Dare senso alle cose. Un atto creativo

“La mente è tutte le cose” (Aristotele)

Viviamo e percepiamo. Esistiamo e guardiamo alle cose con un senso critico, costantemente desiderosi di capire cosa succede nel mondo interiore ed esteriore perché l’unica certezza che l’uomo ha è il suo esperire senza sapere cosa esattamente o come.

Partecipiamo alle cose del mondo con naturalezza credendo alle volte di essere immersi in una realtà vera ma che non può essere definita oggettiva. Esistiamo e c’è una realtà ma che è soggettiva come lo sono le capacità percettive che utilizziamo per viverla, questa realtà. Le cose esistono in virtù della percezione che noi abbiamo di esse: l’oggetto esiste dal momento in cui entra in contatto con la nostra coscienza e l’Io, come esistono oggetti al di fuori della nostra capacità di sperimentarli.

Insita nella natura dell’essere umano è la capacità di entrare in relazione con il mondo attraverso un adattamento complesso ma non passivo di attribuzione di significato alla realtà percepita ed egli è costantemente alla ricerca di una collocazione nell’universo in cui vive per costruirne una visione personale e conforme alla sua identità ed all’immagine che ha di sé.

L’atto creativo della mente di costruire la realtà è vitale per la sopravvivenza fisica e corporea già dalla prima infanzia, quando il bambino si dedica ad attività di gioco che sono le sue prime esperienza creative nonché uno stadio fondamentale per il passaggio verso un’esplorazione libera al passo con un’identità unica in formazione. Perché ogni individuo è portatore e artefice di una visione del mondo assolutamente propria, unica e personale. I dati della realtà vengono letti in maniera del tutto personale appunto, attraverso la psiche che vede, percepisce, sperimenta e interpreta.

L’individuo è responsabile dell’anima di cui ha il compito di prendersi cura e in questa continua ricerca di senso egli può creare e raggiungere la sua autenticità costantemente in bilico tra l’autorealizzazione e la conformità ad aspettative altrui in quanto l’autocreazione si avvicina al concetto di diversità la cui individuazione implica un processo faticoso e doloroso di inquetudine per la propria diversità.

Si rimanda all’articolo “L’autenticità-l’arte di essere liberamente sé” della rivista di novembre 2017 de Il Sigaro di Freud.

Siamo sempre esposti al giudizio. L’atteggiamento corretto di fronte al prodotto creativo che sia una forma d’arte o l’esposizione di un altro individuo di sé, dei propri pensieri o opinioni, è quella forma di epochè di cui parlava Husserl, capacità di sospendere il giudizio che lo psicoterapeuta ha il compito di acquisire per lavorare bene.

La creatività equivale alla capacità di mantenere una visione delle cose tutta nostra rimanendo attivi nel trovare i nessi ai dati della realtà che possono essere diversi passando dal passato al presente e guardando al futuro, per un processo di trasformazione a cui l’individuo è continuamente soggetto inseguendo razionalmente una coerenza interna che invece è pura illusione perché l’individuo creativo dunque artista di sé e della propria vita ha il potere di trasformare la realtà e di immaginare nuovamente il mondo in cui è immerso.

Possiamo dire che la verità è nell’arte di creare attraverso la nostra percezione, capacità di toccare e sentire, vedere, immaginare, fantasticare e sognare.

Ciò che ci appare, in realtà è filogeneticamente appreso e se il mondo ci appare così “ordinato”, stabile, tridimensionale è per la tendenza all’omeostasi della specie umana che per sopravvivenza ha dato ordine alle cose di cui noi abbiamo la certezza. Ma sappiamo che un libro non è solo la sua copertina.

Il cervello vede e la psiche costruisce non fermandosi alle apparenze.

Pensiamo ai colori: essi sono creati dal nostro apparato percettivo biologicamente programmato per vederli nel modo in cui li percepiamo.

Un metodo utile e che crea ordine al caos interiore che l’individuo avrebbe senza seguire delle regole precise che in qualche modo possano proteggerlo ma allo stesso tempo da cui l’individuo può partire per uno sviluppo del tutto autonomo della sua identità è classificare. Tendiamo ad inserire cose e spesso persone in insiemi e sottoinsiemi.

Ma spesso sentiamo la necessità di trasgredire. Di creare una percezione tutta nostra del mondo. La trasgressione diviene un modo sano per una riappropriazione del Sé e rivitalizzazione dell’Io.

L’espressione della propria creatività nasce spesso da un atto trasgressivo come quando il bambino comincia a dire “no” e l’adolescente deve ribellarsi dalle leggi genitoriali per conformarsi ad un lento e sofferente processo di individuazione/autonomia. Non esiste adolescente sano che non sia ribelle.

L’individuo trasforma costantemente la visione che ha delle cose e di sé per un’apertura più ampia e possibilista al nuovo secondo un dinamismo interno costantemente in evoluzione, il più delle volte spinto da una forza negativa perché pregna di angoscia e sofferenza. Tale spinta porta l’individuo a creare il caos nell’ordine delle vicissitudini quotidiane che lo tengono prigioniero in cui l’unica via è la scelta di libertà per una nuova costruzione che deriva però da un ulteriore stato di disordine.

Si ricompone l’identità attraverso la narrazione di sé, del proprio presente e del passato attraverso un percorso creativo che dà un nuovo senso alle cose.

L’essere umano ha a disposizione lo strumento della creatività per leggere all’interno della sua complessità psichica per una lettura più profonda dei propri vissuti e una rigenerazione di sé, attraverso una ricerca interiore di conoscenza e la possibilità di rispondere alle

domande più profonde dell’inconscio.

“L’anima contiene non meno enigmi di quanti ne abbia l’universo con le sue galassie, di fronte al cui sublime aspetto soltanto un spirito privo di fantasia non riconosce la sua insufficienza” (C.G.Jung)

Dott.ssa Ilaria Pellegrini

Riceve su appuntamento a Roma e Pomezia
(+39) 3897972535

Email: ilariapellegrini85@gmail.com

Per approfondire

“La mia vita per l’inconscio” Aldo Carotenuto

“Il colore della luna” Paola Bressan

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