Claustrofilia e musica. Chiudersi per venire alla luce
Mi fermo e osservo la buca che ho fatto. Mi calo all’interno portando la pala con me, e mi rendo conto della profondità: arriva alla vita. Mi tolgo la camicia ricomincio a scavare da dentro. […] Posso muovermi quanto basta all’interno della buca, riesco a girare su me stesso e, poggiando la schiena su una delle pareti, se allungo le braccia, riesco a toccare la parte di fronte. Lancio la pala fuori e resto nella buca fermo, in attesa. L’attesa. […] Aspettiamo di capire cosa stiamo aspettando. Attendo.
“La buca”, un breve racconto in cui il protagonista intraprende un viaggio, quasi come una fuga, che lo allontana dalla vita quotidiana e caotica nella quale le persone vivono al passo con i tempi frenetici cittadini. Allontanandosi dalla città arriva in questo posto dove splende il sole e dove non ci sono ombre.
Questo passo che mi ha suscitato diversi pensieri e che apre a molteplici interpretazioni su vari livelli, offre anche un’immagine molto forte, l’immagine di un uomo che scava una buca nella terra per rimanere lì. Uno dei pensieri più immediati che ci stimola è quello di un uomo che sta scavando la propria tomba. In realtà il protagonista descrive la buca come un posto confortevole dove poter stare. Allora uno dei significati simbolici che emerge dalla scena descritta può essere collegato alla situazione in cui molte persone costruiscono un luogo circoscritto e limitato dove vivere e crescere, mettendo a frutto le proprie caratteristiche. Quel luogo che in apparenza le persone identificano come volutamente costruito e realizzato in base alle proprie caratteristiche e alle proprie necessità, in realtà è un ambiente imposto dal contesto in cui si vive.