Mens sana in ambiens sano
Non c’è salute mentale senza salute ambientale

Non c’è salute mentale senza salute ambientale.

Eventi metereologici estremi, caldo torrido, acque marine a 32 gradi, aria irrespirabile, piogge torrenziali, siccità e frane, scioglimento dei ghiacci perenni e innalzamento dei mari. Questa è la condizione in cui si presenta il nostro ambiente naturale in questo periodo storico. Lo sfruttamento inarrestabile delle risorse naturali e il rifiuto dei governi di trovare delle reali alternative all’utilizzo di combustibili fossili sta portando il mondo ad un pericoloso punto di non ritorno. Questa estate ne è l’emblema. Picchi di 48 gradi in Sardegna sono il prodromo della desertificazione delle coste mediterranee, con le acque del mare che bollono letteralmente a causa di correnti roventi che devastano la flora marina e ne alternano gli equilibri.

Eppure assistiamo ancora a dichiarazioni di politici che vogliono trivellare le coste adriatiche per estrarne il gas o sono nostalgici del nucleare, spacciato per fonte di energia rinnovabile. Al di là della personale inclinazione politica di ognuno, la gestione scellerata dell’ambiente da parte delle élite di governo, in Europa come nel resto del mondo, sta portando la specie umana a sperimentare condizioni di vita estreme, che non determinano soltanto carestie e disastri ambientali, ma anche malattie fisiche e mentali.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), oltre il 25% delle malattie negli adulti ed oltre il 33% delle malattie nei bambini sotto i cinque anni sono dovute a cause ambientali e, circa 13 milioni sono le morti attribuibili annualmente ad esposizioni ambientali, di cui oltre 7 milioni legate al solo inquinamento atmosferico.

Secondo due studi presentati in anteprima durante il Seminario Internazionale RespiraMi: “Recent Advances in Air Pollution and Health” co-organizzato dalla Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e dalla Fondazione Internazionale Menarini, l’inquinamento ha effetti dannosi non soltanto sull’apparato respiratorio, il sistema cardiovascolare o l’attività cognitiva, ma modifica il funzionamento cerebrale al punto da poterlo compromettere e far sviluppare patologie psichiatriche, soprattutto nella fascia di età tra 30 e 64 anni. “Per ogni incremento di circa 1 microgrammo per metro cubo di particolato fine (PM2.5) nell’aria” si legge nello studio, “il rischio di depressione aumenta del 13% e in concomitanza le prescrizioni di antidepressivi crescono dell’1.3%. Anche un’esposizione acuta all’inquinamento eccessivo è pericolosa: in chi soffre di depressione bipolare, nei giorni successivi a un allarme smog, la probabilità di ricoveri per episodi maniacali con componenti miste può quasi quadruplicare.” Secondo Sergio Harari, co-presidente del Seminario e Direttore Unità Operativa Pneumologia, Ospedale San Giuseppe MultiMedica di Milano e professore di Medicina Interna alla Statale, l’aria inquinata è deleteria per la funzionalità cerebrale, perché per esempio è stato dimostrato che l’esposizione allo smog peggiora le performance cerebrali e addirittura accelera il declino cognitivo correlato all’età, aumentando il rischio di Alzheimer – precisa l’esperto – ma i risultati preliminari dei nuovi studi indicano che lo smog può essere tossico sul funzionamento cerebrale al punto da provocare anche patologie psichiatriche, probabilmente attraverso un incremento dell’infiammazione generale o per un’alterazione delle difese antiossidanti.”

Quello che le classi dirigenti delle varie multinazionali e i politici del mondo non comprendono, o non desiderano comprendere, è che in futuro, oltre a dover mettere in atto i soliti tardivi e insufficienti tentativi di riparazione alle catastrofi ambientali sempre crescenti, come quelle avvenute inEmilia Romagna quest’anno, dovranno considerare percentuali sempre più ampie di popolazione affette da patologie mentali (compresi gli effetti della traumatizzazione primaria e secondaria da esposizione a tali eventi), e quindi non in grado di collaborare in modo produttivo alla società, nonché a un aumento dei fenomeni migratori dovuti ai disastri ambientali e alla desertificazione.

Non c’è salute mentale senza salute ambientale! Le politiche in atto per il benessere dei giovani, e non solo, devono partire da queste considerazioni. La necessità, ad esempio, di ristabilire polmoni verdi nelle città e ridurre drasticamente le emissioni di CO2, sono prioritarie per poter mantenere la salute mentale della popolazione.

Al contrario dei governi europei e mondiali, i professionisti della salute mentale hanno prestato ascolto alla nuova emergenza legata alle condizioni ambientali e alla salute mentale, tanto da coniare una nuova categoria psichiatrica per l’angoscia derivante dalla consapevolezza dei cambiamenti climatici, la solastalgia.

Il termine solastalgia, dal latino solacium (conforto) e dalla radice greca –algia (dolore), è un neologismo del filosofo australiano Glenn Albrecht, con il quale si definisce il sentimento di nostalgia che si prova per un luogo nonostante vi si continui a risiedere. Questo particolare stato emotivo si manifesta quando il proprio ambiente viene alterato da mutamenti repentini che esulano dal proprio controllo. “È un tipo di nostalgia di casa o malinconia che provi quando sei a casa e il tuo ambiente familiare sta cambiando intorno a te in modi che ritieni profondamente negativi”, ha spiegato Albrecht, che ha ideato il termine per descrivere gli effetti dannosi che il boom dell’estrazione del carbone ha avuto sugli abitanti di alcune zone dell’Australia.

In conclusione, ogni politica nazionale ed europea riguardante la salute mentale, non può prescindere dal prendere in considerazione i devastanti rischi per la salute mentale e cognitiva umana, di bambini e adulti, derivanti dalla distruzione delle risorse naturali. Il deterioramento della salute mentale umana può solo amplificare la povertà e il malessere sociale di fette sempre più ampie di popolazione nel mondo. “La Terra non è un’eredità ricevuta dai nostri Padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli”.

Dott.ssa Valeria Colasanti

psicologa e psicoterapeuta a Roma

Per approfondire:

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disastri ambientali, inquinamento, salute mentale

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