Psicologia della Moda. Il Potere Terapeutico di un Vestito

Avete mai riflettuto su come vi sentite quando vi guardate allo specchio? Vi piace quello che vedete riflesso? Avete mai pensato all’effetto che un abito di bella e buona fattura ha sulla vostra cognizione e sul vostro umore? Su come un semplice accessorio vi dia sicurezza e vi faccia sentire esattamente come vorreste essere? Tutti questi elementi rientrano nel campo di indagine della PSICOLOGIA DELLA MODA.

Come scrive Carolyn Mair nel suo libro “The Psychology of Fahion”, la psicologia della moda è un nuovo settore della psicologia applicata, il cui scopo è sviluppare una maggiore comprensione dell’influenza reciproca tra la moda (e industria della moda) e il comportamento umano, e approfondire i modi di utilizzare la moda per il proprio benessere.

La psicologia della moda esplora PERCHÉ la moda coinvolge ognuno di noi, COME gli abiti influenzano i processi cognitivi come la percezione di noi stessi e del mondo circostante, le sensazioni, la costruzione della nostra identità, le relazioni, la trasmissione dei nostri valori, nonché i nostri comportamenti e IN CHE MODO la moda può essere utilizzata per migliorare autostima e benessere psicologico.

La psicologia della moda indaga ciò che si cela nel profondo, dietro ciò che indossiamo. Abiti e accessori parlano per noi, dicono qualcosa di noi, della nostra personalità, di come siamo con gli altri, permettono di raccontarci e di definire continuamente la nostra identità.

Attraverso gli abiti possiamo costruire un’ immagine esterna positiva di noi con effetto benefico sulla nostra interiorità. In tal modo, infatti, possiamo accrescere la nostra autostima, diventare più coscienti di noi stessi e delle nostre qualità, con conseguenze estremamente positive sulle nostre vite.

Cosa dicono i vestiti di noi? Come i vestiti influenzano i nostri stati d’animo e le nostre emozioni? Come l’industria della moda ci incoraggia ad aspirare di apparire in un certo modo? Questi sono solo alcuni degli interrogativi cui la psicologia della moda risponde.

Per comprendere meglio la natura della connessione tra psicologia e moda è necessario innanzitutto definire COSA È la MODA, e COSA NON È.

LA MODA È

LIBERTÀ e COMUNICAZIONE, è un modo di esprimere sé stessi senza dover per forza parlare. Permette di mostrare piccole parti di sé, appagando il nostro desiderio di farci sentire e di metterci in mostra. Dà alle persone il potere di esprimere il proprio IO senza condizionamenti sociali e senza ansie, aumentando amore per sé stessi e senso di auto-efficacia. Consente di affrontare in maniera immediata le piccole difficoltà quotidiane che, se trascurate, aumentano fino a diventare insormontabili e ad avere un risultato estremamente negativo su di noi, su chi ci sta intorno e sulla nostra vita.

La MODA assolve, se sapientemente utilizzata, una funzione estremamente POSITIVA per la nostra AUTOSTIMA e il nostro IO. Non è solo lo stare al passo con le tendenze, ma permette di COMUNICARE chi siamo, chi pensiamo di dover essere o chi vorremmo essere.

Abiti e accessori raccontano molto di noi e sono poi utili per valorizzare e rendere più preziosa la nostra immagine, per parlare di noi agli altri e per definire la nostra identità: CHI siamo e COSA siamo capaci di fare.

Chi critica la moda o chi guarda ad essa con sprezzo, vede solo il suo aspetto superficiale, pensando sia condizionamento e uniformità.

LA MODA NON È

Mostrare agli altri COSA abbiamo ma soprattutto definirsi in base a quello che si possiede. Non è frivolezza, mera esteriorità.

Non è il semplice stare al passo con le tendenze, ma è creazione, produzione eccitante e dinamica. Non è uniformità e omologazione, ma differenziamento ed espressione personale. Dunque, data la sua natura e la sua connessione con il corpo e con il comportamento umano, l’industria della moda manifesta numerosi elementi che ci influenzano psicologicamente a livello individuale, sociale e globale. E da qui deriva il suo legame con la psicologia.

La psicologia della moda studia e utilizza il connubio tra il dinamico mondo della moda ed il comportamento umano, da come i vestiti influenzano i nostri processi cognitivi al modo in cui l’ambiente del retail manipola le scelte dei consumatori (cfr Carolyn Mair). Studia la costruzione delle rappresentazioni sociali della moda, come e quanto influiscono sulla formazione dell’identità e sulle relazioni tra gli individui.

In questo modo la moda diventa mezzo per esplorare il mondo interno delle persone.

I motivi per cui ci vestiamo sono diversi: in primis per fattori di natura funzionale, quindi per proteggere il nostro corpo dagli agenti esterni ma anche per adornarlo, per aumentare la sua abilità, per comunicare aspetti psicologici e fisici del nostro Sé e della nostra identità.

Intervengono poi motivi di ordine sociale ed esigenze di appartenenza: l’essere umano ha bisogno di sentirsi parte di un gruppo sociale, per cui l’abbigliamento risulta fondamentale per comunicare la nostra affiliazione, il nostro far parte di un gruppo e distinguerci rispetto ad altri.

Gli abiti sono investiti di significati simbolici, aiutano ad esprimere gusti personali, aspettative culturali, stato sociale e preferenze di genere.

Dato il loro forte peso simbolico, hanno il potere di influenzare la nostra autostima e il benessere psicologico.

Quello che indossiamo dipende da diversi fattori inclusi la nostra personalità, lo stato d’animo, le emozioni, il contesto. Ciò che indossiamo è espressione di chi siamo o di chi vogliamo essere. Inoltre il modo in cui i vestiti ci stanno addosso, il modo in cui ci muoviamo e parliamo, le nostre abitudini possono aiutare gli altri a determinare chi siamo. Diventa comunicazione non verbale a pieni termini. La cosa interessante è che sfruttando i significati simbolici attribuiti all’abbigliamento, possiamo influenzare e quindi modificare come ci sentiamo e anche cosa pensiamo.

Mediante abiti ed accessori sogniamo ad occhi aperti, costruiamo nella mente immagini che soddisfano i nostri desideri più intimi, compensando le nostre angosce: abiti, borse, scarpe e gioielli possono aiutarci a mediare con la realtà, a risolvere i conflitti e le paure quotidiane, a perseguire alcuni obiettivi sociali e a sentirci integrati nel gruppo. Ci consentono di immaginare che un abito, un accessorio potrebbe trasformarci nella persona che desideriamo essere e aiutarci a conquistare quello che vogliamo. Abbigliamento, tessuti, colori parlano per noi, trasducono il nostro mondo interiore, a volte inconsapevolmente.

Dietro a quella che può sembrare una semplice scelta di abito ci sono ricordi, pensieri, emozioni, sentimenti, desideri e c’è la società, gli altri, con noi sempre anche quando fisicamente assenti.

Ci siamo NOI, nella nostra stupenda unicità.

Non possiamo separare il modo di vestire dall’identità e dal self perché ciò che indossiamo è la vetrina esterna del nostro sé e della nostra identità.

I vestiti diventano la nostra seconda pelle, un “Io pelle” – come riportato dalla prof.ssa Paola Pizza; sono a stretto contatto con il nostro corpo, diventano un’estensione di esso e parte della nostra identità.

A livello percettivo il senso coinvolto non è solo quello della vista; non solo quello che si vede comunica qualcosa di noi. L’olfatto, il tatto e l’udito sono ampiamente coinvolti nel processo di comunicazione attraverso la moda. Pensiamo alle fragranze e ai profumi che scegliamo, che integriamo in quello che è il nostro odore e che viene percepito anche in nostra assenza. Il classico “ho sentito il tuo profumo nella stanza”.

L’udito viene coinvolto in quanto ciascun materiale ha un rumore specifico, come il fruscio del tulle, facilmente distinguibile da quello del taffetá.

Nella pinacoteca di Brera è esposta l’opera, iconica e senza tempo,“Il Bacio” di Hayez; uno degli elementi più rappresentativi e commentati del dipinto è la lucentezza del vestito in taffetá della donna, che rende l’opera quasi viva. Il materiale ha un peso talmente rilevante da essere stato esposto separatamente rispetto al quadro. Nella descrizione si legge “il raso di seta, molto amato e rappresentato dai pittori per gli effetti spettacolari dati dalla rifrazione della luce sulle fibre […] dando origine a un tessuto di notevole lucentezza”. Non solo i colori, le forme, ma i materiali, i suoni da loro prodotti, le connessioni percettive che essi provocano, dunque incidono significativamente su cosa comunichiamo e su come possiamo utilizzare l’abbigliamento a nostro beneficio.

Il modo di vestire può trasmettere qualità come il carattere, la socievolezza, la competenza e l’intelligenza; anche se spesso ciò che viene colto dagli altri è diverso da cosa intendiamo trasmettere essendo la comunicazione oltremodo complessa.

Come può essere utile dunque la FASHION THERAPY?

AIUTANDO le persone a MIGLIORARE le loro vite e POTENZIARE se stesse a partire da una ottimizzazione della loro IMMAGINE PERSONALE.

Mediante la moda e l’abbigliamento le persone possono imparare ad instaurare una relazione salutare con il proprio corpo, a costruire un’immagine di sé positiva, a contrastare un umore debilitante al fine di raggiungere i propri obiettivi ed essere finalmente ciò che si vuol essere!

Dott.ssa Anastasia Giangrande

Psicologa – Vincitrice del Contest WEWANTYOU

mail. anastasia.giangrande@gmail.com

Per Approfondire

– PrettyPsychoThings.com

– Pizza P. (2010), Psicologia sociale della moda. Abbigliamento e identità., QuiEdit

– Mair C. (2018), The psychology of fashion, Taylor & Francis Ltd

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