La paura del cambiamento. La spinta vitale dell’instabilità
Nell’arco di una vita, ognuno di noi può essere oggetto di mille cambiamenti, lo stesso Erickson definì il ciclo di vita suddividendolo in 8 fasi, ed il passaggio allo stadio successivo avviene ogni volta che l’individuo, nell’interazione con la realtà esterna, riesce a superare una “crisi evolutiva” e attraverso questi stadi di sviluppo realizzare l’integrità dell’Io.
Un cambiamento porta con Sè una sensazione di profonda instabilità, poiché la persona che deve affrontare il cambiamento, accettandolo e dunque crescendo in riferimento ad esso, integrandone le esperienze derivanti, deve anche essere pronto a rinunciare ad una parte di Sè già esplorata, sicura, magari disfunzionale e immatura, ma pur sempre sicura.
Il cambiamento, come naturale conseguenza di un proprio percorso di crescita non sempre viene agevolato dalle proprie difese inconsce e consce, terrorizzati dalla paura di commettere degli errori ( per un maggior approfondimento si rimanda all’articolo ” L’insicurezza patologica – Ciò che non amo di me“) di non poter tornare più indietro o di non voler sperimentare la sgradevole sensazione del dubbio e dell’instabilità.
Ed è qui che si cela il paradosso del cambiamento! Generalmente le persone che sono riuscite a sviluppare ed allenare una propria buona capacità introspettiva e di elaborazione dei propri stati d’animo, riescono a percepirsi più stabili “internamente”, ossia riescono a tollerare le proprie ambiguità ed a ben integrarle fra di loro; riescono a percepire di Sè gli aspetti positivi e negativi che non sono assoluti, ma relativi ad ogni situazione, e, soprattutto, riescono a tollerare i propri limiti. Queste persone con una stabilità interna strutturata riescono con più facilità a tollerare l’instabilità del cambiamento, poiché non necessitano di dipendenze esterne che possano garantire la loro stabilità, ma bensì riescono ad accogliere il dubbio della meta futura, perché sono sicuri e certi del proprio punto di partenza, sono persone che non si spaventano di viaggiare e sperimentare qualcosa di nuovo che possa sorprenderle.
Una differenza sostanziale invece la ritroviamo in altre tipologie di persone dove vige un’instabilità interna, intesa come una profonda insicurezza rispetto ai propri aspetti di Sè che non vengono completamente integrati, e dunque, generalmente, ci si rifiuta ad ogni costo di vedere aspetti di Sè ripugnanti e, allo stesso tempo, come in un vaso di pandora, anche quegli aspetti di Sè preziosi che si celano assieme. L’obiettivo principale di queste persone è la ricerca costante di stabilità, e viene perpetuata in qualsiasi modo: strutturando relazioni dipendenti, lavorano tutte le ore del giorno o cercando di fare dei figli, non appena la propria coppia matrimoniale va in crisi. Sono persone che rinunciano a soddisfare la spinta creativa del proprio Sè, posizionando continui coperchi in tante pentole a pressione: più ci si rifiuta di ascoltarsi e più le pressioni dell’Io divengono sempre più forti, generando ancora più instabilità interna ( che altro non è che la spinta al cambiamento perpetuato dall’inconscio) che a sua volta genera dei comportamenti evitanti nella persona per far tacere il tutto. Queste persone davanti all’instabilità di un cambiamento, anche minimo, reagiscono con forte stress e continui lamenti, alla ricerca di qualcun’altro che possa riportare la situazione alla “normalità”. Sono persone tendenzialmente rigide, che non tollerano deviazioni dal proprio sentiero sicuro e certo.
La spinta al cambiamento, che sentiamo dentro di noi, altro non è che una spinta alla autocreazione, alla possibilità di sperimentarsi ed esplorarsi, senza il costante timore di sbagliare e risultare inutili al mondo.
La vita ha sempre affascinato l’uomo spingendolo verso una continua e appassionante ricerca alla scoperta dei mille volti del sapere, e lo ha sempre interrogato sui “perché” e sui “come”, costringendolo spesso, nel corso degli anni, a cambiamenti importanti e significativi. Nel cuore dell’uomo alberga infatti, la capacità di migliorare, di comprendere e di proiettarsi nel futuro, nonché la capacità di prepararsi al cambiamento.
All’interno di un lavoro di psicoterapia la possibilità di strutturare una stabilità interna, permette al paziente di poter finalmente ascoltare le proprie spinte creative al cambiamento, ed è questo uno dei motivi per cui lo psicologo non dà mai consigli, poiché il cambiamento deve venire da dentro il paziente e non dal terapeuta.
In conclusione ognuno di noi possiede una pressione interna che ci spinge al cambiamento, all’instabilità, allo sperimentarci che non deve essere repressa dalla paura del fallimento, bensì dev’essere ascoltata e valorizzata, poiche è soltanto con le proprie spinte creative che la le nostre vite si possono colorare di vissuti ed esperienze nuove ma, allo stesso modo, strettamente personali.
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Per Approfondire:
Miceli M. (1998) L’autostima. Bologna: Il Mulino
Giusti E. (1995) Autostima. Psicologia della sicurezza di sé. Sovera editore