Dal merito all’umiliazione
Il nuovo terrificante orizzonte del “crescere”

Come ormai tutti sanno il nuovo Governo ha cambiato, come spesso fanno i nuovi Governi, alcune denominazioni di altrettanti Ministeri. Uno dei cambiamenti che più ha destato scalpore è stato quello del Ministero dell’Istruzione, che è diventato il Ministero dell’Istruzione e del merito.

Ora, Il dl 173/2022 non modifica i compiti del Ministero dell’istruzione, ma, come dichiarato dal ministro Valditara, specifica la funzione di promozione del merito; ovvero aiutare i meritevoli a raggiungere i più alti gradi dell’istruzione.

I meritevoli.

Chi fa meno assenze? Chi prende meno richiami? Chi ha il capello più pettinato? O banalmente chi prende il voto più alto?

Veramente i nostri bambini, bambine, ragazzi e ragazze, hanno bisogno di dover essere meritevoli, anche a scuola?

Già la giovane età li e le mette davanti a sfide che a volte sembrano insuperabili; già vivono in una società che costantemente li e le mette in discussione e forza alla competizione sotto ogni aspetto, ora anche l’ambiente che più di tutti dovrebbe aiutare a farl* crescere, vuole essere trasformato in un campo di sfida continua, dove il vicino o la vicina sono il nemico da superare per prevalere, per essere quell* “meritevoli”?

Il concetto di “merito” sottende inevitabilmente quello di “competizione”.

Come dice l’economista italiano Boitani, riprendendo anche il filosofo indiano Amartya Sen, “affermare che una persona sia più meritevole di un’altra implica ritenere che quella persona abbia fatto qualcosa di «meglio». E per stabilirlo è quindi necessario avere una qualche nozione di «società buona» o preferibile rispetto ad altre: in altre parole, serve un riferimento generale più o meno condiviso per valutare una certa azione come «migliore» rispetto ad un’altra. Ma quale che sia il criterio scelto per definire «buona» una società e «migliore» una certa azione anziché un’altra, premiare il merito – ammesso sia possibile farlo – porterebbe a una circolarità logica e ad un inevitabile rafforzamento delle condizioni di partenza.”

«l’idea di meritocrazia può avere molte virtù, ma la chiarezza non è tra queste».

Amartya Sen

Anche lo psicologo Michael Young, considerato l’inventore della parola meritocrazia, ha più volte sottolineato il rischio che le persone considerate portatrici di un particolare merito si consolidino in una nuova classe sociale senza lasciare in essa spazio per altre persone. E che questo determini, a lungo andare, storture e fenomeni di immobilismo sociale sostanzialmente equivalenti a quelli tipici di epoche in cui lo status era attribuito alla nascita.”

I giovani e le giovani non hanno così tempo e modo di sperimentarsi, di conoscersi e capire quello che nella vita potrebbe essere il loro talento o semplicemente di far germogliare una passione. La scuola, che dovrebbe essere il luogo dove si seminano e coltivano interessi, diventa ancor di più un luogo dove il tempo scorre veloce e bisogna iniziare a lavorare per produrre. E’ tempo di crescere!

Come se non bastasse, pochi giorni fa, il ministro dell’Istruzione e del merito (viene l’orticaria solo a scriverlo) ha dichiarato che “l’umiliazione è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità”. (dichiarazioni poi giustificate con un lapsus).

Certo, se volessimo sostenere i e le giovani nella crescita e nella costruzione di personalità insicure, fragili e facilmente assoggettabili, questo è il modello educativo da seguire!

“E’ essenziale nella repressione delle devianze e il controllo sociale, la stigmatizzazione pubblica”. Così è iniziata la dichiarazione del Ministro (però è stato un lapsus, voleva dire umiltà!). In una frase c’è la sconfitta di un sistema educativo, la sconfitta di ogni educatrice o educatore che tutti i giorni mettono in gioco loro stess* per dare una reale possibilità anche a quei e quelle giovani spesso definit* “difficili”.

Fortunatamente la realtà è un’altra e nulla ha a che vedere con l’umiliazione, così come confermato anche dagli studi recenti sulle neuroscienze.

Un apprendimento, se avviene in un contesto emotivo favorevole, ha più possibilità di essere interiorizzato e consolidato.

“Il primo “filtro” che attraversa l’informazione risiede nell’amigdala ed è una selezione di tipo “emotivo” possiamo dire: se l’informazione arriva da un contesto emotivo sfavorevole non attraversa il primo filtro perciò non arriva al cervello più evoluto. L’amigdala quindi funziona come una prima “stazione di scambio”, importantissima da attraversare per giungere ai processi di elaborazione superiori. Se caliamo questo primo importante elemento in una situazione di apprendimento, come potrebbe essere il contesto scolastico, se ne deduce che un fattore di paura e di ansia associato all’informazione blocca il percorso di quest’ultima che non arriverà quindi alla corteccia cerebrale sede dei processi cognitivi superiori. Successivamente l’ippocampo effettuerà un’ulteriore selezione, “lasciando passare” solo le informazioni che hanno un significato per il soggetto: tutto ciò che al contrario non è ritenuto significativo e importante viene dimenticato. Nell’ippocampo le informazioni devono inoltre trovare un appiglio per essere mantenute, ovvero un collegamento con quelle pregresse”.

Sostenere la crescita, educare, non ha nulla a che vedere con il merito e tanto meno con l’umiliazione. Purtroppo la società contemporanea ci propina e ci induce ad appartenere costantemente ad una data categoria (meritevoli – non meritevoli ), invece di valorizzare le capacità di ogni singol*. Ogni essere umano, ancor di più ogni giovane, ogni bambina o bambino è una particolare sfumatura del mondo. La scuola, ma anche le Università, come tutti gli ambienti dove si fa istruzione, dovrebbero essere i punti focali dove queste sfumature, queste unicità, vengano messe in risalto.

L’obiettivo del Ministero dell’Istruzione e del merito, a modesto parere di chi scrive, dovrebbe essere quello di creare luoghi dove ognun* possa avere la possibilità di scoprirsi per quello che è nel suo più profondo.

Dott. Diego Bonifazi

Assistente Sociale a Roma

(+39) 3296614580

Email: diego.bonifazi@yahoo.it

Per Approfondire:

www.areato.org

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