La Misofonia
I rumori che non sopporto di te!

“Preferisco cenare da sola. Sto bene con la mia famiglia, ma quando mangiamo no, non riesco. Non riesco a guardarli mentre muovono la bocca e emettono quei rumori così fastidiosi. Ogni volta che sono a tavola con loro devo sbrigarmi a finire e cercare una scusa per alzarmi prima che tutti abbiano finito, altrimenti non smetto mai di mangiare, tutto il tempo, per attutire i loro rumori con i miei… Perché lo fanno? Perché non capiscono e non si impegnano a mangiare meglio? Mi innervosiscono così tanto, vorrei sgridarli e a volte menarli.



Da qualche anno vado al cinema solo se prenoto i biglietti online. Posso guardare un film serenamente solo in ultima fila, non posso avere persone dietro di me. Odio chi mangia i pop-corn e se sento quel rumore provenire dai posti dietro, impazzisco. La gente è menefreghista, non pensa di poter disturbare, se ne frega e a me questo proprio non va giù!”


È estremamente frustrante provare emozioni negative a contatto con rumori comuni, riconosciuti scientificamente come “innocui”, e sentirsi costretti a condizionare le proprie attività, la propria socialità e , dunque, la propria vita per sfuggirne e poter mantenere uno stato di benessere.
Si definisce Misofonia, ovvero “odio per il suono”, il disturbo consistente in una ridotta tolleranza a determinati suoni specifici provenienti dall’esterno, perlopiù da altre persone.
Nei misofonici l’ascolto di alcuni rumori , come il sentire masticare o respirare pesantemente, determina una reazione fisica avversiva immediata, caratterizzata da rabbia, disgusto, aggressività impulsiva e tentativi di fuga. L’intensità dell’ emozioni negative provate a contatto con il rumore, favorisce il successivo innesco di pensieri ossessivi riguardo le strategie per sfuggirne e il livello di gravità.
Il comportamento del misofonico si struttura su condizionamenti cognitivi, ovvero su connessioni tra suono e avversione: il rumore determina fastidio, il fastidio determina la rabbia, il desiderio di essere violenti, la fuga o l’evitamento come risposte comportamentali. La reazione fisica è di tipo “fight-or-flight” (combatti o fuggi), ovvero un innesco rapido di reazione ad un pericolo. Il soggetto con misofonia, dunque, reagisce come fosse in pericolo, producendo più ormoni come l’adrenalina e il cortisolo e manifestando tachicardia, ipertensione, rigidità muscolare, dispnea, sudorazione, ipertermia a contatto con lo stimolo fastidioso.

Circa l’80% dei rumori riconosciuti come fastidiosi sono legati alla bocca (masticazione, sbadiglio, rumore di saliva e deglutizione) e prevalentemente coinvolgono suoni ripetitivi.
I misofonici sono consapevoli di soffrire di questa condizione e di quanto essa possa diventare estremamente invalidante: le difficoltà associate al condividere uno spazio con altre persone, determinano l’evitamento di situazioni sociali specifiche e ,in virtù di un buon livello di consapevolezza del disturbo e della percezione dell’impossibilità di cambiamento, un’intensa sofferenza psico-sociale.

Le persone con misofonia possono manifestare sintomi molto gravi, al punto da provare dolore. Non possono mangiare in compagnia di altre persone, né dormire nella stessa stanza, o addirittura lavorare in ufficio con altri persone. La misofonia li affligge tanto che iniziano a evitare molti luoghi. E questo non porta ad altro che peggioramenti.” – Schröder

La misofonia solitamente si manifesta durante la pre-adolescenza e coinvolge inizialmente i familiari come produttori di suoni fastidiosi. Numerosi pazienti riferiscono l’insorgenza del disturbo in seguito ad un profondo disgusto provato durante l’infanzia nel sentire i familiari fare rumori con la bocca (spesso raccontano di un genitore che mangia), ma negano perlopiù esperienze traumatiche consapevoli associate. Non è raro si presenti in più soggetti dello stesso nucleo familiare, le ipotesi riguardano nella stessa misura una componente genetica e un condizionamento ambientale.
L’incidenza della componente familiare e della bocca come zona erogena maggiormente coinvolta, però, rimarcano ai nostri occhi la necessità di approfondire gli aspetti psicodinamici associati al disturbi, ancora poco esplorati nella letteratura scientifica. È possibile ipotizzare un livello di rigidità degli stili familiari educativi e morali, una fissazione orale e un ridotto “nutrimento” materno durante i primi anni di vita.

La misofonia non è ancora riconosciuta come un disturbo psichiatrico a sé, né dal DSM-5 né dall’ICD-10, ma numerosi studi si muovono nella direzione della necessità di una classificazione. Schröder et coll (2013) dell’Academic Medical Center (AMC) di Amsterdam, centro attivo in cure specifiche per la misofonia, suggeriscono di considerarlo come un disturbo psichiatrico distinto, all’interno  dello spettro dei disturbi ossessivo-compulsivi.

La maggior parte delle persone che sviluppano la misofonia hanno degli aspetti della personalità rigidi e compulsivi. È un disturbo che ha a che fare con il senso del controllo. Quando senti qualcuno che mastica rumorosamente entra in gioco anche un giudizio etico “dovresti tenere chiusa la bocca quando mangi!“” – Schröder.

In misura minore rispetto al disturbo ossessivo compulsivo, sono correlati anche disturbi d’ansia generalizzati.

La misofonia, come altri disturbi psichiatrici, può presentarsi in una scala di patologia da lieve a grave.
Se il disturbo si presenta in lieve entità, l’individuo percepisce il fastidio e l’anomalia delle sue reazioni comportamentali, ma raramente richiede un intervento di cura poiché gestisce le sue reazioni evitando le fonti dei rumori fastidiosi o frequentando solo contesti da poter mantenere sotto controllo.
Nelle condizioni moderate e gravi, con compromissione di attività quotidiane e sociali, è scientificamente riconosciuta la necessità di interventi psicoterapici e farmacologici sulle dimensioni ossessive e ansiose. Tuttavia non esistono ancora linee precise di intervento, non essendo riconosciuto come un disturbo psichiatrico a sé.
L’ istituto AMC di Amsterdam, in via sperimentale, propone un’intervento psicoterapico di matrice cognitivo-comportamentale piuttosto intenso. La cura consiste in una terapia di gruppo basata su diverse tecniche cognitivo-comportamentali, con incontri a cadenza di una volta a settimana,  con l’obiettivo di un de-condizionamento, dunque dell’interruzione delle associazioni tra suoni ad alcune emozioni negative. Un processo di cura lento che può durare anche molti mesi.
È consigliabile, in ogni caso, un intervento psicoterapico di orientamento sistemico-relazionale o psicodinamico per migliorare le consapevolezze sulle dinamiche familiari e sulla storia familiare e intrapsichica del sintomo.

Dott.ssa Emanuela Gamba

Psicologa, Psicoterapeuta e Psico-Oncologa

Riceve su appuntamento a Roma, tel. (+39) 389.2404480

mail. emanuela.gamba@libero.it 

Per Approfondire

– Schröder A, Vulink N, Denys D (2013) Misophonia: Diagnostic Criteria for a New Psychiatric Disorder,  PLoS One

– Schwartz P, Leyendecker J, Conlon M (2011) Hyperacusis and misophonia: the lesser-known siblings of tinnitus. Minn Med

– Jo-Brout J (2015) Is Misophonia a Neurological, Psychiatric, or Auditory Disorder?, Allergic to Sound

– Bruxner G. (2015) ‘Mastication rage’: a review of misophonia – an under-recognised symptom of psychiatric relevance?, Australas Psychiatry

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