Il Malingering
Inganniamoci ma non troppo

Cos’è il Malingering?

Il termine malingering indica una simulazione di malattia,ovvero la creazione cosciente e volontaria di problemi fisici o mentali per ottenere un determinato vantaggio. Il termine deriva dall’ambito militare dove rappresenta i soldati che, fingendo di essere malati o poco in salute, riescono a farsi riconoscere permessi o l’indisponibilità a svolgere alcune attività, per farla breve un po’ come quando da piccoli fingevamo di avere la febbre per non andare a scuola. Ovviamente qui stiamo parlando di una simulazione consapevole e non di un disturbo vero e proprio come può essere il disturbo di somatizzazione.

Nel Malingering, dunque, tendiamo ad accentuare una situazione problematica per raggiungere un obiettivo specifico che può essere immediato o può riguardare una condizione che si protrae nel tempo, se il nostro scopo lo necessita.

Come mai vi sto proponendo una riflessione su questo argomento?

Il Malingering non si limita soltanto al classico mal di testa per saltare un impegno che non abbiamo voglia di rispettare, ma in generale riguarda diversi aspetti del nostro comportamento e diverse sfere della nostra vita.  Quante volte, durante le nostre giornate, tendiamo ad aumentare l’intensità di quello che ci è accaduto, a ingigantire determinate sensazioni, a colorire un po’ le nostre narrazioni? Magari per riuscire in modo più sereno  a declinare un invito, per procrastinare una scadenza, per evitare un impegno che non avremmo mai voluto prenderci. Lo facciamo un po’ con tutti, a lavoro, con gli amici, in famiglia, con il/la partner, modifichiamo leggermente la realtà per ottenere, nell’immediato, la soddisfazione di un bisogno che non riusciamo ad esprimere in altro modo, oppure per placare l’ansia rispetto a una situazione che non siamo più sicuri di riuscire a gestire. Questo tipo di atteggiamento, che a volte chiamiamo “bugie bianche” perché non fanno male a nessuno, e spesso è così, cela comunque dei rischi. Abituarci a questo modo di ragionare ed esprimerci, soprattutto se protratto nel tempo, rischia di creare delle abitudini e degli automatismi anche nei nostri comportamenti e nel come ci raccontiamo; di instaurare dinamiche che potrebbero modificare il nostro modo di rappresentarci e apparire agli altri, mostrandoci magari differentemente da quello che sentiamo in realtà, creando dunque confusione nelle relazioni che instauriamo, non solo con le persone, ma anche con i luoghi che viviamo. Questo non riguarda soltanto le dinamiche verso l’esterno ma, soprattutto, quelle verso noi stessi. Il rischio principale, abituandosi a questo tipo di pensieri, è quello di finire con l’ingannare noi stessi, di auto convincersi di quello che stiamo dicendo anche se sappiamo che, in fondo, stiamo esagerando un po’, di pensare ad emozioni che in realtà non stiamo provando, di rendere quella che all’inizio era una simulazione consapevole in qualcosa di più nebuloso. In parole povere, passare dal mentire un po’ sapendo di mentire a mentire senza rendersene conto.

Perché lo facciamo?

Spesso è come se le motivazioni che sono dietro le nostre decisioni fossero condizionate da una sorta di effetto alone. L’effetto alone è quando attribuiamo agli altri caratteristiche che non hanno riscontro nella realtà, ma sono basate su nostri pregiudizi e preconcetti (anche se positivi). Questo avviene anche verso le motivazioni che sono dietro le azioni che compiamo e che percepiamo negli altri. Pensiamo a quando riceviamo un rifiuto, un no, a quando dobbiamo affrontare un’assenza, un imprevisto, un torto, tendiamo, più o meno serenamente, ad accettare tutto questo soltanto se le motivazioni e le giustificazioni che l’altro ci porta sono impeccabili, più o meno giuste e ragionevoli, un po’ come quando il/la partner non vuole vederci e  lo accettiamo solo se ha 40° di febbre e sta facendo testamento. Lo stesso avviene quando tocca a noi, quando diciamo un no, un rifiuto, creiamo un problema o un imprevisto, pensiamo che le nostre azioni verranno capite ed accettate, salvaguardando la nostra immagine, soltanto se le giustificazioni e motivazioni  che porteremo saranno impeccabili, più o meno giuste e ragionevoli.

Questo, però, rischia di portarci fuori strada, di allontanarci dal trovare un equilibrio rispetto ai nostri bisogni e la loro soddisfazione. Raccontarci male, a volte, può portare a gestire male le nostre esigenze, o comunque ad esaudirle parzialmente. Le decisioni che prendiamo, se in linea con noi stessi e i nostri bisogni, sono giuste per definizione, poi possiamo cambiare o smussare il modo di prenderle ed esprimerle, ma le motivazioni che ci sono dietro non possono essere giudicate da nessuno, perché sono personali.

Coloriamo le nostre vite, ma inganniamoci il meno possibile.

Dott. Luca Notarianni

Riceve su appuntamento a  Roma

cell. 3804739760

email: luca.notarianni@alice.it

Per Approfondire

Link: https://www.stateofmind.it/2022/07/malingering-simulazione-sintomi/

accettare, benessere, bisogni, decisioni, effetoalone, fingere, giudicare, ingannare, malingering, mentire, motivazioni, narrare, psicologia, simulazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Contattaci

Newsletter


Seguici


I contenuti presenti sul blog "ilsigarodifreud.com" dei quali sono autori i proprietari del sito non possono essere copiati,riprodotti,pubblicati o redistribuiti perché appartenenti agli autori stessi.  E’ vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma.  E’ vietata la pubblicazione e la redistribuzione dei contenuti non autorizzata espressamente dagli autori.


Copyright © 2010 - 2022 ilsigarodifreud.it by Giulia Radi. All rights reserved - Privacy Policy - Design by Cali Agency