A spasso con Bob. Quando un animale ci cambia la vita

James Bowen aveva 27 anni, era un tossicodipendente, che cercava disperatamente di disintossicarsi, ma abbandonato dal padre, e senza una casa o un lavoro, trascorreva le sue giornate per le strade di Londra, ad elemosinare soldi mentre suonava la chitarra fuori dalle fermate della metro. La sua vita era davvero miserevole, ad eccezione dell’aiuto che gli offriva una giovane assistente sociale. Ma anche lei non poteva salvarlo. James doveva salvarsi da solo, con l’aiuto di un piccolo amico rosso, Bob.

Bob è un giovane gatto tigrato che ha letteralmente scelto di vivere con James, nel suo nuovo alloggio offerto dal servizio sociale inglese, per coloro che si sottopongo ad un programma di disintossicazione dall’eroina. Bob fa irruzione nella vita di James una notte, e da quel momento non lo ha più abbandonato. Un giorno lo ha seguito nel suo viaggio verso Londra, appollaiandosi sulle sue spalle, e da quel momento la vita di James è cambiata per sempre. I video delle sue esibizioni canore in compagnia del gatto rosso sono diventate virali sui social network, alcuni giornalisti hanno scritto articoli su di lui, e nel giro di qualche mese una casa editrice gli ha proposto di scrivere un libro sulla sua incredibile avventura.

L’aspetto più interessante della storia di James e Bob, da un punto di vista psicologico, è che Bowen, grazie alla presenza costante del suo gatto rosso è riuscito a disintossicarsi. Ha sostituito la dipendenza da quella sostanza che colmava i suoi vuoti emotivi, con l’amore di un essere vivente che non lo giudicava, che non manipolava le sue emozioni, ma restava sempre al suo fianco, nei momenti migliori come in quelli peggiori.  Per i tossicodipendenti le emozioni sono pericolose, ingestibili, se non attraverso un rischioso balletto di allontanamento e avvicinamento alla sostanza a cui sono assuefatti, che sostituisce le molto più complesse e non gestibili relazioni umane, caratterizzate da ambivalenza e insostenibile dipendenza affettiva.

La pet therapy, o meglio, la terapia assistita dagli animali, è un trattamento adatto a qualsiasi persona di ogni età e provenienza sociale, che desideri migliorare la qualità della propria vita. Il principio della Pet Therapy è basato sull’utilizzo del rapporto speciale che si viene a creare tra la persona e l’animale. I contatti che si instaurano tra paziente e animale riescono a facilitare il rapporto con il terapeuta che ha in cura la persona, rendendo il contesto della cura meno stressante e minaccioso, facilitando il movimento e il dialogo. Un esempio molto importante in questo senso è stato fornito durante le terapie di sostegno a cui sono stati sottoposti i vigili del fuoco intervenuti durante gli attacchi dell’11 settembre. Grazie alla presenza degli animali, cani in quel caso, gli uomini e le donne coinvolti nelle operazioni di salvataggio riuscivano ad aprirsi e a condividere le proprie esperienze traumatiche con gli psicologi dell’emergenza. La presenza degli animali gli permetteva di non vivere quell’esperienza come qualcosa di cui vergognarsi, un tipo di trattamento non adatto a chi ha scelto di dedicare la propria vita agli altri, escludendo quindi la possibilità di poter essere colpiti personalmente dagli eventi in cui si interviene, dovendo spesso nascondere la propria fragilità e le proprie paure. (per maggior approfondimenti si rimanda all’articolo “Esperienze, attività e terapie con animali- Quattro zampe e un cuore”).

Kaminski, Pellino e Wish hanno studiato gli effetti fisici ed emotivi della pet therapy in un campione di 70 bambini ricoverati per un lungo periodo di tempo. Attraverso l’utilizzo di diversi strumenti self report e attraverso le percezioni dei genitori dei piccoli pazienti, gli autori hanno rilevato un interessante incremento della qualità della vita emotiva dei bambini, un abbassamento della frequenza cardiaca e di alcuni indici di stress cronico. In particolare la terapia mostrava interessanti effetti positivi nei contesti gruppali.

In un recente studio di Wesley, Minatrea e Watson invece è stato indagato dell’effetto della AAT nell’alleanza terapeutica con pazienti adulti ricoverati per abuso di sostanze in un contesto di terapia di gruppo. Il campione era composto da 231 pazienti, sottoposti a terapia di gruppo e individuale. In entrambi i casi i risultati hanno mostrato un miglioramento della qualità della relazione terapeutica grazie alla presenza di un cane addestrato per la pet therapy. Questa interessante ricerca dimostra che la presenza di un animale può migliorare la qualità della relazione medico paziente nel trattamento di pazienti affetti da tossicodipendenze.

Il giovane James Bowen lo ha sperimentato in prima persona. La sua incredibile storia a lieto fine, oltre ad essere raccontata in due divertenti romanzi, è stata trasformata in un film, al cinema dal 9 novembre in tutta Italia.

Dott.ssa Valeria Colasanti

Riceve su appuntamento a Roma e Villanova di Guidonia
(+39) 3488197748

colasantivaleria@gmail.com

Per Approfondire:

– Mary Kaminski , Teresa Pellino & Joel Wish – Play and Pets: The Physical and Emotional Impact of Child-Life and Pet Therapy on Hospitalized Children, Childrens healt care, volume 31, 2015;

– Martin C. Wesley, Neresa B. Minatrea & Joshua C. Watson – Animal-Assisted Therapy in the Treatment of Substance Dependence, Journal Anthrozoos, 2010;

– Marzia Giacon, “Pet Therapy – Psicoterapia con l’aiuto di un amico animale. Ed. mediterranee 1992 

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