Sulla riabilitazione psichiatrica
Lo sviluppo della persona
Un disturbo psichico o mentale è una condizione patologica che colpisce in modo disadattativo la sfera comportamentale, relazionale, cognitiva oppure affettiva di una persona.
Il disturbo mentale rende problematica l’integrazione socio-lavorativa e causa una sofferenza personale all’individuo colpito.
La riabilitazione psichiatrica ha come obiettivo principale la “guarigione sociale” della persona con disabilità psichiatrica in un contesto multidisciplinare e multiprofessionale. L’intervento psichiatrico aiuta la persona nella gestione dei sintomi, a rimuovere le barriere interpersonali ed ambientali, a recuperare le capacità utili a vivere indipendentemente, a socializzare e a gestire efficacemente la vita quotidiana puntando su riorganizzazione e potenziamento delle capacità residue. Il metodo di lavoro prevede di stabilire degli obiettivi, partendo dalle scelte della persona rispetto all’ambiente dove vorrebbe vivere, lavorare, studiare e socializzare entro un determinato periodo di tempo.
Gli obiettivi riabilitativi devono essere discussi e coordinati tra operatore e utente. La capacità di autodeterminazione esercitata nella definizione degli obiettivi è essenziale per riconquistare un senso di maggiore valore personale e per mantenere l’alto livello di impegno che la riabilitazione richiede. Il lavoro riabilitativo ricostruisce i processi motivazionali in grado di agire come stimolo per la ripresa fisica e psichica della persona.
Le attività sono mirate affinché le abilità perse possano essere acquisiste nuovamente, puntando alla cura del sé, alla scansione dei tempi della giornata, alla convivenza con gli altri, all’alimentazione e a ripristinare la capacità di socializzazione.
L’individuo, dunque, viene rispettato nella sua totalità (interessi, emozioni e talenti) e viene supportato nella scelta di obiettivi personali che sono discussi e concordati tra operatore e utente.
La scelta degli obiettivi aiuta l’utente nell’autodeterminazione e a mantenere alto il livello di impegno che la riabilitazione richiede.
Una riabilitazione psichiatrica che pone al centro l’individuo, il suo mondo interiore e le sue capacità, mostra una rottura con il modello manicomiale del passato, che non dava spazio al sentire del malato e ai suoi bisogni ma che, al contrario, si limitava alla contenzione in strutture ritenute adeguate.
L’individuo, oggi, non coincide più con la sua malattia e il disturbo psichiatrico si riduce ad essere un aspetto della personalità: questo permette al paziente di avere degli obiettivi di vita, una prospettiva, dei sogni e delle emozioni che può utilizzare nel mondo.
L’utente può scegliere per sé stesso ed essere responsabile per sé stesso e gli altri: non è più un pericolo per la società e la società a cui si ritrova a doversi paragonare non è più un pericolo per la persona che ha bisogno di un contesto strutturato sia fisicamente che mentalmente e che possa contenere una emotività complessa ed un Io destrutturato, frammentato e confuso. L’obiettivo riabilitativo quindi consiste non solo nella ri-acquisizione delle abilità preservate quanto sulla riconquista del proprio Sè per una possibilità di adattamento interdipendente tra il soggetto ed il mondo esterno grazie ad una direzione presa verso la scoperta di sé ed una maggiore consapevolezza che permette di tenere insieme la frammentazione e limitare il vissuto di alienazione, sentimento estremo di disagio con sé stessi e l’ambiente esterno. Di pari passo al lavoro di riabilitazione è di fondamentale importanza sensibilizzare le menti e contribuire alla trasformazione di una società che possa accogliere la persona in difficoltà in modo che possa vivere l’esperienza della malattia mentale in termini di potenzialità del funzionamento sia personale che sociale al fine, inoltre, di limitare il senso di estraniazione da sé e dagli altri. L’obiettivo generale consiste nello sviluppo di capacità sensoriali che siano appartenenti alla persona a cui l’intervento è dedicato per allontanarsi sempre di più dalla visione riduttiva della riabilitazione come semplice recupero di abilità sociali. L’obiettivo dunque consiste nella garanzia di una esistenza e di uno spazio potenziale dove i bisogni inespressi possano emergere ed essere ascoltati attraverso una visione soggettiva e curiosa del paziente; in questo modo il vissuto può essere narrato e compreso.
“Più che agire reagiamo. Siamo abituati per routine ad andare avanti in una serie di comportamenti stabiliti e fissati con pochissime varianti e con pochissima libertà” (Tiziano Terzani)
Dott.ssa Ilaria Pellegrini
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