L’armadio. Lo spazio fisico della psiche
Il termine armadio deriva dal latino armarium che indicava il “ripostiglio per le armi”.
L’armadio oggi è un mobile destinato a contenere oggetti di vario genere, per lo più vestiti e accessori.
In un certo modo resta fedele all’accezione di “ripostiglio per armi”: i vestiti possono essere la nostra corazza ma anche le armi con cui difendiamo il nostro Io e che ci aiutano a raggiungere determinati obiettivi.
L’armadio si configura non come semplice mobile ma come contenitore e ordinatore dei vari sé che emergono nelle situazioni che viviamo, dai ruoli che ricopriamo e dalle relazioni che intrecciamo. È il custode della nostra identità, dei nostri sogni e guardarlo può essere fonte di piacere e di soddisfazione.
Ogni giorno quando lo apriamo decidiamo cosa vogliamo raccontare agli altri di noi, per cui può essere considerato come filo conduttore della nostra narrazione identitaria.
L’armadio quindi custodisce la tua essenza: ti ricorda chi eri, chi sei, chi vorresti diventare e a quale gruppo vorresti appartenere.
Puoi considerare il tuo armadio come il tuo terapeuta quotidiano: ti ricorda i percorsi di cambiamento che hai fatto; aiuta a capire meglio chi sei nel presente, elaborare un progetto di rinnovamento per il futuro e a definire cosa vuoi comunicare di te.
Può esserti utile per operare una maggior conoscenza di te e per trovare coerenza in te stess*, ma può anche mettere in luce una certa confusione, di identità e di pensiero.
Molto spesso lo stato del nostro armadio è lo specchio di quello che succede dentro di noi: guardare in esso e far ordine aiuta a guardare dentro di sé e far ordine nel proprio mondo interiore.
Anche il modo in cui teniamo il nostro armadio dice molto sulla nostra persona o sul periodo che stiamo trascorrendo. In genere un armadio ordinato è legato al concetto di “nascita”, di “quiete”, mentre un armadio disordinato rimanda a concetti di mutevolezza, estro, imprevedibilità ma anche confusione, indecisione, difficoltà a rinascere, a ricominciare.
Il contenuto dell’armadio comunica quale identità sta prevalendo e quale stiamo sacrificando: se ad esempio gli abiti predominanti sono quelli che ti identificano nel ruolo di moglie/marito significa che ti stai definendo quasi esclusivamente attraverso la tua relazione, a discapito di ciò che piace solo a te, che ti rende autenticamente te stess*.
Oppure, se hai una tendenza ad accumulare capi che non poi non utilizzi, o destinati ad eventi e situazioni che sogni ma in realtà non vivi, può voler dire che stai proiettando molto sul tuo Io ideale, attualmente non corrispondente al reale.
Avere davanti agli occhi questi vestiti accumulati e mai indossati può incrementare la sensazione di malessere e frustrazione, allontanarti sempre di più dalla realtà ed impedirti di godere del presente.
Lo stesso vale per quanto riguarda quegli indumenti che ricordano una promessa fatta a te stess* e mai mantenuta. Parliamo di quel famoso “lo indosserò quando sarò più magr*/più in carne”.
Conservare questi abiti diventa disfunzionale perché guardandoli puoi sentirti scoraggiat* e tenderai a procrastinare l’inizio del tuo progetto di cambiamento. Possono ricordarti il fallimento del tuo tentativo di dimagrire/ingrassare/cambiare o possono portarti a percepire l’obiettivo come impossibile da raggiungere bloccando qualsiasi tentativo anche di provarci.
Accettare e realizzare ciò che sei ora: parte da qui il cambiamento!
Aver cura del proprio armadio equivale ad aver cura di sé: a partire dall’ambiente esterno psi opera su quello interno, quindi sui pensieri, i progetti, infine sulla vita.
Ciò può comportare anche il dover affrontare ed elaborare il passato, lasciar andare àncore che bloccano indietro, per fare spazio al futuro.
“Ogni volta che apri il tuo armadio, guardi i tuoi vestiti e ti chiedi cosa indosserai, ma ciò che stai davvero dicendo è “Chi sarò oggi?”. Fay Weldon
Psicologa, esperta in Psicologia della Moda