Innamorarsi dell’assenza. Ci sono ma non troppo

A volte sentiamo di innamorarci di persone che non sono disponibili ad avere una relazione con noi. Individui che sono già impegnati in un’altra storia e che in realtà non lasceranno mai il partner, altri che non sono pronti ad avere una relazione d’amore o non vivono il nostro stesso sentimento.

Capita di inseguire le persone “sbagliate” di fossilizzarci su chi non è disponibile per infiniti motivi a star con noi quando nel mondo esistono milioni di persone pronte a mettersi in gioco, possibilità concrete di costruire un rapporto intimo amoroso. Trovare la persona capace di farci innamorare non è di certo cosa semplice, ma neanche impossibile. Per innamorarci abbiamo bisogno di intuire nell’altro qualcosa che ci stupisce perché in qualche modo ci parla di noi (di un vissuto di insicurezza per esempio, di un ideale di forza, di un legame di accudimento materno mancato). Questo (in)seguire le persone non del tutto disponibili potrebbe diventare un motivo di riflessione nel caso in cui sembra essere una nostra tendenza, una modalità che si ripete in noi. Potrebbe essere quindi interessante domandarsi se c’è un denominatore comune in queste situazioni: è possibile che non mi innamoro solo dell’altro, di quella persona specifica, ma delle emozioni che l’altro che non si consegna a me fa vivere?

Questa domanda può sembrare apparentemente insensata perché queste relazioni provocano spesso il vissuto di emozioni fortemente negative (per un maggiore approfondimento sul tema si rimanda all’articolo “Psicodinamica degli Amori Impossibili
Relazioni di coppia tra realtà e immaginario”). In effetti però l’insoddisfazione che caratterizza queste dinamiche relazionali permette al soggetto di rapportarsi con un vissuto intenso del proprio desiderio che risulta sempre vivo e pulsante. Questo aspetto non va sottovalutato anzi al contrario il sentimento di innamoramento di persone che non ci corrispondono potrebbe quindi non essere semplicemente dovuto a una sfortuna in amore ma ad una ricerca di un vissuto intenso, ad un bisogno di sentirsi vivi tramite il proprio desiderio ardente. Considerando che ogni affermazione richiama il suo contrario, con il bisogno di sentirsi vivi va a braccetto la paura di sentirsi morti. Infatti, c’è un vissuto personale di angoscia (spesso viene da lontano perché ha radici nella storia famigliare) che si nasconde dietro questa dinamica e che soprattutto ha bisogno di trovare uno spazio. In questo senso il soggetto mette in scena l’angoscia investendo di sentimenti amorosi chi non lo corrisponde. Il dramma che gira intorno a queste dinamiche relazionali sembra essere legato anche al vissuto di sentimenti legati all’assenza e alla mancanza. In effetti l’altro che si sottrae lascia un grande spazio vuoto, spazio all’interno del quale possono essere proiettate aspettative e vissuti tra cui quelli della tristezza e della solitudine.

Questo gioco si fa in due quindi il discorso non è affatto incentrato solo su chi insegue ma anche su chi si sottrae. La psicoanalisi ha scritto tanto sull’isteria. Una grande verità di questo quadro di funzionamento della mente è che vi è una sapienza nel soggetto isterico a partire dal suo disperato bisogno di sentirsi visto e desiderato: consegnarsi all’altro vuol dire smettere di venire desiderato dall’altro. Questo per il soggetto che si nutre del desiderio dell’altro equivale a morire. Non di rado capita che chi s’innamora di individui che non corrispondono il proprio sentimento incontri soggetti che hanno bisogno di sottrarsi per sentirsi vivi. Tutti sperimentiamo il desiderio di piacere all’altro, ma in alcuni questo desiderio è una profonda esigenza legata a fantasmi personali. Tra questi vi è il bisogno di controllare l’altro e la paura di rimanere soli, quindi di non avere una figura protettiva accanto.

Ci muoviamo nelle relazioni portandoci dietro qualcosa di antico che viene dalle storie dei nostri legami di attaccamento (per un maggiore approfondimento si rimanda all’articolo “Ambivalenza nelle relazioni- Amare la rosa, Odiare le spine”). Ci muoviamo quindi mossi in parte da altro ma non siamo burattini, vi è sempre la possibilità di guardare nelle nostre vecchie valigie e di scegliere cosa tenere e cosa buttare in questo viaggio delle relazioni che può trasformarsi in un’occasione per conoscersi meglio.

Per approfondire:

Recalcati, Massimo. (2012). Ritratti del desiderio. Istituto Gestalt, Firenze.

Carotenuto, Aldo. (2010). Eros e pathos. Giunti Editore.

 

Dott.ssa Clarissa Cavallina

Riceve su appuntamento a  Roma

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email: clarissa.cavallina@gmail.com

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