dalla Chiesa anche altri vizi da classificare (come la “malinconia” nel medioevo), perchè sette è un numero simbolico, un numero sacro alla religione ebraica comparso nelle scritture dalle origini – dai sette giorni della creazione in avanti – che viene associato a molti rituali di espiazione e di purificazione.
È importante specificare come vizio e peccato non siano sinonimi – nonostante erroneamente si parli anche di peccati capitali; il peccato rappresenta l’effetto del vizio, ovvero un’azione umana generata da un’inclinazione dell’animo umano.
Attribuiamo all’azione del peccato un’accezione negativa per la scala di valore che culturalmente e socialmente portiamo con noi, influenzat* dalla nostra matrice cristiano-cattolica. La dottrina religiosa ci offre delle letture su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, talvolta rigide e totalitarie, e questo ha un peso significativo rispetto allo strutturarsi del giudizio, dell’auto-giudizio e del senso di colpa – quel senso di colpa, dimensione psichica a noi cara, la cui origine è stata ricercata da Sigmund Freud nei rituali culturali e religiosi e brillantemente analizzata nei suoi scritti.
Nella morale cattolica, i vizi capitali, dai quali tutti i peccati traggono origine, sono le principali inclinazioni che non sono indirizzate al Bene Sommo, cioè a Dio.
Aristotele, invece, parla di vizi come “abiti del male” – abiti, ovvero abitudini che ci spingono lontano dal benessere. Con questa lettura filosofica, meno castrante di quella religiosa a nostro avviso, vogliamo descrivere i sette vizi capitali, includendo nella trattazione la facoltà che noi esseri umani abbiamo di scegliere di cambiare abitudini in virtù del nostro benessere.
Quali sono i sette vizi capitali?
- la superbia: radicata convinzione della propria superiorità, reale o presunta; si traduce in atteggiamento altezzoso, di distacco o anche di ostentato disprezzo verso l’esterno, fino al disprezzo di norme, leggi, rispetto altrui; il superbo (o la superba) è, etimologicamente “colui (o colei) che sta sopra”.
- l’avarizia: cupidigia, avidità, scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede; l’avaro (o l’avara) tiene per sé i beni più ambiti, le persone migliori, reclama a sé “il raccolto” e il primo morso “alla cacciagione” è il suo.
- la lussuria: incontrollata sessualità, irrefrenabile desiderio del piacere sessuale fine a sé stesso, concupiscenza, carnalità; il lussurioso (o la lussiorosa) da libero sfogo alla sua libido genitale e viene mosso dal desiderio di possesso.
- l’ira: desiderio di vendicare violentemente un torto subito; l’iracondo (o l’iraconda) agisce la rabbia sull’altr* in maniera distruttiva.
- la gola: meglio conosciuta come ingordigia, abbandono ed esagerazione nei piaceri della tavola e non solo; l’ingordo (o l’ingorda) ingloba, incorpora, possiede tenendo dentro di sé.
- l’invidia: tristezza/malessere per il bene altrui percepito come male proprio; l’invisioso (l’invidiosa) desidera il posto dell’altr* per il bisogno di comferma del proprio valore.
- l’accidia: pigrizia, torpore malinconico, inerzia nel vivere e nel compiere opere di bene, indolenza, infingardaggine, svogliatezza, abulia; l’accidioso (l’accidiosa) vive la stasi ed il crogiolarsi nei piaceri del tedio.
E’ interessante che i vizi abbiano tutti a che fare con il piacere.
E tu… Quale vizio ti riconosci? Qual è il tuo peccato?
Faccelo sapere nei commenti o scrivici sui social e… ricorda che a breve dedicheremo altre pagine al tema, analizzandoli, conoscendoli e riconoscendoli in noi e nell’altr*, andando più nel profondo dei sette vizi capitali.
Dott.ssa Emanuela Gamba
Psicologa Psicoterapeuta – Riceve a Roma (Prati)
mail. emanuela.gamba@libero.it – cel. (+39) 389 2404480
Per Approfondire
Freud S. (1912-13) “Totem e Tabù”
Freud S. (1921) “Psicologia delle masse ed analisi dell’Io”
Freud S. (1934-38) “L’uomo Mosè e la religione monoteistica: tre saggi”
“Seven” (1995) – Film di David Fincher
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