Al di là della protesta
Ad ognun* il suo femminismo

“Il femminismo non è un gioco a premi” Jennifer Guerra, Il corpo elettrico.

La riflessione nasce da un importante momento storico che stiamo attraversando; infatti mai come in questo momento la scena politica e sociale ha i riflettori puntati su figure femminili

Non è difficile pensare alla vittoria di Giorgia Meloni in Italia, prima donna in assoluto a governare il paese , alla morte della Regina Elisabetta che ha segnato sicuramente un’epoca storica e ha assunto un intreccio di significati ma anche  tutte le proteste mondiali che hanno seguito la morte di Masha Amini in Iran. Proteste autonome, alcune, risultanti da un taglio di una ciocca davanti ad un social; questo gesto, sicuramento main stream, mi ha fatto sorridere; non voglio in alcun modo depauperare il gesto dal suo intento e dal bel significato che porta con se ma indubbiamente rimane il mio scetticismo rispetto a questo.

Nascendo essenzialmente come fenomenologa, mi sono domandata, ancora una volta, quale sia la vera radice, l’epifenomeno, il valore se vogliamo del femminismo.

Storicamente, come buona parte delle correnti culturali, il femminismo possiede una suddivisione storica; si divide infatti in femminismo di prima , di seconda e di terza ondata.

Sinteticamente possiamo dire che queste correnti sono poste in un continuum, dalla più collettivista e liberale nata per affermare i diritti giuridici di un blocco monolitico, a una maggiormente centrata sull’individualità della persona. Senza andare nei dettagli, la prima corrente nasce a cavallo tra il xix secolo e il xx secolo ed è anche chiamata “femminismo dell’uguaglianza” in quanto è servita ad ottenere vittorie soprattutto su un piano politico e giuridico. La seconda corrente invece, che tradizionalmente si colloca tra gli anni 60 e gli anni 80, si è focalizzata su obiettivi sociali, come il ruolo della donna all’interno della famiglia e nel posto di lavoro. Ma ecco che le cose si fanno interessanti perché è solo con la terza ondata che inizia a comparire la donna non più come oggetto sociale e politico, ma come individuo. Ovvero a partire dagli anni 80 ci si inizia a concentrare non sul blocco monolitico, ma sulla femminilità individuale; per esempio nasce la questione del femminismo tra le lesbiche e trans. 

Questo accompagna piano piano il focus dell’attenzione sull’individuo, ovvero su come ognun* si possa fare carico di reinterpretare i valori di un movimento storico secondo le proprie caratteristiche personali; fino ad una visione più attuale in cui l’individuo  si colloca al centro ed estrapola da questo armadio di valori l’abito che gli sta meglio.

Faccio un esempio pratico, e qui ritorna forse il famoso taglio della ciocca; in questi giorni, i miei colleghi, che ben conoscono il mio pensiero a riguardo, mi hanno fatto presente che si aspettavano da me questo gesto. Questo commento mi ha fatto ancora una volta sorridere; come se per essere femminist* bisognasse per forza manifestare, scendere in piazza o aderire a dei gesti main stream.

E ancora, in altri termini, ogni persona,  e non mi riferisco non solo ad una persona “femminista”, ma anche lesbica, binaria, con disabilità, può trovare la sua narrazione, il suo modello alternativo che non deve ricadere necessariamente in una categoria prefissata.

Ad esempio, molt* tendono a cadere nel modello della “donna forte”, ma che significa di fatto essere donne forti? Non è forse un altro modo per dire che ci sono donne deboli? Anzi per identificarsi nel modello di DONNA FORTE significa che si parte necessariamente dal fatto che ci siano donne deboli; quindi, a mio avviso, questo lascia un po’ il tempo che trova.

Abbiamo quindi bisogno di una quarta ondata di femminismo?

Non necessariamente …….

Vorrei concludere, riportando direttamente le parole di Jennifer Guerra, nella parte finale del suo saggio:

Il femminismo non è una gara né un gioco a premi, non c’è un modo giusto o sbagliato di essere femministi, non devo dimostrare niente a nessuno ma solo continuare a fare la mia parte per trasformare in meglio la mia vita e quella di chi mi sta attorno, al meglio delle mie capacità

Un ulteriore riflessione può essere fatta: come questo possa avere un parallelismo con una preziosa pratica psicoterapica centrata sulla dimensione umana e sull’autenticità dell individuo.

Dott.ssa Chiara Moriglia

Psicologa e Psicoterapeuta in formazione

Per Approfondire

Guerra J., IL CORPO ELETTRICO

donna, femminismo, femminista, femministe, femministi, psicologia, psicoterapia, violenza

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Contattaci

Newsletter


Seguici


I contenuti presenti sul blog "ilsigarodifreud.com" dei quali sono autori i proprietari del sito non possono essere copiati,riprodotti,pubblicati o redistribuiti perché appartenenti agli autori stessi.  E’ vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma.  E’ vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dagli autori.


Copyright © 2010 - 2022 ilsigarodifreud.it by Giulia Radi. All rights reserved - Privacy Policy - Design by Cali Agency