La quarta età. L’invecchiamento consapevole

Molte famiglie si ritrovano in situazioni di emergenza, o comunque di difficoltà nella gestione dei loro cari che stanno invecchiando. Ci si interroga su quale sia la situazione più opportuna per consentire ai “nostri nonni” di vivere la loro anzianità nel miglior modo possibile.

Spesso il dilemma maggiore riguarda il luogo dove gli anziani dovranno passare il loro tempo e chi se ne dovrà prendere cura; continueranno a vivere nella loro casa? Andranno nella casa dei figli? Oppure in una casa di riposo o di cura? Avranno bisogno di un/a badante?

Ovviamente ogni situazione è a sé stante ed incomparabile con un’altra, ma cercheremo, analizzando scenari generici, di dare qualche utile spunto di riflessione.

Prima considerazione, che per molti potrà sembrare scontata, ma purtroppo non sempre lo è, riguarda la volontà dell’anziano. Alcuni figli o parenti si sentono in diritto di sapere quale sia la cosa migliore per i propri cari, senza prendere in considerazione l’opinione degli stessi, senza comunicare con loro. A volte, gli anziani, per non creare problemi e per non sentirsi “un peso”, accettano malvolentieri situazioni che avrebbero rifiutato se fossero stati interpellati, se avessero avuto una possibilità di confronto.

Il dialogo in molte circostanze può essere la chiave per la giusta soluzione; capire cosa realmente un anziano si aspetta dal proprio futuro, analizzare congiuntamente le varie possibilità e non permettere che il carattere e le volontà dei nostri vecchi vadano spegnendosi.

“Lasciati guidare dal bambino che sei stato”

José Saramago

Josè Saramago ci lascia immaginare nonni che ritrovano la spensieratezza e l’ingenuità dei bambini, “qualità” che permettono loro di affrontare anni difficili con spirito e rinnovata curiosità; ma ci sono anche anziani che non accettano il passare dell’età e che vanno maggiormente supportati e coinvolti nelle decisioni che li riguardano, per far si che tramutino l’ansia e lo scontento in rilassatezza e godimento del tempo a disposizione.

La seconda considerazione vuole sottolineare che spesso le famiglie si comportano come se avessero davanti soltanto due alternative nette, come se esistessero soltanto il bianco o il nero.

Se un anziano si ritrova tutto il giorno in casa da solo, si pensa che l’unica alternativa sia uno spostamento in una casa di riposo, mentre invece, anche se poco pubblicizzati, da anni sono presenti in tutto il territorio nazionale centri diurni per anziani (centri con attività dal mattino al pomeriggio, con  organizzazione  funzionale al raggiungimento degli obiettivi di socializzazione e di aggregazione dell’anziano utente, che diventa egli stesso risorsa del territorio); che permettono all’anziano di trascorrere la giornata in compagnia dei coetanei, e alla famiglia di lavorare o comunque svolgere le proprie attività.

Qualora l’anziano in questione non volesse inserirsi in un centro diurno, un’ altra alternativa potrebbe essere quella dell’attivazione di un servizio di assistenza domiciliare, la quale fornirebbe all’anziano la presenza di un assistente nella propria casa per alcune ore della giornata e permetterebbe alla famiglia una migliore organizzazione.

Sia la partecipazione ad un centro diurno, sia l’attivazione dell’assistenza domiciliare possono, e a volte necessariamente devono, essere integrate con la presenza di un/a assistente o badante privato/a.

(Per l’attivazione dei servizi di cui si è parlato si può far riferimento al P.U.A, punto unico di accesso, del proprio territorio di residenza)

In questa terza ed ultima parte parleremo degli anziani affetti dal morbo di Alzheimer o da demenza senile.

Questo argomento mi ricorda un passo dell’”Elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam, dove l’umanista olandese facendo parlare la follia, descrive la vecchiaia:

…finchè non sopraggiunge la gravosa vecchiaia, la molesta vecchiaia, odiosa non solo agli altri, ma anche a se stessa. Nessuno dei mortali riuscirebbe a sopportarla se, ancora una volta, impietosita da tanto soffrire non venissi in aiuto io…per quanto è possibile non riportassi all’infanzia quanti sono prossimi alla tomba, onde il volgo, non senza fondamento, usa chiamarli rimbambiti.

Ma delirano ormai, non ragionano più! Certo. E’ proprio questo che significa tornare fanciulli. Forse che tornare fanciulli non significhi delirare e non avere senno?e non è proprio questo, il non avere senno, ciò che più piace di quella età?

Così, per mio dono, il vecchio delira. E tuttavia questo mio vecchio delirante è libero dagli affanni che travagliano il saggio; quando si tratta di bere è un allegro compagno; non avverte il tedio della vita, che l’età più vigorosa sopporta a fatica.

Questo scritto mi ha sempre strappato un sorriso e aiutato a sdrammatizzare situazioni complicate.

Avere un anziano affetto da Alzheimer o da demenza senile in casa comporta un impegno immensamente gravoso per le famiglie che si occupano dell’accudimento, per questo spesso ci si rivolge alle R.S.A. (Residenze Sanitarie Assistenziali), che accolgono in degenza anche persone con queste patologie.

Il distacco totale dalla propria abitazione e dalla propria routine può essere particolarmente destabilizzante per questi anziani; avere vicino i propri cari nei momenti di lucidità può  rivelarsi invece un punto di forza. Per questo, laddove fosse possibile, sarebbe sempre opportuno preferire ad uno spostamento in una Residenza specializzata, l’attivazione dei servizi precedentemente descritti(Centri diurni e assistenza domiciliare), anche per questa categoria di nonni.

Questi inoltre hanno diritto al riconoscimento dell’invalidità e dello stato di handicap; quindi di poter usufruire insieme ai familiari delle forme di sostegno previste, come il permesso di sosta auto per invalidi, la riduzione dell’orario di lavoro, la pensione di invalidità civile, l’indennità di accompagnamento e l’esenzione dei ticket sanitari. 

Motta, cantautore e polistrumentista pisano, in un passaggio significativo del ritornello della sua “Del tempo che passa la felicità” scrive:

…Sarebbe bello finire così, lasciare tutto e godersi l’inganno, ogni volta, la magia della noia del tempo che passa la felicità…

In questa frase leggo quello che vorrei per i grandi anziani. Staccare dagli obblighi, dalle imposizioni della società e dalla freneticità della vita, accogliere la noia, godere di questa, lasciandosi i problemi alle spalle.

Dott. Diego Bonifazi

Assistente Sociale a Roma
(+39) 3296614580

diego.bonifazi@yahoo.it

Per approfondire

Erasmo da Rotterdam – Elogio della follia, Einaudi editore

Salvatore Merra, Rosanna Mansueto, Elisa Fontana – Una scelta difficile. Casa di riposo o badante? Sovera edizioni

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