27 Gennaio 2024
Strappo nella memoria collettiva
Cogliamo l’occasione della vicinanza dell’uscita di questo articolo alla giornata della memoria per riportare e sollecitare riflessioni rispetto alla memoria del passato appunto e la necessità di non dimenticare quanto accaduto per non ripetere gli stessi errori.
“Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale, celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005 durante la 42ª riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l’Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell’Olocausto.”
“Obliare/obli‘are/ (meno com. obbliare) v. tr. [dal fr. ant. oblier, lat. ✻oblitare, der. di oblitus, part. pass. di oblivisci “dimenticare”] (io oblìo, ecc.), lett. – 1. [perdere la memoria di qualcosa […] o di qualcuno] ≈ dimenticare, (non com.) obliterare, scordare. ↑ rimuovere. ↔ rammentare, ricordare, (lett.) rimembrare. 2. (estens.) [non tenere nella dovuta considerazione] ≈ dimenticare, trascurare.”
“Memòria s. f. [dal lat. memoria, der. di memor -ŏris «memore»]. – 1. a. In generale, la capacità, comune a molti organismi, di conservare traccia più o meno completa e duratura degli stimoli esterni sperimentati e delle relative risposte. In partic., con riferimento all’uomo (nel quale tale funzione raggiunge la più elevata organizzazione), il termine indica sia la capacità di ritenere traccia di informazioni relative a eventi, immagini, sensazioni, idee, ecc. di cui si sia avuto esperienza e di rievocarle quando lo stimolo originario sia cessato riconoscendole come stati di coscienza trascorsi, sia i contenuti stessi dell’esperienza in quanto sono rievocati, sia l’insieme dei meccanismi psicologici e neurofisiologici che permettono di registrare e successivamente di richiamare informazioni.“
“Vi sono ovviamente molte altre associazioni del lemma memoria, al punto che potremmo pensare a un suo carattere polisemico. In effetti si tratta solo di una proliferazione intrigante del significato originale di ricordo e richiamo di esperienze precedenti, rivissute personalmente e non di rado trasmesse ad altri sì da farne un ricordo collettivo, condiviso nel dolore (lutto) o nella gioia (celebrazione). La memoria storica è una di queste modalità che, per le sue caratteristiche, può creare identità individuale o comunitaria.
È, in sostanza, un processo, come abbiamo detto, a volte personale altre collettivo, che costruisce, fondamentalmente tramite il ricordo, percorsi comunitari e individuali nel conferire riconoscimento alle proprie percezioni e al proprio vissuto.
Si sviluppa, nella maggior parte delle occasioni, nel profondo dell’intimità personale e da questa viene elaborata per l’esterno. Per un suo uso pubblico che rappresenti un significato non solo per la persona ma, allo stesso tempo, per l’insieme sociale in cui si colloca. Essa è il simbolo di un rapporto stretto con la vita, nel suo attimo, nel suo esserci, nel suo pensarsi e nel suo processo di ricostruzione personale.
A volte essa si espande e generalizza, altre ne è proprio generata, attorno a ricostruzioni collettive che provocano usi (a volte anche abusi) e costumi che indicano, ed influenzano, comportamenti
singoli, e viceversa.“
Partendo dalle definizioni di obliare, memoria e memoria collettiva, arriviamo a quello che sta succedendo in questi giorni con l’inizio dei preparativi per la celebrazione della giornata della memoria.
Gli studenti pal3stinesi hanno proclamato per il 27 gennaio una manifestazione a Roma per invocare lo stop al genocidio del popolo palestinese messo in atto da Israele. Nel manifesto pubblicato per l’occasione i giovani palestinesi utilizzano la famosa frase di Primo Levi “ Se comprendere è impossibile conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, e coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.
Questo ha scatenato le pronte risposte della comunità ebraica, che invita a cercare altrove altre citazioni e utilizza slogan come “propaganda antisemita”.
Ora, premettendo che i lasciti degli intellettuali sono fortunatamente a disposizione di tutti e tutte noi, sicuramente, sia la scelta del giorno della manifestazione, che l’utilizzo della citazione di Levi sono state utilizzate come provocazioni volte a scatenare riflessioni.
Quello che sicuramente non dovrà accadere tra qualche giorno è che il passato non eclissi il presente e viceversa.
Le moltissime, troppe, vittime pal3stinesi di questi ultimi mesi perpetrate dall’esercito israeliano non possono offuscare il dolore e la memoria dell’olocausto; come le richieste di cessate il fuoco e di indipendenza da parte della Pal3stina non possono essere tacciate di antisemitismo.
Il prossimo 27 gennaio sarà sicuramente il più discusso fino ad oggi e starà anche ad ognuno ed ognuna di noi cercare di non permettere letture faziose dall’una all’altra parte.
Email: diego.bonifazi@yahoo.it
www.treccani.it
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