L’Orbiting
Ti giro intorno

Chi vede tutti i giorni il sole
dice con sufficienza:
“Cosa saranno mai quei quattro raggi”!
Ma io
per un giallo illuminello
sopra un muro
avrei dato allora qualunque cosa al mondo
(Vladimir Majakovskij)

Cos’è l’Orbiting?

L’orbiting, dall’inglese “orbitare”, sta a indicare il comportamento di un partner che non sparisce definitivamente ma che, dopo un periodo di silenzio, tende a farsi risentire indirettamente. Come? Attraverso qualche like sporadico ai post, un cuoricino su instagram o visualizzando le varie stories. Il tutto senza rispondere a eventuali messaggi privati o evitando incontri personali. Insomma una sorta di “non ci sono ma ci sono”. Può accadere anche dal vivo, ovvero che saltuariamente si faccia vedere in determinati luoghi ma limitando comunque la comunicazione a qualche saluto o frase di circostanza alle quali difficilmente si concede un seguito. Notiamo, dunque, come questo fenomeno sia molto legato all’utilizzo, all’importanza e al potere che attualmente concediamo alla tecnologia e ai social network.

Apparentemente le dinamiche dell’orbiting sembrerebbero meno impattanti e più soft rispetto al ghosting (per un maggiore approfondimento leggere Quando l’altro sparisce – psicologia del ghosting). Nel secondo caso abbiamo una persona che sparisce e interrompe la relazione di netto senza tornare indietro; l’altro, dunque, resta impotente a dover gestire l’abbandono, tormentandosi spesso con i sensi di colpa rispetto al pensiero di eventuali propri errori. Nell’orbiting, invece, può farci piacere vedere la persona, con la quale abbiamo  condiviso qualcosa della nostra vita, metterci dei like e rivolgerci qualche piccola attenzione. Ci si trova, dunque, a gestire una sorta di “presenza-assenza” che se da una parte può farci piacere dall’altra può essere generatrice di ansie.

Precisiamo che entrambi sono fenomeni nuovi e poco studiati, è dunque inutile ragionare attraverso le categorie di “peggiore-migliore”, in quanto ognuno di noi, essendo diverso, reagirà in modo differente a una dinamica piuttosto che all’altra.

Nell’orbiting, come dicevo, la persona che lo subisce si trova gettata in questa sorta di “nascondino social” dove l’altro a volte c’è a volte no. Le ansie derivate da questa situazione possono comportare dei rischi. Prima di tutto vedere una persona che per noi ha significato qualcosa, anche se per poco, rivolgerci delle piccole attenzioni, anche se social, senza poterla contattare o comunque sapendo che non saremo presi in considerazione, può generare molta frustrazione. Un altro rischio è quello che l’orbiting diventi un pensiero costante e fisso, soprattutto riguardo alla più classica delle domande: perché? Può accadere che una parte di noi si agganci al piacere di vedere l’altro ancora presente, trascinando il resto in un vortice di pensieri come: perché lo sta facendo? Perché non sparisce definitivamente? Vuole stare ancora con me?. Domande, alle quali, senza un confronto è impossibile trovare risposte. Anche nell’orbiting, però, è difficile trovare lo spazio comunicativo necessario ad affrontare determinate dinamiche, in quanto tutto si esaurisce nel distacco garantito dai social. Infine, trovarsi per un periodo lungo in questa situazione, può portare al forte rischio di abituarsi e normalizzare questo tipo di relazione.

Quando siamo in relazione con qualcuno è come se ci fosse uno spazio dentro di noi che riempiamo e nutriamo attraverso la relazione con l’altro. Quando questa finisce, se viene chiusa in modo sano e maturo, tendiamo a svuotare quello spazio per prepararlo a quello che verrà dopo. L’orbiting, in qualche senso, è come se attaccasse e mettesse in pericolo questo processo. Il rischio è quello di tenere pieno quello spazio, di tenerlo occupato, ma non da una vero e proprio legame o da una relazione che ci nutre e fa stare bene, ma da pensieri fissi, paranoie, insicurezze e speranze che sembrano non concretizzarsi mai. Questo rischia di condizionarci, di farci rimanere fermi e bloccati, aggrappandoci a sporadici saluti, qualche like o qualche attenzione saltuaria.

Dall’altra parte chi decide di allontanarsi per poi tornare in “orbita” è probabilmente  mosso da insicurezze o dalla paura di impegnarsi veramente in una relazione. Questo tipo di atteggiamento sembra un po’ risentire dell’influenza che la società attuale ha su di noi. Riprendendo il concetto di liquidità di Bauman, vediamo come in un mondo dove siamo iperstimolati, dove regna l’illusione della possibilità di poter fare tutto, diventare tutto, anche le relazioni ne sono condizionate. Nell’orbiting è come se la persone, non riuscendo a scegliere o prendere decisioni, preferiscano starsene un po’ lontane e un po’ no, in attesa. Come dinamica, dunque, non lascia molto scampo neanche a chi la attua, che rischia di chiudersi in un comportamento che può portare allo stallo o al sentirsi perennemente insoddisfatti.

Cosa si fa in queste situazioni?

Ovviamente non c’è una formula magica, così come non c’è una risposta univoca. Riprendendo il termine “orbiting”, ognuno di noi dovrebbe sentirsi come il centro della propria galassia. In questa metafora noi non siamo dunque la Terra, ma il Sole. Le persone che entrano nel nostro sistema solare, quindi nella nostra vita, sono satelliti, pianeti che orbitano intorno a noi. Dobbiamo dunque ricordarci di non dover mai perdere il ruolo di “sole” nella nostra vita. Quando ci rendiamo conto che qualcuno, attraverso dinamiche e comportamenti, sta cercando di farci perdere la nostra centralità, dobbiamo porci delle domande, accendere un campanello d’allarme. Prestiamo attenzione a noi stessi cercando di non trascurare mai il nostro benessere.

Dott. Luca Notarianni

Riceve su appuntamento a  Roma

cell. 3804739760

email: luca.notarianni@alice.it

Per approfondire:

Bauman Z. (2011) “Modernità liquida”, Laterza Editore

Iovine A. (2018) https://repeller.com/orbiting-is-the-new-ghosting/

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