I Sette Vizi Capitali
La Lussuria
“Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona….Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fiate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante.
Dante Alighieri, Divina Commedia, Canto V.
Ogni volta che leggo queste parole provo stupore e sorpresa, di come Dante sia riuscito a tradurre il più sexy dei peccati in accostamenti maestosi di parole, che solo a leggerli tolgono il fiato. Infatti non si intravede mai la carnalità, che è il concetto base di questo aspetto peccaminoso; vediamo solo la parola riso.
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