L’arte del Consenso. Di Sì e di No
Copyright: Marica Zottino
L’arte della seduzione è un terreno con contorni poco definiti in cui il gioco delle parti a volte si basa sull’ambiguità. In questo gioco di parti, a volte un apparente atteggiamento distante e distaccato, può trasformarsi in uno più favorevole davanti all’insistenza dell’altro/a. Quando entriamo nell’ambito sessuale, questi contorni poco definiti diventano scivolosi e… pericolosi.
“Quando ti sorridono / è probabile che sia un sì”. Quelli che di noi hanno vissuto gli anni Novanta, leggendo questo verso, si saranno ritrovati a canticchiare “Le ragazze” de I neri per caso che, saggiamente, proseguono però così: “ma quando si allontanano è no / e tu / ci devi stare”.
Questo a segnalare che già nel 1995 il tema del consenso era scottante. Oggi, nel 2019, lo è più che mai.
Un atto sessuale senza consenso denota una situazione di abuso. E fino a qui siamo tutti d’accordo.
Ciò che la casistica delle denunce per violenza sessuale e stupro ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica è che il concetto di consenso è fortemente soggettivo e interpretabile. I dati ci raccontano questo:
Da un’indagine Istat del 2014 in italia una donna su tre ha subito o subisce una forma di violenza. Di queste, il 21% (4 milioni e 520 mila donne) hanno subito violenza sessuale, il 5,4% (1 milione e 157 mila donne) stupro o tentato stupro. Solo un quarto di queste donne ha subito violenza da un non partner o uno sconosciuto, i restanti tre quarti hanno subito violenza dal proprio partner.
Interpretando i dati, una buona parte delle violenze sessuali avviene nell’ambito della propria relazione di coppia. La domanda mainstreamè: come può esserci una violenza sessuale all’interno di una relazione di coppia? La risposta è molto semplice ed è la medesima di sopra: basta un mancato consenso all’atto per connotarlo come violenza sessuale. Quest’affermazione certamente desterà scalpore perché siamo tutti e tutte cresciuti a pane e doveri coniugali, ma nel 2017 è accaduto che la Corte di Appello di Catania confermasse una sentenza del Tribunale di Ragusa, sostenendo appunto che il rapporto sessuale tra coniugi senza consenso è reato (Cass. 51074/17).
Non essendo avvocati/e, non entreremo nel merito delle conseguenze legali di questo, ma, in qualità di psicologi/ghe possiamo senza dubbio affermare che un atto sessuale senza consenso ha un importante impatto emotivo su ciascuno e ciascuna di noi. Potrebbe alterare la percezione del nostro desiderio, portandoci alla convinzione che il nostro piacere sia assimilabile con quello altrui. Potrebbe portarci a una sorta di freezing (congelamento) emotivo, che ci tutela dall’esperienza dell’angoscia al prezzo di un modo emotivo variegato e complesso. Potrebbe portare a covare a sentimenti di rabbia o risentimento, che potrebbero esplodere in momenti e maniere inaspettate. Insomma, è evidenze che forzarsi per un qualsiasi motivo ad un atto sessuale, può avere effetti dannosi sul benessere della persona.
Nel documentarmi per scrivere questo articolo ho passato in rassegna diverse sentenze e proposte di legge e trovo importante segnalare che la sempre all’avanguardia Svezia, nel 2018 ha approvato una legge basata sull’ovvietà secondo cui “il sesso deve essere volontario”. Il testo non mette nero su bianco che sia necessario un consenso esplicito, ma dichiara chela passività non può essere scambiata per un segno di assenso.
All’interno della mia ricerca mi sono anche imbattuta in questo reclame:
«Non rovinare un momento romantico, chiedere di firmare un contratto può essere imbarazzante, con la nostra app Legal Fling per il consenso sessuale basta un clic, puoi ottenere la garanzia legale attraverso Whatsapp, Telegram, Messenger, Facebook, sms».
Sembra un po’ Black Mirror, ma si tratta della possibilità di poter accordare un consenso preliminare attraverso un’applicazione in vista di un rapporto sessuale con determinate persone. L’app. si chiama LegalFling (letteralmente “storiella legale”) ed è stata ideata dall’azienda olandese LegalThings. E cosa succede se si cambia opinione? Si possono in ogni momento rettificare le condizioni del contratto, blindatissimo nel rispetto della privacy degli utenti.
In sostanza, il tema del consenso è oggi più che mai attuale e spesso oggetto di una sarcastica ironia. In un pezzo per l’Huffington Post, Emmeline May scrive: «Le persone hanno problemi a capire che tutte le volte che vuoi fare sesso con qualcuno, devi essere sicuro che l’altro lo voglia. È facile, davvero». È su questa scia che è nato il video virale “Tea consent”, di seguito riportato (o quello un po’ meno virale ma più locale, qui in bibliografia, dei The Pills).
Tea Consent
Se ancora fai fatica a capire cosa vuol dire consenso, immagina soltanto che invece di prepararti a fare del sesso, stai per preparare una tazza di tè.
Se dici “Hey, ti andrebbe una tazza di tè?” e l’altr* ti risponde “Oddio, assolutamente sì, ho una voglia matta di una tazza di tè! Grazie!”, allora sai che vuole una tazza di tè.
Se dici “Hey, ti andrebbe una tazza di tè?” e l’altr* fa “uhm” e “ahh” e dice “Non sono proprio sicur*…”, allora puoi preparargliela o meno ma sii consapevole che potrebbe non berla e che se non la beve – questa è la parte importante – non gliela farai bere (per forza).
Il fatto che tu abbia preparato il tè non vuol dire che hai il diritto di farglielo bere per forza.
Se dicono “no, grazie” allora vedi di non preparargli il tè. Non fargli il tè, non fargli bere il tè, non prendertela con loro perché non vogliono il tè. Semplicemente non vogliono il tè, ok?
Potranno anche dire “si grazie, è molto carino da parte tua” e poi quando il tè è pronto non lo vogliono più. Certo è un po’ fastidioso perché tu hai fatto tutto lo sforzo di prepararlo, il tè, ma rimarranno liber* dall’obbligo di bere il tuo tè. Volevano il tè, ora non lo vogliono più. A volte le persone cambiano idea nel tempo che occorre per far bollire l’acqua nella teiera, fare l’infusione e aggiungere il latte in tazza. E va bene così, le persone cambiano idea, e tu nonostante tutto non hai il diritto di guardarli bere il tè anche se hai fatto tutto lo sforzo di prepararlo.
Se sono prive di sensi, non preparare loro il tè. Le persone svenute non vogliono il tè e non possono rispondere alla domanda “vuoi del te?” perché sono svenute. Ok, forse erano vigili, sveglie, quando gli hai chiesto se volevano del tè, ed hanno detto di si, ma nel tempo trascorso mentre l’acqua bolliva, hai fatto l’infusione ed hai messo il latte in tazza, hanno perso conoscenza.
Dovresti solo appoggiare la tazza di tè, assicurarsi che la persona che ha perso i sensi stia bene e – questa è la parte importante – non devi far bere loro del tè. Avevano detto di sì prima, sicuro, ma le persone in stato di incoscienza non vogliono del tè.
Se qualcun* aveva detto di sì a una tazza di tè, ha cominciato a berlo, e poi ha perso i sensi, si è addormentata, è svenuta prima di finirlo, non devi continuare a versarglielo giù per la gola. Togli la tazza di tè e assicurati che stia bene. Perché le persone che hanno perso conoscenza, non vogliono del tè. Credimi se ti dico questo.
Se una persona avesse detto di “sì” a bere un tè a casa sua sabato scorso, questo non significa che voglia che tu faccia il tè per lei ogni volta. Non significa che voglia che tu vada a casa a trovarl* per far loro il tè ed obbligarl* a berlo dicendo qualcosa tipo “ma la settimana scorsa il tè lo volevi” e non significa che abbia voglia di svegliarsi con te che le stai versando il tè giù per la gola dicendo “ma il tè la notte scorsa lo volevi”.
Se puoi capire come sia completamente assurdo forzare le persone a bere un tè quando non lo vogliono, e se sei in grado di capire quando le persone non vogliono il tè, allora perché è così difficile capire la stessa cosa quando si tratta di sesso?
Tutto questo a suggerirci che forse, se riuscissimo a guardare alle relazioni sessuali con occhi ripuliti dagli stereotipi di genere (e le metafore ci aiutano in tal senso), sarebbe davvero facile tratteggiare la linea del rispetto. Come dice la May: “Che sia Tè o sesso, il consenso è tutto”.
Ph.D., Psicologa e Psicoterapeuta
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(+39) 349 5887485
giulia.radi@hotmail.it
Per approfondire
May, Emmeline (2015) “Consent: Not Actually that complicated” in Huffington Post
Video: “Tea consent” (2015) by Emmeline May and Blue Seat Studios
Video: “Prestazione occasionale” (2018) by The Pills
Foto: https://maricazottino.myportfolio.com/this-is-not-consent