La Regina Carlotta
L’amore che supera la follia

Una serie tv da record.

In poche settimane ha raggiunto la vetta della classifica dei prodotti più visti al mondo sulla piattaforma Netflix. La Regina Carlotta – Una storia di Bridgerton, prodotta da Shonda Rhimes e liberamente ispirata alle vicende della monarchia inglese di fine ‘700, racconta in sei puntate l’ascesa della regina Carlotta a fianco di Re Giorgio III e la nascita di un intenso legame d’amore oltre i confini della follia.

L’universo televisivo Bridgerton, tratto dai romanzi di Julia Quinn, ci aveva abituati a dichiarazioni d’amore appassionate, intrighi e attrazioni fatali, ma lo spin-off  sulla vita dei reali apre le porte alla sensibilità e al rispetto nelle relazioni, mostra il lato autentico dell’umanità sotto la corona e include la sofferenza psicologica e gli effetti nella coppia delle fragilità della malattia mentale.  

“Io sono un pazzo, sono un pericolo, nella mia mente si insinuano mondi diversi, i cieli si scontrano con la terra, non so dove mi trovo…”
“Tu mi ami?”
“Non puoi desiderare di vivere una vita accanto a me. Nessuno lo vuole.”
“Giorgio, resterò al tuo fianco tra i cieli e la terra e ti dirò io dove ti trovi. Tu mi ami?”
“Ti amo, Carlotta! Dal momento in cui volevi scavalcare quel muro ti ho amata disperatamente. Non respiro quando tu non ci sei.”

Un Re è l’emblema della perfezione, è a tutti gli effetti una divinità per il suo popolo, non può avere nei, non può mostrare fragilità. Ma Giorgio è umano, non è perfetto; vede e percepisce realtà vere solo nella sua mente, sente un forte senso di inadeguatezza perchè nessuno gli ha mai insegnato ad accogliere le proprie fragilità, perde il contatto con la realtà talvolta e l’ansia lo paralizza.

La futura Regina è all’oscuro dell’esistenza di questo malessere. Costretta dal fratello a sposare il Re d’Inghilterra, Carlotta prova a scappare, ma il casuale incontro con Giorgio prima delle nozze le fa cambiare idea. Il primo contatto fra i due comunica sensibilità, complicità, interesse e attrazione e aggiunge una quota di volontà all’obbligo per entrambi di sposarsi.

Le regole della corona costringono il Re a prendere moglie, a nasconderle la propria malattia e ad accedere a terapie mediche in gran segreto. La medicina non è ancora storicamente pronta alla cura delle fragilità mentali, così Giorgio riceve interventi dapprima inadeguati, poi violenti e disumani che lo spingono quasi fino al confine di non-ritorno. È Carlotta a salvarlo dall’annientamento di sé, lo accoglie e con il suo amore lo legittima a esistere, includendo la fragilità, esplicitando la rabbia e smettendo di negare il dolore che avvolge ogni persona a contatto con la malattia mentale. La convivenza con deliri, allucinazioni e assenze non sarà semplice per entrambi; l’amore non avrà il potere di curare le fragilità psichiche, ma ricondurrà all’autenticità di un’emozione sfidando la paura, bloccando il desiderio di essere diversi e permettendo al tempo di rifluire.

L’amore che va oltre la follia fa sentire meritevoli di esistere. Abbiamo un enorme bisogno di questo.

Siamo tutti un po’ Giorgio.

Abbiamo fortunatamente smesso di credere di essere infallibili e sentiamo il bisogno di essere riconosciuti nelle nostre fragilità. La paura di essere rifiutati, allontanati o vissuti come un peso, può spingerci ad allontanare l’incontro con l’altro e toglierci la possibilità di vivere emozioni autentiche. Permettendo all’altro di scegliere di essere presente o andare via dalla relazione, permettiamo a noi stessi di mettere il primo mattone per la costruzione della personale legittimazione ad esistere.

Siamo tutti un po’ Carlotta.

Abbiamo bisogno di vivere oltre i limiti degli stereotipi e delle rigidità sociali. Abbiamo il diritto di sperimentare la nostra sensibilità, di sostenere l’inclusione, di arrabbiarci di fronte alle ingiustizie, di non negare il dolore e di scegliere come vivere e come amare.

Un ultimo messaggio arriva forte ai telespettatori ed è rivolto al mondo delle discipline della salute mentale: la necessità della tutela della dignità dell’ammalato in ogni percorso di cura e il sostegno alla lotta contro l’abuso che la medicina può esercitare sull’essere umano, nell’arroganza e nell’ignoranza di confinare il diritto di esistere.

Dott.ssa Emanuela Gamba

Psicologa e Psicoterapeuta a Roma (Zona Prati)

mail. emanuela.gamba@libero.it – tel. 389 2404480

ATTENZIONE !SPOILER!

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