PASSIONE TRUE CRIME
Il Mostro di Firenze
Passione True Crime è la rubrica di approfondimento de il Sigaro di Freud che racconta di storie nere, personalità criminali, brutalità e mistero. C’è qualcosa di spaventoso e affascinante nei crimini efferati. Nel racconto di storie di vite maledette conosceremo insieme i tilt della mente umana, osserveremo da vicino la follia e la cattiveria e scopriremo i limiti oscuri verso cui, in un incastro di condizioni sbagliate, ogni persona può rischiare di spingersi. Chi siamo noi e chi sono i mostri?
In Italia tra il 1968 e il 1985 vennero commessi otto duplici omicidi considerati l’opera volontaria di un unico assassino. Negli anni ’80 divenne per la stampa e l’opinione pubblica “Il Mostro di Firenze” in virtù della violenza efferata delle sue azioni e della conseguente e incontenibile ondata di paura per le strade e nelle campagne della città toscana.
Le vittime furono giovani coppie appartate nelle loro automobili (solo in un delitto il luogo fu una tenda da campeggio) intente a praticare un atto sessuale e brutalmente uccise.
Il piacere, era questo che il mostro voleva colpire e punire?
Da qualche anno si iniziava a intravedere una leggitimazione pubblica del piacere sessuale in un paese culturalmente ancorato alle tradizioni cristiane e ai dogmi religiosi; poi la diffusione dell’AIDS e le azioni del più noto serial killer italiano accentuarono un elevato grado di sessuofobia nel bel paese e riaccesero il senso di colpa nel sentirsi sporchi, sbagliati, colpevoli, peccatori che le giovani generazioni stavano provando a lasciare andare.
L’intento moralizzatore dietro quella furia omicida si accaniva sulla parte femminile della coppia: molte donne furono trovate sfregiate, mutilate e espropriate di parti del corpo femminili, trattate come oggetti di un rituale macabro, vittime perché donne sporche, impure e colpevoli di essersi concesse al piacere. Il corpo degli uomini in nessun delitto fu deturpato.
- il 21 Agosto 1968 vennero uccisi Antonio Lo Bianco e Barbara Locci
- il 14 Settembre 1974 vennero uccisi Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini
- il 06 Giugno 1981 vennero uccisi Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi
- il 22 Ottobre 1981 vennero uccisi Stefano Baldi e Susanna Cambi
- il 19 Giugno 1982 vennero uccisi Paolo Mainardi e Antonella Migliorini
- il 09 Settembre 1983 vennero uccisi Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch
- il 29 Luglio 1984 vennero uccisi Pia Rontini e Claudio Stefanacci
- l’08 Settembre 1985 vennero uccisi Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot
Gli otto episodi inizarono ad essere connessi fra loro solo in seguito al quarto duplice omicidio, momento in cui si iniziò a parlare del mostro come un omicida seriale. Ci si accorse che l’arma, e dunque la mano, dietro i crimini era la stessa per il ritrovamento su ogni luogo del delitto di bossoli di cartucce calibro 22 Long Rifle Winchester con la lettera “H” punzonata sul fondello e che il modus operandi seguiva degli schemi ripetuti e ripetitivi. La presenza di un intervallo emotivo fra gli omicidi con il tempo divenne più breve poiché il bisogno di uccidere divenne sempre più ossessivo e, per lui, accettabile.
Molte le verità ancora avvolte nel mistero.
Diversi gli imputati; i processi portarono a due condanne definitive di uomini, sicuramente mostruosi ricordati come i “Compagni di Merende”, ma che non convinsero gli esperti di essere le vere menti dietro quella furia omicida. Di grandissima risonanza mediatica fu il processo a carico di Pietro Pacciani che portò ad una condanna in primo grado per gli omicidi del Mostro di Firenze e ad una assoluzione in secondo grado, con sentenza poi annullata in Cassazione. Diritto avrebbe voluto che il secondo grado fosse ricelebrato, ma il processo si concluse con la morte dell’imputato sopraggiunta in situazioni misteriose. Pacciani, anch’esso uomo mostruoso, ma verosimilmente non quel serial killer che stavano cercando.
Chi fu davvero il Mostro di Firenze?
Nel tentare di rispondere in termini probabilistici ho analizzato lo Studio psico-criminologico sulla serie di delitti e sugli atti attribuiti al cosi’ detto “Mostro di Firenze” (1994) del Prof. Francesco Bruno, Professore di Psicopatologia forense e di Criminologia nell’Universita’ di Roma “La Sapienza” da poco scomparso.
Che personalità aveva?
Si può ipotizzare che l’assassino presenti una personalità multipla. Il modus operandi ordinato e preciso ci descrive un Dottor Jekyll inimmaginabile assassino dalla vita apparentemente normale. Si può supporre la presenza di un disturbo narcisistico di personalità. Il disturbo narcisistico di personalità è un disturbo della personalità il cui sintomo principale è un deficit nella capacità di provare empatia verso altri individui, caratterizzato da una particolare percezione di sé definita “Sé grandioso”. Comporta un sentimento esagerato di idealizzazione del proprio sé e difficoltà di coinvolgimento affettivo. La persona manifesta una forma di egoismo profondo di cui non è di solito consapevole e le cui conseguenze sono tali da produrre nel soggetto sofferenza, disagio sociale o significative difficoltà relazionali e affettive. Presenta un’immagine interiore di Sé eccessivamente idealizzata ed onnipotente. I soggetti sono spesso caratterizzati da un bisogno affettivo specifico, quello di essere ammirati, in misura superiore al normale o che appare inappropriato ai contesti. Alcune persone possono ritenere in qualche modo di essere speciali o superiori, esprimere in modi diversi aspettative di soddisfacimento di una idea di sé irrealistica e tendenzialmente onnipotente. La messa in atto di omicidi così cruenti dimostra la sua totale mancanza di empatia e di dispiacere per la vittima; è come se, attraverso l’ipotizzato movente moralizzatore, l’Io narcisistico del mostro potesse dimostrare alla società il suo essere più giusto e potente. Inoltre, la sua consapevolezza di essere onnipotente cresce ad ogni omicidio.
La necromania e il rapporto con il femminile
Nelle teorie sui serial killer si parla di necromania ad indicare il desiderio di entrare in contatto con la morte che spinge l’assassino ad uccidere ed intrattenersi col cadavere. Quando, infine, si allontana dalla vittima tende a sottrargli oggetti personali come feticci. Nel caso del mostro i feticci sono le parti del corpo asportate. Nel suo mettere in pratica mutilazioni e asportazioni chirurgiche, oltre a soddisfare un bisogno necromane, dimostra di non agire con intento sessuale sui genitali della donna.
In linea con il movente moralizzatore, sussiste anche l’ipotesi che volesse punire in primis le donne nel momento del peccato per via di un odio profondo al femminile radicato nel suo passato. Una mamma abusante, maltrattante, abbandonica o persa in giovane età potrebbe aver indirizzato l’assassino alla violenza contro le donne, mosso da un bisogno di vendetta e riscatto.
Perché smise di uccidere?
Dopo quasi 20 anni di “attività”, smise la sua attività da serial killer. Potrebbero esserci numerose motivazioni, ma ho voluto soffermarmi soltanto su due ipotesi:
- Raggiunse il suo scopo: l’effetto moralizzatore. L’uomo, probabilmente per via della sua personalità e del suo rigido Super-io, si mosse con l’intento di lanciare un chiaro messaggio a tutte le coppiette che avevano rapporti sessuali pre-matrimoniali. Ottenne che tutti i media parlassero di lui, seminando il panico suggerendo di non appartarsi in luoghi isolati. Il mostro, soddisfatto di avere impedito ad altri di agire in promiscuità, abbandonò il suo progetto per paura di essersi esposto troppo ed essere arrestato. Ma, tale ipotesi non torna con la compulsività che caratterizza il comportamento del serial killer.
- Morì. Come mi suggerisce la letteratura, ciò che ferma un serial killer è solo la morte, l’arresto o la cura. L’arresto è verosimilmente da escludere, poiché nessuno degli imputati e neanche degli indagati rispondeva all’identikit del mostro redetto in seguito alle varie indagini criminologiche e criminalistiche sull’assassino:
- Era un uomo, per via della forza fisica e delle statistiche sui serial killer.
- Aveva circa 30 anni al momento del primo omicidio.
- Era molto alto ed atletico, secondo le analisi dei sopralluoghi.
Nessun indagato aveva in toto queste caratteristiche. Inoltre il livello culturale del mostro, viste anche alcune pratiche sui corpi, è considerato medio-alto, mentre Pacciani e i Compagni di Merende poco più che analfabeti.
Rimane rabbia, paura, disgusto per questa storia maledetta, per l’ingiustizia del dolore che ha generato e amaro in bocca per i numerosi lati oscuri che probabilmente resteranno tali.
Sei sei curioso/a di saperne di più, ti invitiamo ad approfondire con letture, podcast e documentari sul tema.
Dott.ssa Emanuela Gamba
Psicologa Psicoterapeuta ed Esperta in Scienze Forensi a Roma
tel. 389.2404480 – mail. emanuela.gamba@libero.it
Per Approndire
Studio psico-criminologico sulla serie di delitti e sugli atti attribuiti al cosi’ detto “Mostro di Firenze” (1994), Francesco Bruno
F. Colaiuda P. De Pasquale, F. De Rinaldis, M. De Santis, P. Massaro, J. Pastore, G. Rescigno (2022) Il Mostro di firenze, criminogenesi e criminodinamica della serie omicidiaria
Il Mostro di Firenze puntata del Podcast Demoni Urbani
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Tiziana vindice
Il caso del mostro di Firenze generò , sì, molto terrore tra la gente del posto e non. Ognuno di noi provò a tracciare un identikit del presunto assassino, che stava infierendo non solo sui corpi delle giovani vittime, ma anche sul loro sogno d’amore.
L’efferatezza di quei crimini non permise alla nostra fantasia neppure di immaginare il volto, lo sguardo, l’anima di quell’individuo che fu poi riconosciuto nella persona minuta e insignificante di Pietro Pacciani.
L’immagine, purtroppo, non sempre veicola la realtà e anche questo è da considerare in una società come la nostra in cui molti significati sono affidati all’immagine più che al valore insito nelle cose.
Elisa vindice
La lettura dell’articolo mi ha riportato alla mente le immagini del telegiornale di quel tempo che mostravano Pacciani uomo trasandato,vecchio,dimesso,rozzo contadino in un pollaio.
Onestamente mi appariva più come un uomo laido e vizioso che non come un serial killer.
Di quel periodo però,ricordo, che noi giovani se fino a quel momento ci consideravamo spensierati e liberi di poter frequentare tutti iniziammo a guardarci attorno con attenzione.Avevamo improvvisamente imparato a spostarci in gruppo e a non isolarci.
Fu un momento in cui improvvisamente capimmo che la società stava mutando,non solo negli atteggiamenti ma anche nel nostro modo di parlare.Avevamo fatto nostra la frase “compagni di merenda”,data a Pacciani e i suoi compari,quando però volevamo indicare la sana complicità fra amici.
Adesso di quel periodo ci rimangono ricordi forse sbiaditi dal tempo ma un grande punto interrogativo: chi è stato veramente Pacciani?
Il mostro di Firenze;
Un complice del mostro
;O un testimone inconsapevole e ingestibile e per questo ammazzato?
Lucas
In 55 anni di sgocciolanti indagini che nulla hanno prodotto lei Dott.ssa Gamba si pone giustamente la domanda che nessuno si è mai veramente posto ossia:
Perché questo SK uccide?
Qual’è il vero motivo che lo spinge a commettere gli omicidi?
Chi deve punire per “riscattarsi” o diluire la sua rabbia e il suo dolore?
Per anni si è scritto e parlato di deviazioni sessuali, impotenza, odio verso le donne, parafilia senza valutare a fondo alcuni elementi.
Perché sempre coppie e mai donne da sole?
Io credo che il delitto del 1968 (perpetrato da un giovanissimo SK) sia stato commesso d’impeto ed abbia scatenato poi nella sua mente la proiezione successiva di rivivere quel primo “delirio” colpendo sempre coppie appartate.
Delitto d’impeto ma motivato nel suo inconscio da motivazioni specifiche a cui lei accenna.
Qual’è l’anomalia di quel primo episodio “scatenante” rispetto ai successivi?
Cosa ha rivissuto nell’ inconscio il SK?
Qual’è l’evoluzione del suo modus operandi nei delitti successivi?
Studiando attentamente i fatti c’è una pista mai percorsa che per tempistiche, correlazione di eventi e studi comportamentali potrebbe (a livello teorico) produrre qualcosa di tangibile.
E tante domande potrebbero avere finalmente delle risposte.
gio pappa
Bravissima, credo di non aver mai letto una profilazione così accurata del Mostro.
Aggiungo solo che molti anni fa, parlando con un fiorentino che aveva uno stand alla vecchia Fiera Campionaria, questi mi disse che le voci che correvano nella sua città, riguardavano un medico. Un tedesco, che come altri stranieri aveva iniziato a trasferirsi in Toscana. Aveva assoldato i compagni di merende, ma era lui che si riservava il “piacere” di uccidere e… il resto. Magari era solo chiacchiericcio, ma quando ho appreso della testimonianza della Ghiribelli sul “medico svizzero” mi sono sorpreso…