Lo Specchio. Riflessioni su realtà e percezione

Riflette-re sullo specchio in quanto oggetto e sulla sua immagine simbolica, sull’immagine riflessa da questo, immagine in qualche modo falsa e distorcente la realtà, può aprire la strada a varie tematiche individuali, relazionali e psicopatologiche.

Lo specchio dà un’immagine speculare del mondo e di noi stessi (ciò che è a destra viene lasciato a destra), e quindi un’immagine distorta e non reale di come siamo. Ciò che vediamo può piacerci o meno, e questo può essere influenzato dalla nostra soggettività. Il vederci troppo in carne o troppo magri a volte può dipendere soltanto dagli stereotipi di bellezza che si hanno, o semplicemente dalla visione mentale che si ha di sé stessi, che, nella stragrande maggioranza dei casi, non corrisponde alla realtà.

Allo specchio si notano quelle che si considerano imperfezioni e qui nascono spontanee  alcune domande: Cosa è perfetto e cosa non lo è? Ciò che può essere perfetto per un individuo può non esserlo per un altro?

Questa può essere definita l’era della ricerca della perfezione, come nel materialismo quotidiano e nelle relazioni e nell’aspetto fisico (stereotipi di bellezza falsati da una chirurgia estetica esasperata).

Parlando con persone più anziane si possono notare svariate diversità di mentalità che poi hanno portato a questo cambiamento di vita e di concezione che si ha del mondo affettivo e materiale; una persona anziana qualche anno fa mi disse “La differenza tra la mia generazione e la tua è che noi gli oggetti vecchi li aggiustiamo, voi invece li buttate e ve ne comprate di nuovi. E fate lo stesso con le persone.”

Ciò che voleva dirmi è che, per esempio, si desidera sempre più il cellulare ultimo modello perché il vecchio non è più di tendenza,  se la televisione si rompe se ne acquista subito una nuova magari con qualche pollice in più, se la relazione con il partner presenta qualche piccolo attrito o incomprensione ci si manda a quel paese e ci si separa … “tanto il mare è pieno di pesci”. Quando magari il “vecchio” cellulare è ancora in ottime condizioni o è riparabile con pochi euro, e lo stesso dicasi per la tv. La relazione va coltivata, e ciò è attuabile con il dialogo, con i piccoli gesti quotidiani; ci si deve venire incontro, ascoltare, capire le divergenze per riavvicinarsi, ricucire quelle relazioni “aggiustabili” e non gettarsi via l’un l’altro come si fa con gli oggetti. Senza volerlo ci si collega al concetto di società liquida di Bauman.

Per riportare un esempio di imperfezione ascoltiamo il brano di Ray Charles “A sentimental blues” del 1957; teniamo conto che a quel tempo vi erano modalità di registrazione radicalmente diverse da quelle odierne. Questa registrazione (come in molte altre dell’epoca), ascoltata da un orecchio attento, sembra essere stata realizzata in un garage con microfoni panoramici messi qua e là, con scricchiolii in un’area completamente ovattata. Ascoltandola e riascoltandola si riesce a capire che è proprio quell’ “aria” ovattata, quegli scricchiolii e quella non-perfezione a rendere, quella registrazione e quella canzone, unica e che tutto ciò influisce nel modo migliore di arrivare all’ascoltatore con tutto il suo significato. Inutile dire che lo stesso vale per le persone, per le relazioni, per il modo di vedere il mondo e nell’individuare quella “imperfezione” allo specchio che proprio non ci va giù.
Può capitare di rivedere un conoscente dopo un’operazione chirurgica, al di là dell’essere più o meno attraente di prima, ci si può stupire di come quella persona abbia perso la sua identità, di come anche in quel dettaglio, che lui considerava a tal punto imperfetto da doverlo modificare, risiedesse la sua identità.

“Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” recitava la regina nella favola di Biancaneve avanti allo specchio magico, invidiosa della bellezza di Biancaneve a tal punto da desiderare la morte di questa.

Lo stesso, indirettamente, brama la ragazza con anoressia (Disturbo del comportamento alimentare nel DSM-5) che non mangiando si avvicina alla morte del suo stesso corpo (che non accetta) e della sua sessualità. L’anoressia solitamente viene vista come “la ragazza che si vede sempre grassa di fronte allo specchio e per questo rifiuta di mangiare”; letta in questo modo il consiglio che si è in grado di dare è “mangia”, inutile ai fini terapeutici.

Un mio professore della triennale mi diede lo spunto per leggere questo disturbo in un’ottica completamente diversa; per alcuni terapeuti, di stampo psicodinamico, questo rifiuto del mangiare, azione solitamente vista come momento da passare in compagnia dei familiari, è dovuto al rifiuto di condividere il pasto con questi e, come conseguenza, di mangiare il cibo.

In questa ottica tutto cambia, non è più lei a non sentirsi giusta con il proprio corpo, sono le dinamiche familiari che non funzionano. Infatti nella maggior parte dei casi di disturbi alimentari come l’anoressia, ma anche nel Binge Eating (episodi di abbuffate tipici della bulimia nervosa, senza gesti compensatori come vomito autoindotto, uso di lassativi/diuretici o digiuno nei giorni successivi), è possibile trovare dinamiche familiari problematiche o alcuni casi di violenze (verbali e/o fisiche). Proprio nel caso di violenze fisiche, le ragazze che sviluppano l’anoressia, tentano di annullare le proprie forme fino a diventare uno “scheletro” e quindi cercano di rendersi asessuate, tanto è il senso di colpa di essere in qualche modo una tentazione per quello zio, padre, vicino di casa che ha abusato di lei.

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Riflette-re sullo specchio in quanto oggetto e sulla sua immagine simbolica, sull’immagine riflessa da questo, immagine in qualche modo falsa e distorcente la realtà, può aprire la strada a varie tematiche individuali, relazionali e psicopatologiche.

Lo specchio dà un’immagine speculare del mondo e di noi stessi (ciò che è a destra viene lasciato a destra), e quindi un’immagine distorta e non reale di come siamo. Ciò che vediamo può piacerci o meno, e questo può essere influenzato dalla nostra soggettività. Il vederci troppo in carne o troppo magri a volte può dipendere soltanto dagli stereotipi di bellezza che si hanno, o semplicemente dalla visione mentale che si ha di sé stessi, che, nella stragrande maggioranza dei casi, non corrisponde alla realtà.

Allo specchio si notano quelle che si considerano imperfezioni e qui nascono spontanee  alcune domande: Cosa è perfetto e cosa non lo è? Ciò che può essere perfetto per un individuo può non esserlo per un altro?

Questa può essere definita l’era della ricerca della perfezione, come nel materialismo quotidiano e nelle relazioni e nell’aspetto fisico (stereotipi di bellezza falsati da una chirurgia estetica esasperata).

Parlando con persone più anziane si possono notare svariate diversità di mentalità che poi hanno portato a questo cambiamento di vita e di concezione che si ha del mondo affettivo e materiale; una persona anziana qualche anno fa mi disse “La differenza tra la mia generazione e la tua è che noi gli oggetti vecchi li aggiustiamo, voi invece li buttate e ve ne comprate di nuovi. E fate lo stesso con le persone.”

Dott. Filippo Santi

Lettore vincitore del contest “We want you” per il mese di Marzo 2017

filipposanti91@gmail.com

333/1580284

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