Un ideale di vita. Lettera a Silvia Costanza Romano
Avevo intenzione di iniziare l’anno con un articolo leggero, cavalcando l’onda delle festività appena passate, ma tutte le dichiarazioni, gli articoli e i commenti che tutti abbiamo potuto ascoltare e leggere sul rapimento della cooperante italiana mi hanno spinto a scrivere un articolo diverso, diverso dal solito. Una lettera più che un articolo, senza citazioni, senza strofe di canzoni; una lettera a Silvia e a chi come lei decide di dedicare la sua vita al prossimo, vicino o lontano che sia.
Ciao Silvia,
ormai è più di un mese e mezzo che sei stata rapita, e per tutto questo tempo sono stato costretto ad ascoltare e leggere commenti spesso critici, a volte apertamente offensivi, raramente solidali nei confronti della tua scelta, della tua vita.
Ho deciso di scrivere questa lettera nella speranza che un giorno tu possa leggere tutto il male che si è detto, ma anche tutto il bene.
Criticare, parlare male o insultare è facile, e spesso chi ha qualcosa di sano e positivo da dire se lo tiene per sé, facendo si che alla massa arrivino molti più input negativi su una determinata notizia; e la massa fa rumore, la massa parla, e le parole fanno male.
Ho deciso di scriverti per dirti che non sei sola, per dirti che c’è chi spera nel tuo ritorno anche se non ti ha mai conosciuta, per dirti grazie.
Grazie per essere una di quelle persone che fa avere ancora un po’ di speranza in questo mondo; dove si urla “aiutiamoli a casa loro”, e poi se ci vai a casa loro, sei solo “un’oca che se l’è andata a cercare e faceva meglio a starsene a casa”.
Grazie per essere una di quelle persone che non finisce sui cartelloni pubblicitari a Natale, ma è bella comunque. Il mondo politico è troppo impeganto in “cose più importanti”, e tu non sei un militare, non porti consensi, e allora è “Natale anche senza Silvia” e niente cartelloni pubblicitari, al massimo due parole ogni tanto nei Tg.
Grazie per essere una di quelle persone che “posta” sui propri social foto sorridenti con i bamibini del villaggio che la stava accogliendo. Non è andato bene nemmeno questo. Tu lo sai che in villaggi come quello pochi di noi riuscirebbero a sorridere, e allora quei sorrisi valgono ancora di più. Le hai scelte quelle foto, hai scelto proprio quelle perchè per vedere il resto bisogna essere pronti, bisogna volerlo, bisogna mettersi le scarpe e andare a vedere con i propri occhi.
Andare nei paesi disagiati come cooperante, o anche come volontario, non è un capriccio, non è un volersi mettere in mostra. Chi decide di partire vuole andare a vedere con i propri occhi cosa succede in quei paesi. Chi parte lo fa perchè sente che c’è dell’altro oltre quello che si vede nei vari reportage.
Prima di partire senti che crederai solo ai tuoi occhi e a nient’altro; quando torni senti di non poter spiegare quello che hai provato, perchè gli altri non hanno visto. Chi parte sente di dover “dare” a chi è stato meno fortunato e non ha scelto la parte del mondo dove nascere.
Sei stata ingenua a scegliere il Kenya come destinazione?
No! Sei stata coraggiosa. La maggior parte delle scelte che facciamo nella vita, se ci pensiamo bene, sono veicolate dalla paura; tu non ti sei fatta sopraffare, sei andata avanti con fermezza nella decisione che avevi preso. Sembra quasi che sia stata tu a sbagliare, che ci si dovesse aspettare un rapimento e anzi, che fosse a momenti scontato. Che posto è un mondo dove si arriva a far passare quasi per normale un rapimento, e dove una ragazza sembra avere delle colpe per aver deciso di aiutare qualcuno? Tu non lo vuoi un mondo così, per questo sei stata coraggiosa.
Chi parte non va criticato, mai.
Il nostro, come sicuramente saprai, è il paese delle tifoserie. Ci schieriamo e diventiamo tifosi per qualunque cosa. Anche in questi giorni c’è chi tifa per te e c’è chi ti insulta, ognuno apportando e sostenendo le proprie motivazioni. Che tristezza! Non riusciamo ad essere uniti nemmeno in situazioni del genere.
Tu hai deciso di dedicare del tempo della tua vita agli altri e c’è chi si preoccupa di un eventuale riscatto da pagare da parte dello Stato. Un paese di economisti statali!
Ma tu saprai andare oltre, e comunque vada continuerai ad aiutare chi ti starà vicino.
Abbiamo bisogno di persone come te, ho bisogno di persone come te, che a volte mettono davanti gli altri prima di se stessi.
Abbiamo bisogno di continuare a sperare. I nostri vicini non possono essere solo estranei con cui non condividere nulla, o peggio, da cui ricavare soltanto qualcosa.
Abbiamo bisogno di continuare a sperare nel tuo ritorno. E te lo dice uno sconosciuto che da oltre un mese, ogni mattina si sveglia e cerca il tuo nome su google con la speranza di avere buone notizie.
Silvia, ti aspetto!
Roma, 07.01.2019
Uno sconosciuto che ti aspetta ogni giorno
(+39) 3296614580
Email:diego.bonifazi@yahoo.it