Siamo sicuri sia solo una questione di immagine corporea?
Il legame tra DCA e disforia di genere
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Come è risaputo, l’immagine corporea o meglio la grande attenzione verso questo aspetto e le relative implicazioni, è uno degli aspetti più importanti che si devono prendere in considerazione quando si ha che fare con un disturbo alimentare.
Lo sviluppo dell’immagine corporea dipende da fattori biologici, ma anche dall’influenza della famiglia, delle figure di riferimento, del gruppo dei pari, dei media, della società e delle culture in cui ciascuno vive.
L’immagine corporea si basa su rappresentazioni di tipo cognitivo ma anche affettivo/emozionale: su di essa influiscono la storia personale, le relazioni con le figure significative, il pensiero collettivo, i messaggi veicolati dalla pubblicità e dai social. Per questo motivo essa è un elemento che gioca un ruolo di primaria importanza nelle storie di disordini alimentari.
Nel DSM-5, in riferimento all’ Anoressia Nervosa, il legame con le forme corporee viene espresso con questa dicitura: “Alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso o la forma del proprio corpo, eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima, oppure persistente mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso”.
Quando si può parlare invece di Disforia di Genere?
La Disforia di genere è una condizione clinica caratterizzata da uno stato di sofferenza interna, che si manifesta per lo più con forme di ansia e depressione; questa condizione sintomatologica è correlata in maniera specifica al fatto che la persona avverte una mancata corrispondenza tra il sesso biologico ( dunque quello assegnato alla nascita) e l’identità di genere in cui egli si rispecchia maggiormente. Questo il pezzetto del puzzle che ci serviva; è chiaro che parlando di disforia di genere, l’aspetto corporeo diviene centrale.
Infatti, le persone che si identificano come trangender, sono più vulnerabili e possono sviluppare un elevata dissaffezione nei confronti dei loro corpi; questo li porta frequentemente a modificare la propria corporeità, dunque le caratteristiche biologiche assegnate, attraverso diete restrittive. Oppure, sono stati riscontrati comportamenti alimentari particolari al fine di accentuare gli aspetti corporei che contraddistinguono il genere a cui si sentono maggiormente affini.
Questo apre una finestra su un panorama piuttosto vasto per chi si occupa in clinica di DCA; infatti implica considerare gli aspetti legati alla disforia di genere quando si parla di immagine corporea. Tradotto in altri termini, potrebbe capitare che l’aspetto concernente l’attenzione al corpo assuma significati ulteriori che possono essere ricondotti a questo problema piuttosto che ad una mera attenzione alla forma fisica per un’adesione a canoni estetici ad esempio. Tutto questo deve essere tenuto conto in un’ottica di prevenzione, diagnosi e trattamento.
In un’interessante rassegna del 2019 ( Milano e colleghi) vengono ripercorsi i fili con cui è tessuta la complessa matassa di questa non banale questione.
Il punto chiave della faccenda è che il corpo e, in particolar modo, i distretti corporei associati al sesso assegnato e non accettato, costituisce la componente che arreca maggiore sofferenza e quindi questo può essere considerato un fattore di rischio importante per lo sviluppo di un DCA.
Riformuliamo e sintetizziamo; il corpo è il fulcro della questione.
Infatti, pur essendoci ancora pochi studi e con campioni poco numerosi ed esemplificativi, emerge che tra persone trangender vi è una maggiore probabilità di incorrere in disrturbi alimentari o in comportamenti disfunzionali rivolti verso il corpo e il cibo.
Come prima spiegazione, ritroviamo una grande attenzione verso il corpo; ovvero tramite il controllo del peso, soprattutto i trans male, tentano di sopprimere i caratteri sessuali secondari che non sentono parte della propria identità come ad esempio la larghezza dei fianchi, il senso e le mestruazioni.
Dall’altra parte questa maggiore predisposizione riscontrata per le persone transgender di sviluppare DCA, viene legata ad un fattore intermedio, ovvero il cosiddetto “minority stress”, ovvero lo stress sperimentato da persone appartenenti a minoranze sociali che possono incorrere in discriminazioni. Da qui una maggiore predisposizione a sviluppare psicopatologia e tra questa anche DCA.
Al di là di queste speculazioni, tuttavia, è importante aprire questa finestra, dai cui vetri filtra una luce diversa; ed ancora una volta il significato del sintomo ma soprattutto del corpo assume una connotazione peculiare di cui il clinico ha il dovere di farsi carico.
Rispetto a questo argomento, vi è la necessità di ulteriori studi che prendano in considerazione campioni più ampi e significativi ed una misurazione più specifica e accurata della dimensione di Gender Dysphoria.
PER APPROFONDIRE:
Milano, W., Ambrosio, P., Carizzone, F., De Biasio, V., Foggia, G., & Capasso, A. (2020). Gender dysphoria, eating disorders and body image: an overview. Endocrine, Metabolic & Immune Disorders-Drug Targets (Formerly Current Drug Targets-Immune, Endocrine & Metabolic Disorders), 20(4), 518-524.
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