Il masochismo sessuale. L’eccitazione della sofferenza
La sessualità e la sua espressione sono elementi caratteristici della personalità, sono come il corredo genetico: ci rendono unici e diversi da tutti gli altri. Il modo in cui viviamo la sessualità mette in luce la nostra creatività ed i nostri desideri. Ciò avviene anche per le patologie ad essa associate. Le perversioni sessuali rappresentano un argomento che sempre più frequentemente sta ricevendo l’attenzione da un lato del mondo scientifico (medici, psicologi, sessuologi, giuristi, educatori, sociologi) e dall’altro dell’opinione pubblica e dei mass-media. A lungo si è tentato di dar loro un adeguata collocazione e definizione, finché sono state inserite nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM IV e ora nell’ultima versione DSM V) all’interno del capitolo “Disturbi Sessuali e dell’Identita di Genere”, acquisendo l’etichetta di “parafilie”: caratterizzate da impulsi sessuali, comportamenti ricorrenti ed eccitanti sessualmente riguardanti oggetti inanimati, sofferenza e/o umiliazione di se stessi, del partner, di bambini o altre persone non consenzienti, che si manifestano per un periodo di almeno sei mesi. Tra le parafilie più comuni si possono citare l’esibizionismo, in cui l’eccitamento sessuale deriva dal mostrare o esibire i propri genitali ad un estraneo inconsapevole, il feticismo, in cui il piacere sessuale si riceve solo da oggetti inanimati (scarpe, biancheria intima…), che divengono quindi oggetti di “venerazione”, il frotteurismo, per cui si prova eccitamento nel toccare o strofinarsi contro una persona non consenziente.
Vi sono compresi inoltre la pedofilia, il masochismo sessuale, il sadismo sessuale, il feticismo da travestimento (eccitamento sessuale derivante dal travestirsi con abiti dell’altro sesso) e il voyeurismo (in cui il piacere deriva dall’osservare, non essendo visti, persone nude o che si spogliano o che hanno rapporti sessuali). Queste sono le parafilie più comuni. La domanda è: come si riesce a distinguerle dalle fantasie erotiche, a carattere più o meno spinto o anche “perverso”, presenti nella maggior parte delle persone? Se una persona ha il desiderio di essere sottomessa durante i rapporti sessuali deve essere considerata una patologia? Tali fantasie o comportamenti sono considerati parafilici quando provocano uno stato di disagio o comunque danneggiano il soggetto: sono obbligati o necessari per provare l’eccitamento sessuale, portano ad atti contro la legge, coinvolgono persone non consenzienti, danneggiano le relazioni interpersonali.
Sebbene le parafilie rappresentino un disturbo prevalentemente maschile, quella più comune, il masochismo sessuale, non è caratterizzata da una predominanza di genere. La sua caratteristica è il piacere sessuale legato al dolore fisico o morale del soggetto, e caratterizzato da ricorrenti e intensi impulsi sessuali e fantasie, che comportano l’atto reale, non simulato, di venire umiliato, percosso, legato e fatto soffrire. Quando il masochismo si esprime con un partner si ricerca la costrizione fisica e le umiliazioni morali. Si ricerca un ruolo attraverso il quale ci si possa sentire umiliati. Alcune persone che presentano questo tipo di disturbo possono essere infastidite dalle loro fantasie masochiste, che comunque ricercano durante i rapporti sessuali o la masturbazione, ma non vengono agite in altri modi o al di fuori di quelle occasioni. L’ipossifilia è una forma particolarmente pericolosa di masochismo sessuale, che comporta l’eccitamento sessuale da deprivazione di ossigeno (attraverso un nodo scorsoio, una sostanza chimica, la compressione del petto o una busta di plastica…), lasciandosi la possibilità di evitare il soffocamento prima di perdere i sensi. Questo tipo di attività può essere fatta anche con un partner ed in alcuni casi può verificarsi la morte accidentale: tali casi vengono distinti dal suicidio o dall’omicidio. La presenza delle fantasie sessuali masochistiche si verifica già nell’adolescenza, mentre l’età di insorgenza delle attività masochistiche con partner si situa generalmente nella prima età adulta.
Il termine masochismo venne inizialmente usato da Freud nei “Tre saggi sulla teoria sessuale” per indicare alcune deviazioni sessuali in cui il soggetto non solo accetta, ma ricerca la sofferenza fisica e psicologica come mezzo per ottenere il piacere, all’interno del registro perverso del sadomasochismo (Egli comprese presto, infatti, che i ruoli possono facilmente ribaltarsi e “laddove vi è il masochismo possiamo sempre ritrovare anche il polo opposto, il sadismo”. Tanto è vero che spesso i partner che prediligono l’uno o l’altro polo del sadomasochismo tendono ad attrarsi ed a trovare un equilibrio/incastro tra le loro patologie). Successivamente, l’interesse di Freud si spostò sull’analisi delle fantasie inconsce che stanno dietro alla posizione di sottomissione; egli teorizzò per primo che le persone che hanno bisogno di fantasie o azioni masochistiche per raggiungere una gratificazione sessuale, stanno ricercando una punizione inconscia per i desideri sessuali conflittuali vissuti nell’infanzia. Attraverso questa forma di punizione, tramite la quale si raggiunge il perdono, il piacere sessuale è di nuovo accessibile.
Non è da escludere, inoltre, che i masochisti che necessitano di dolore e umiliazione per raggiungere il piacere sessuale, stiano in realtà ripetendo delle esperienze infantili di abuso, per cui l’unica forma di relazione nella vita adulta diventa contrassegnata dalla mortificazione e dal dolore, forse l’unica modalità di attenzione avuta nell’infanzia. Il trattamento terapeutico delle parafilie in generale non è cosa semplice: la maggior parte dei pazienti o arrivano in terapia in seguito a pressioni sociali o legali, oppure la parafilia emerge nel corso di una terapia che ha avuto inizio per altre ragioni. In fin dei conti perché farsi aiutare ad interrompere una pratica che provoca piacere? Fino ad oggi è emerso che un modello integrato può costituire un modello di intervento maggiormente efficace per il trattamento di questi disturbi, a condizione che il paziente accetti la responsabilità delle proprie azioni e per gli eventuali danni da esse causati.
Dott. Andrea Rossetti
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Per approfondire:
Simoncelli C., Petruccelli F., Vizzari V., (2009) Le perversioni sessuali. Milano: Franco Angeli Editore.
Dèttore D. (2001) Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale. Milano: Luciana Dambra Editore.