Autore: Giulia Radi

Disturbo Borderline di Personalità. L’arte del funambolismo

Gli acuti e spassosi film di Woody Allen hanno fatto sì che nel tempo ognuno di noi familiarizzasse sempre più con la nevrosi e le sue manifestazioni, identificandosi almeno una volta con uno dei personaggi e le sue stranezze, dipinti magistralmente dal regista. Con l’avvento della psicoanalisi il termine nevrosi è andato ad indicare una patologia conseguente alla rimozione o repressione di istinti, pulsioni o desideri prodotti dal nostro Es, ad opera del nostro Super-io, che li ritiene inaccettabili a livello razionale, cosciente (per un approfondimento, si rimanda all’articolo “L’isteria-Psicopatologia dei sessi” della rivista di questo mese).

Siamo poi tanto affascinati quanto terrorizzati dal mondo della “psicosi”, quel “nuovo ordine delle cose” che si viene a creare nella mente dell’individuo, caratterizzato da un’alterazione della coscienza, che nella sua espressione più nota noi chiamiamo “delirio”.

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Il viaggio. Sul bisogno di occhi nuovi

The false mirror – Magritte

Mattino, ore 06:45. La sveglia puntualmente suona, incurante di tutto. La suoneria più irritante di sempre. Lei l’ha scelta consapevolmente, se avesse scelto ad esempio un brano che amava, poi, pensa, avrebbe finito col detestarlo. Insomma: la sveglia suona. Lei si sveglia. Si massaggia gli occhi delicatamente con le mani, sperando di trasmettergli un po’ dell’entusiasmo, che a lei manca, per aprirsi. Lentamente le palpebre si sollevano ed ecco la solita scena: macchie di colore informi e sbiadite. La sua miopia è fortemente peggiorata dopo gli anni di studio. Questa sensazione l’aveva inizialmente spaventata: l’irrealtà del mondo a lei familiare aveva qualcosa di inquietante, le dava le vertigini. Con il passare del tempo però si era abituata, aveva addirittura trovato stranamente eccitante la sensazione di svegliarsi in un letto, che era il suo fin da bambina, ma che non riusciva più a riconoscere come tale affidandosi solamente alla sua vista. A tastoni mette le mani sul comodino e si rende conto che la sua adorata gatta ha ancora una volta lottato con i suoi occhiali durante la notte. Allunga il braccio ed ecco che dentro una pantofola li trova: i suoi ormai inseparabili compagni di vita. Li indossa, e la realtà intorno a lei torna ad assumere le rassicuranti forme e colori di sempre. Rassicuranti, sì. Perché ciò che con il tempo abbiamo osservato, abbiamo imparato a conoscere e a comprendere, ci trasmette un senso di stabilità, di prevedibilità, di familiarità che risulta rassicurante, che ha un effetto calmante. 

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Relazioni patologiche e doppi legami. “Di relazioni ci si ammala, di relazioni si guarisce”

Escher M.C., Legame d’unione

Secondo la teoria elettronica della valenza, gli atomi non rimangono isolati ma tendono spontaneamente a legarsi tra loro per raggiungere una configurazione elettronica più stabile. Gli atomi sono attratti e tenuti insieme da una forza elettrostatica, e danno così luogo ad una nuova entità, una molecola o un aggregato cristallino, che possiede un valore superiore rispetto alla semplice somma dei singoli elementi che la compongono.

Gli uomini si comportano un po’ come gli atomi.

L’uomo nasce in relazione e non può vivere isolato: se nessuno si prendesse cura di lui appena nato, non sopravviverebbe. Un po’ come quei gattini che mamma gatta è costretta ad abbandonare e che nei casi migliori ci apprestiamo con tanta pazienza ad accudire, con siringhe piene di latte per nutrirli e carezze in abbondanza per fargli sperimentare un surrogato del calore materno. L’uomo dunque non può non relazionarsi, non può non legarsi. Così come per gli atomi, vi è una forza elettrostatica che attrae gli altri e che ci spinge verso di loro, al fine di creare legami. Il legame tra due o più persone, così come il legame chimico tra due o più atomi, dà luogo ad una nuova entità che, proprio come la molecola, ha un valore aggiunto rispetto alla semplice somma dei singoli elementi che la compongono.

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L’insight. Di come il caos diventa ordine

Escher – Rettili

Tutti abbiamo una questione da risolvere. Dal come incastrare la spesa al supermercato nella successione degli impegni giornalieri, al come rappresentare sulla tela ciò che sentiamo dentro; dal come far entrare tutte le nostre cose dentro al bagaglio a mano, al comprendere se la persona che abbiamo al nostro fianco è quella “giusta”; dal decidere come vestirsi domani a quel colloquio di lavoro, al se e quale università scegliere dopo le scuole superiori; dallo scegliere il film da vedere al cinema, al quale nome dare a nostra figlia.

Tutti abbiamo una questione da risolvere. Una questione che può spaziare dall’ordinaria quotidianità fino ai massimi sistemi. Ma ognuno di noi, in questo momento, ha nella mente quella questione che gli preme risolvere, e che richiama a sé tutte le sue energie psichiche, distraendolo dal resto. Ma come affrontiamo questa questione? Quale è  la nostra modalità di problem solving? Anche nell’articolo “Lascia o raddoppia” nella rivista dello scorso mese è stato affrontato questo tema. 

caos, insight

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Il Tatuaggio. Storie incise sulla pelle

Blue Ruin 1, Irezumi, 1937

Il bagnasciuga in estate è una passerella dove sfila la variopinta diversità dei bagnanti: corpi armoniosi che sembrano aver passato l’inverno in preparazione di quel preciso istante si alternano ad altri che sembrano esser stati sorpresi all’improvviso dall’arrivo dell’estate; tintarelle omogenee color caramello si alternano al rosso peperone degli incauti ed al bianco che riflette la luce del sole dei non habituè; bikini all’ultima moda, retrò, sportivi, interi, comodi o improvvisati, slip o boxer secondo la propria corrente di pensiero, sono gli unici “abiti” che permettono all’uomo di coprire la sua nudità. O forse no.

L’osservatore attento potrebbe aver notato nell’ultimo decennio un cambiamento all’interno di una scena che potrebbe altrimenti essere la stessa (con le varianti della moda del momento) in una qualsiasi spiaggia italiana dai primi del novecento a questa parte.

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Egosintonia ed Egodistonia. Di musica e psiche

Capita a volte di ascoltare un amico pianista suonare e di lasciarci trasportare dall’armonia dei suoni, sognanti ed un po’ “persi” nei nostri pensieri. Capita di sintonizzarci a tal punto su quell’armonia, da provare una vera sensazione di fastidio quando il panciuto gatto del nostro amico, attratto anche lui da quei suoni e da quelle frequenze, decide di salire sulla tastiera, nel tentativo di emulare gli amici del celebre cartone Disney e sperimentarsi pianista, rompendo quel clima magico che la sensibilità e l’abilità artistiche del nostro amico avevano creato.

Ho preso in prestito la metafora dal mondo musicale, a me molto caro, per poter creare nel lettore quelle sensazioni sinestesiche, di piacere prima, e di fastidio poi, legate all’armonia ed alla disarmonia dei suoni.

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La Resilienza. I veri Eroi sono quelli che resistono

Smoking coal miner, Pol-e-Khomri, Afghanistan, 2002.

Steve McCurry

Dall’ampia manica del maglione della barista intravedo una scritta tatuata sul braccio.

I tatuaggi scritti sono fatti apposta per incuriosire, attirano magneticamente l’attenzione dell’osservatore e fanno sentire la necessità di finir di leggere ciò che c’è scritto, anche se la persona tatuata è uno sconosciuto. Come la mia barista.

Seguendo con lo sguardo i suoi movimenti sciolti ed eleganti nel preparare orzi in tazza piccola, caffè doppi, marocchini e cappuccini, cerco di scoprire una dopo  l’altra le piccole lettere incise sulla sua pelle. E scorgo: “Be resilient”.

resilienza

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