Idea, attesa e incontro
La nascita come esperienza trasformativa

L’esperienza della nascita di un figlio è spesso esito di un viaggio articolato tra l’idea, l’attesa e l’incontro con l’Altro.

Tale tragitto spesso attiva nell’individuo una serie di processi di rimpasto di vissuti e desideri passati e fantasmatici. Innanzitutto, è importante considerare che il desiderio di gravidanza e il desiderio di maternità/paternità non necessariamente coincidono; mentre il primo fà riferimento al desiderio di dimostrare di “funzionare” come le proprie figure primarie e quindi di saper procreare, il secondo é strettamente connesso al desiderio di accudire, dove l’immaginare un figlio é mosso da spinte arcaiche legate alle proprie relazioni affettive e alle esperienze accuditive primarie, all’essere figli.

L’ idea dell’Altro, in questo senso, mette in contatto con temi personali che vengono da lontano e talvolta lasciano affiorare parti di sé mai nate, che hanno necessità di farsi strada e di costruirsi, in un percorso immersivo nel proprio mondo interiore. Spesso in questa immersione ci si confronta con delle parti infantili, cariche di angoscia e conflittualità. 

L’esperienza di essere figli e futuri genitori sono così strettamente intrecciate da apparire imprescindibili nel momento in cui si diviene genitori.

 Le acque in cui ci si tuffa sono spesso torbide e da queste si riesce ad uscire solo attraverso un’esperienza trasformativa.

  Durante l’attesa della gestazione, può farsi strada un vissuto luttuoso, dettato dal lasciar andare parti di sé infantili, di un’identità precedentemente costituita, in un processo che chiama in causa l’identificazione con le proprie figure primarie. Questo processo di separazione e perdita dà luogo ad un vissuto depressivo che risulta necessario al cambiamento. Le oscillazioni dell’umore sono investite anche su base biologica: in gravidanza le modificazioni ormonali legate alla secrezione del cortisolo, degli estrogeni e dei progesteroni, contribuiscono all’ emergere di un umore depresso, spesso infatti le donne in attesa piangono o manifestano un umore irritabile. La mente e il corpo risultano così destinati a dover affrontare il tema della perdita; il loro dialogo continuo si prefigura come necessario affinché il tempo dell’attesa diventi un momento necessario per confrontarsi con il proprio passato e prepari il terreno per una nuova nascita.

 Durante la gravidanza, la futura madre spesso sperimenta la sensazione di non essere all’altezza del passo evolutivo che sta compiendo e fatica a trovare una dimensione affettiva capace di accogliere la nuova vita. Altre volte, se eccessivamente sollecitata dell’esterno contrasta il vissuto depressivo con delle fasi maniacali, che non le permettono di ascoltare ed elaborare a pieno il proprio vissuto.

L’esperienza di gestazione non interessa unicamente la donna, investita fisicamente dell’attesa, ma anche il partner sia in termini emotivi che fisiologici. Diversi studi, tra cui quello della Feldman, attestano infatti che nel periodo di gravidanza e nei primi mesi dopo la nascita anche l’altro genitore é soggetto all’aumento di prolattina – ormone secreto dalla donna durante l’allattamento- e di ossitocina, il cosiddetto “ormone dell’amore”. Il partner, pur non vivendo l’impatto e il cambiamento fisico a cui è soggetto il corpo durante la gravidanza, si confronta con i diversi livelli del cambiamento identitario comportato dalla nascita della genitorialità. Inoltre, la mancanza dei cambiamenti somatici può portare a una sorta di sospensione di tali processi che rischiano di essere scoperti e vissuti con forte irruenza solo dopo il parto. Infatti, è necessario considerare che in questo caso l’incontro con il figlio sarà molto più carico dal punto di vista senso-percettivo, proprio perché il primo contatto corporeo avviene dopo la nascita, e non durante la gravidanza come per la madre. Talvolta il partner può trovarsi al fianco di madri perse e bisognose di aiuto e questo può fargli vivere un sentimento di impotenza o di estrema responsabilità.

Infatti, nelle varie e differenti traiettorie che accompagnano la madre alla nascita, la donna può perdersi e non sempre riesce a ritrovarsi prima della nascita del figlio, non è pronta all’incontro, sperimentando di fatto un vissuto depressivo anche dopo il parto. Alcune mamme sperimentano un forte senso di invasione da parte delle richieste del bambino e per questo si sentono in difficoltà; nell’incontro diadico la madre si scontra con l’impossibilità di poter controllare onnipotentemente il figlio come quando era dentro di sè, ma deve farsi carico di ritmi nuovi da sintonizzare. Deve lasciar andare la dimensione di contatto fusionale che per mesi ha condiviso con il figlio e instaurare una nuova sincronia. Questo passaggio può essere enfatizzato anche dal sopraggiungere dell’allattamento, spesso vissuto come particolarmente stressante. 

A volte il percorso può sembrare disarmonico e in tal caso si parla di depressione post-partum, baby blues e psicosi puerperali. In questi casi non ci si può limitare ad etichettare tali variazioni di traiettoria, a considerare quanto osservato come un naufragio dell’esperienza di maternità, ma è necessario esplorare, dare voce e supportare il dolore sottostante.

Nell’ incontro tra il caregiver e il bambino ci sono un tempo e il ritmo personalizzati.

 L’esperienza della nascita, come quella della gestazione, è unica e nella sua singolarità ha bisogno di essere accolta. Non esiste un modo precostituito per diventare genitori e in questo l’ambiente circostante gioca un ruolo fondamentale. È necessario creare uno spazio di ascolto e condivisione di quanto vissuto, affinché i neogenitori non sperimentino un senso di solitudine e incomprensione, ma si sentano supportati in questa nuova fase di vita e possano esperire un nuovo modo di stare in relazione, che sia ritagliato sulla loro andatura, esito del percorso trasformativo realizzato.

Per approfondire: 

Feldman, R et al.(2010) Natural variations in maternal and paternal care are associated with systematic changes in oxitocin following parent-infant contact. Psychoneuroendocrinology , 3.

Pines,D.(1972)Pregnancy and Motherhoods Interaction between Fantasy and Reality.British Journal of Medical Psychology,45.

Rinaldi, L. (2019) Sul nascere madri e padri: l’abisso, le sue insidie e le sue possibilità. Milano: Franco Angeli.

Dott.ssa Valentina Merola

Psicologa e psicoterapeuta in formazione a Roma

mail: vale.merola@hotmail.it

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