Autore: Andrea Rossetti

La memoria autobiografica. La ricerca di un’identità

“La realtà non si forma che nella memoria.”  (Marcel Proust).

The Persistence of memory (1931) – Salvador Dalì

“Ricordo il colore del primo banco di scuola, un verde pastello, le sedie di legno marrone scuro e persino il vestito della maestra, un rosa tendente al viola…ricordo…ricordo…” Quando parliamo di memoria autobiografica ci riferiamo in generale a tutti i ricordi che una persona ha delle sue esperienze di vita. La memoria autobiografica è uno degli ambiti di studio più antichi della psicologia, perché è la funzione umana che permette di integrare tra loro i pensieri, le rappresentazioni, gli affetti, i bisogni, le intenzioni e le ambizioni dell’individuo. Nonostante una lunga storia di ricerca empirica, non esiste ad oggi un pieno consenso riguardo all’ontogenesi della memoria autobiografica, alla sua struttura e alla sua relazione con gli altri sistemi di rappresentazione dell’esperienza umana.

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Disturbo Ossessivo Compulsivo (D.O.C.). Rituali consapevoli ma necessari

Didascalia: M. C. Escher “Mani che disegnano” (1948)

La sveglia non ha suonato, mi devo sbrigare! Metto la macchinetta del caffè sul fuoco e intanto scelgo i vestiti da indossare, faccio colazione e poi subito sotto la doccia. Esco dal bagno, mi asciugo, mi vesto, controllo di aver preso tutto, cellulare, portafoglio, chiavi, sì ok c’è tutto! Esco, chiudo la porta di casa con entrambe le mandate e…l’ho chiuso il gas?? Nella vita quotidiana è plausibile incorrere in dubbi circa la validità delle proprie azioni (verificare ad esempio due volte di aver chiuso la porta di casa e di incorrere nuovamente nel dubbio dopo averlo fatto): questo, fortunatamente, non accade sempre, visto che il nostro cervello effettua, al di fuori della coscienza, dei controlli costanti che ci garantiscono la sicurezza. La caratteristica principale di coloro che sono affetti da disturbo ossessivo compulsivo (DOC) riguarda invece l’alterazione di tale processo, che non consente loro di “raggiungere la conclusione logica delle proprie azioni”. Il DOC è una sindrome caratterizzata da ossessioni e compulsioni che durano almeno un’ora al giorno ed hanno un’entità tale da interferire col normale funzionamento della persona nella vita quotidiana. Le ossessioni sono vissute sotto forma di pensieri, impulsi o immagini intrusivi che provocano un marcato stato d’ansia e disagio; le compulsioni sono atti mentali o comportamenti ripetitivi che la persona è obbligata a mettere in atto per alleviare l’ansia provocata dalle ossessioni. 

Disturbo Ossessivo Compulsivo

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Il masochismo sessuale. L’eccitazione della sofferenza

Renè Maigrette – Gli amanti

La sessualità e la sua espressione sono elementi caratteristici della personalità, sono come il corredo genetico: ci rendono unici e diversi da tutti gli altri. Il modo in cui viviamo la sessualità mette in luce la nostra creatività ed i nostri desideri. Ciò avviene anche per le patologie ad essa associate. Le perversioni sessuali rappresentano un argomento che sempre più frequentemente sta ricevendo l’attenzione da un lato del mondo scientifico (medici, psicologi, sessuologi, giuristi, educatori, sociologi) e dall’altro dell’opinione pubblica e dei mass-media. A lungo si è tentato di dar loro un adeguata collocazione e definizione, finché sono state inserite nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM IV e ora nell’ultima versione DSM V) all’interno del capitolo “Disturbi Sessuali e dell’Identita di Genere”, acquisendo l’etichetta di “parafilie”: caratterizzate da impulsi sessuali, comportamenti ricorrenti ed eccitanti sessualmente riguardanti oggetti inanimati, sofferenza e/o umiliazione di se stessi, del partner, di bambini o altre persone non consenzienti, che si manifestano per un periodo di almeno sei mesi. Tra le parafilie più comuni si possono citare l’esibizionismo, in cui l’eccitamento sessuale deriva dal mostrare o esibire i propri genitali ad un estraneo inconsapevole, il feticismo, in cui il piacere sessuale si riceve solo da oggetti inanimati (scarpe, biancheria intima…), che divengono quindi oggetti di “venerazione”, il frotteurismo, per cui si prova eccitamento nel toccare o strofinarsi contro una persona non consenziente. 

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Dipendenza da cibo. Il legame tra nutrimento ed emozione

Pierre-Auguste Renoir, Le déjeuner des canotiers (Il pranzo dei canottieri)(1880-82), Phillips Collection, Washington

Sei al ristorante con gli amici. Arriva il cameriere che comincia ad elencare i primi piatti e lo fa con tale maestria e minuziosità che cala il silenzio, in un tavolo in cui qualche secondo prima era impossibile comunicare persino con chi ti era seduto vicino. Anche al tavolo accanto le persone che sono arrivate dopo e non hanno ancora ordinato, smettono di parlare e origliano attirate da un particolare cibo che li ha ipnotizzati. Quando il cameriere finisce di elencare il menù sei indeciso tra 4/5 pietanze, tanto che o gli chiedi di ritornare più tardi perché hai bisogno di una pausa di riflessione, oppure parte la consultazione tra amici: “Tu che cosa prendi?”.

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La violenza sulle donne. “Il sesso debole”, invenzione di una società patriarcale

“Interior” (1868-69), Edgar Degas, Philadelphia Museum of Art, Philadelphia, Pennsylvania, USA

Durante il periodo dell’università mi è capitato di lavorare in un centro di pronta accoglienza per donne con minori in qualità di operatore sociale. Un luogo nato per rispondere, con accoglienza immediata, all’urgenza del bisogno e alle esigenze di protezione e di aiuto a donne singole e a madri con figli minori. Questa struttura rappresenta un rifugio da situazioni di disagio sociale, economico e in alcuni casi di violenza domestica. Ricordo che il mio primo turno fu di notte: ero agitato, poiché mi ero preparato psicologicamente al fatto di trovarmi in un ambiente triste, dove la tensione si sarebbe avvertita nell’aria. Arrivai alle 20:00 e cominciai a salire i gradini che conducevano all’ingresso del centro, che era situato al primo piano di uno stabile.

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Scegliere di andare dallo psicologo. Siamo tutti pazzi!

Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non ha sentito il luogo comune che dallo psicologo ci vanno i pazzi! Sarei curioso di chiedere a coloro che la pensano così come si immaginano chi pratica questo “strano” mestiere. Forse se lo raffigurano come una Chimera dalle mille forme, un po’ indovino, un po’ cartomante…o forse come un essere che scava nel nostro cervello, strappandoci pensieri o ricordi che volevamo rimanessero nascosti? Per noi è facile, al giorno d’oggi dire che non è così, ma proviamo ad immaginare cosa penserebbe la generazione dei nostri nonni e in parte anche quella dei nostri genitori.

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