La balbuzie. Un iceberg pieno di emozioni

Sara è una bambina di sette anni che frequenta le scuole elementari. E’ molto sensibile e dolce ed ha un carattere chiuso ed introverso; nonostante questo è molto brava a scuola, soprattutto nelle materie scritte. Da qualche mese è nata una sorellina e da quel momento il suo eloquio non è più fluente, anzi, spesso si “inceppa”. Le capita sempre più frequentemente, soprattutto quando è in situazioni di stress, come durante un’interrogazione: inizia a balbettare e poco dopo rinuncia a dire quello che vorrebbe, tornando al suo posto in lacrime; a casa le capita più raramente rispetto a quando si trova a scuola, avvenendo solo quando deve rivolgersi ai genitori per fare una richiesta. Quello che Sara sta attraversando è un momento molto difficile e proprio per questo i genitori, in accordo con le insegnanti, hanno chiesto l’intervento di una psicologa per fare una valutazione e, cosa più importante, per vedere come aiutarla.

La balbuzie è un disturbo del linguaggio molto comune, soprattutto tra i bambini; infatti solitamente insorge nei primi anni di vita, per poi scomparire spontaneamente.  Viene definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “disturbo specifico dello sviluppo: è un disordine nel ritmo della parola, nel quale il paziente sa con precisione quello che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di involontari arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di suono”.

La componente psicologica sembra essere la causa scatenate l’insorgenza della balbuzie.  Un neuropsichiatra infantile, J. De Ajurriaguerra, afferma che in pochi balbettano parlando da soli, con il proprio animale, mentre giocano, pensano o sognano, ma il problema si presenta nel momento in cui la persona deve entrare in relazione con gli altri. Joseph Sheehan ha paragonato la balbuzie a un iceberg: nella parte che supera il livello del mare sono presenti gli aspetti concreti della balbuzie (sillabe ripetute, tic) mentre in quella invisibile, posta sotto il livello del mare, invece vi sono tutte le emozioni negative. La velocità con la quale il bambino si esprime o il suo nervosismo non sono le cause scatenanti, anzi possono essere la conseguenza di uno stato di stress e ansia dovuta al non riuscire ad esprimersi liberamente. L’essere esposti a forti traumi come ad esempio un lutto, la nascita di un fratello o un trasferimento, possono invece determinarla. Non tutti i bambini ai quali nasce una sorella o un fratello, infatti, si ritroveranno a balbettare in situazioni di stress, come nel caso di Sara.

Le cause rimangono comunque molteplici; oltre all’aspetto psicologico, cioè la difficoltà nella gestione dell’emotività in situazioni stressanti e traumatiche, anche la base genetica sembra giocare un ruolo molto importante e bambini con genitori balbuzienti hanno più probabilità di sviluppare questo disturbo. Spesso essa si associa poi con altri disturbi del linguaggio, dell’apprendimento o con disturbi motori ed è presente anche una componente congenita, che comprende traumi fisici alla nascita, traumi cranici, ritardi mentali o ictus.

Le balbuzie possono essere di due tipi:

– Balbuzie primarie: esse sono transitorie, ed avvengono in bambini di età compresa tra i tre e i sei anni (età prescolare). C’è una ripetizione sillabica iniziale, oltre ad esitazioni intermittenti e fisiologiche disfluenze; il bambino non fa niente per evitarla in quanto non è consapevole. Nella maggior parte dei casi è dovuta da un immaturità semantica ed organico-sintattica.

– Balbuzie secondarie: queste compaiono in età scolare: in tal caso il bambino è del tutto cosciente e, quando possibile, prova a correggersi, per cercare di sbloccare quella parola che non può essere pronunciata. Può essere accompagnata da tic o da sincinesia. L’attivazione della sfera emotiva porta a vivere sentimenti di frustrazione, ansia, stress.

I bambini mentre parlano evitano di guardare negli occhi l’interlocutore, probabilmente per paura di scovare nel volto dell’altro qualche espressione che confermi in loro, ancora una volta, la presenza del disturbo. Sembra essere un meccanismo inconscio di negazione del problema per difendersi dalla sofferenza che da questo scaturisce.

Non tutte le balbuzie diventano croniche, molto spesso si risolvono quando il bambino inizia ad acquisire una buona autostima, in altri casi invece è necessario intervenire. Nella balbuzie primaria non è necessario intervenire con tecniche logopediche, poiché essendo di natura episodica, la maggior parte delle volte si risolve da sè. Per quella secondaria invece il discorso è diverso: dopo aver escluso fattori genetici o congeniti, bisognerebbe ricorrere ad una psicoterapia, per cercare di indagare le possibili cause e spesso è richiesto un intervento attivo di tutti i componenti familiari. E’ comunque molto importante affiancare alla psicoterapia anche la logopedia, che insegni tecniche per riuscire ad arginare questo problema nel miglior modo possibile.

Da un punto di vista psicoanalitico, la balbuzie viene considerata un sintomo di un disagio o di un trauma infantile che trova modo di esprimersi, a livello organico, attraverso l’utilizzo del linguaggio con il quale si inizia ad aprire la strada ai processi di mentalizzazione, fondamentali per lo sviluppo della capacità di pensiero simbolico. Il linguaggio è lo specchio del nostro pensiero, il riflesso di emozioni e sentimenti, ma è anche indice di capacità organizzative e logiche. Come già detto l’esordio del disturbo è collocabile nelle prime fasi dello sviluppo psichico, quando l’aggressività è una delle componenti fondamentali del processo di separazione e differenziazione del proprio sé dall’altro. E’ infatti molto frequente notare la balbuzie nei bambini quando devono esprimere sentimenti di rabbia, proprio perché sentono che con le parole potrebbero ferire “mortalmente” l’altro, generando distruzione e incapacità di pensiero.

Lionel : C’era ancora qualche balbettio

Bertei: Ho dovuto farlo qui e lì, così sapevano che ero ancora io

(tratto dal film “Il Discorso del Re” di Tom Hooper)

Dott.ssa Serena Bernabè

Riceve su appuntamento a Roma
(+39) 349 2734192

Per Approfondire:

  • La balbuzie prevenzione e terapia, F. Murray. edizioni RED 2005
  • Balbuzie Percorsi Clinici Integrati M.D’ambrosio Psicologi Mc Graw 2005
  • Film: Il discorso del re, 2010 diretto da Tom Hooper.

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