Sono davvero “desiderabile”?
Il mate value come bilancia tra fedeltà e infedeltà

io so’ n’guerriero che sta riposanno
dopo che ha rivortato mezzo monno
ma ormai c'ho er doppio petto e la cravatta
n'do voi che vada viè, nun fa la matta
tu ormai pe'me sei l'ultima occasione
sei giovane, sei bella e me stai bene, te pare poco dì
te pare poco, nun devi avè paura io nun gioco
io qui sto rilassato e chi se move
fuori fa pure freddo e come piove

Così cantava l’artista Franco Califano, cantautore e poeta, in questo brano “Me ‘nnamoro de te” in un suo album del 1976. Nel testo anche uno dei più concreti seduttori del suo tempo, sembra iniziare a fare i conti con sé stesso, in una sorta di autosvelamento: sembrano lontane le promesse di amori duraturi (mai mantenute) e quasi si vuol rassicurare la prossima “candidata” che ci si può fidare, che si è ormai innocui rispetto a tante possibili situazioni. Maturano alcuni pensieri e uomini e donne, indistintamente, finiscono con il porsi una domanda che suona come una doccia gelata: “Sono ancora-sessualmente-desiderabile”? Appare chiaro come una delle prime risposte a tale quesito nasconda, oltre alle rassicurazioni esterne non sempre veritiere, una necessità profonda ed immediata: salvaguardare la propria autostima.

 Come scrive Lawrence Joseph nel suo Infedeltà- Scienza delle relazioni e psicoterapia (2021): “si presuppone che una persona sia un “buon partito” se ha un/una partner coinvolto/a in una relazione sessualmente esclusiva a lungo termine e apparentemente felice di quel rapporto. Viceversa, l’approvazione è tutt’altro che entusiastica se si viene ritenuti desiderabili solo per rapporti sessuali occasionali e non per legami più duraturi. Essere rifiutati perchè qualcun altro viene scelto al posto nostro ferisce l’orgoglio: significa che non siamo in grado di costruire un impegno stabile con un partner attraente e di mantenerlo nel tempo”.

È realmente possibile, anche in questo campo, agire seguendo indizi, suggerimenti e valutare sé stessi in una sorta di scala di desiderabilità? Un concetto centrale per la cosiddetta desiderabilità autopercepita è quello conosciuto dalla psicologia evoluzionista con il nome di  mate value, valore nel ruolo di partner. Donald Symons (1979, 1987) ha utilizzato per la prima volta questo termine per spiegare le ragioni per cui alcune persone sembrino essere partner sentimentali più appetibili di altre. In questo caso una differenza riflette le aspettative legate al genere: se per le donne questo valore parrebbe determinato da qualità come bellezza e giovinezza (predittrici di salute e relativa fertilità), per gli uomini il mate value sembrerebbe legarsi a status sociale e possibilità di esercitare potere. Come suggerisce Regan (1998) le persone che sentono di possedere un elevato mate value riferiscono anche una maggiore autostima ed è più elevato lo standard delle richieste che esse rivolgono al partner.  Le osservazioni negli anni hanno in parte smentito Symons: il mate value può essere ricondotto a bellezza e status sociale trattando relazioni a breve termine, ma viene giudicata, quale elemento chiave nelle relazioni di lunga durata, anche la personalità divisa tra caratteristiche come lealtà, devozione, empatia, intelligenza, umorismo.

  Forse non stupisce scoprire come bassi livelli di mate value siano associati alla depressione (Kirsner, Figueredo, Jacobs, 2003). Come terapeuti è facile osservare come i pazienti infedeli che pongono fiducia e valore nella monogamia possano sentirsi colpiti da un intenso senso di colpa e dalla vergogna; questo è il duro peso da portare per aver avvertito la necessità, l’urgenza di ricevere una validazione sessuale o sentimentale. Cosa comporta tutto ciò? Una tale “velleità” non solo viene letta e vissuta dalla persona come causa del tradimento ma anche come tradimento delle proprie convinzioni morali, profondamente radicate (per approfondimenti “La fedeltà come risorsa – Saper mentalizzare e pensare su” ). Torna prepotentemente il concetto di vergogna: c’è forse qualcuno che desidera davvero sentirsi poco amabile o peggio sgradevole? Nella fase immediatamente successiva al tradimento, il partner tradito può trovarsi a sperimentare un vero e proprio disgusto per la personalità dell’infedele, divenuto ora “una puttana bugiarda e traditrice” o un “essere stupido e spregevole”.

“Mia moglie ha molti uomini

ognuno è una scommessa

perduta ogni mattina

nello specchio del caffè

Io amo le sue rughe

ma lei non lo capisce

ha il cuore da fornaio

e forse mi tradisce

Niente da capire – F. De Gregori

I partner infedeli si rivolgono spesso ad uno psicoterapeuta non per consiglio nè per un aiuto concreto, ma per un’unica conferma: la speranza che l’infedeltà non li abbia trasformati in emarginati che meritano di essere biasimati, evitati a causa del tradimento. Oltre ciò non appare semplice per chi veste il ruolo di tradito, riconoscere quali aspetti della propria personalità abbiano innescato le difficoltà coniugali che hanno motivato una relazione adulterina. Il partner che ha subìto l’adulterio deve essere aiutato nel superare la paura irrazionale, il disprezzo della propria persona, derivante dal pensiero (fisso) che il tradimento altro non è che la conseguenza della propria incapacità di essere amato e sessualmente desiderabile.  Si potrebbe affermare comunque di aver visto, di conoscere delle coppie che resistono al tempo.

Autori come Eastwick e Hunt (2014) hanno rilevato che non si possa parlare esclusivamente di un mate value oggettivo, ma anche di un mate value relazionale. Sinteticamente, esso si struttura nella percezione di ciò che i membri della coppia hanno costruito e rappresenta qualcosa di speciale ed unico: un partner non può essere facilmente sostituito senza che questo comporti la perdita di tutto ciò che è stato realizzato insieme. Ricordando quanto detto per la personalità, si può comunque affermare come i partner con un elevato mate value relazionale non siano passati necessariamente dall’incontro con una personalità straordinaria; più spesso sono stati capaci di sviluppare all’interno del rapporto le varie difficoltà che si sono venute a creare di volta in volta. Le coppie che appaiono in grado di ottenere questo risultato raggiungono uno status particolare e, a tratti, invidiabile: l’uno rafforza il mate value relazionale dell’altro e viceversa. Ogni sfida superata insieme sembrerà fortificare un destino comune che non spaventa. La pretesa di cambiare il partner, eliminandone difetti ed attitudini sembra ora lontana. La fantasia di Pigmalione, il desiderio di “raddrizzare il partner” non si presenta più come un obiettivo tanto agognato e non perché lo si consideri un compito impossibile; al contrario appare ormai un desiderio superato. Se siamo realmente intenzionati a ripassare insieme “gli accordi”, potremmo pensare di dedicarci quel ritornello di S. Endrigo che suona come un mantra, piacevole anche se impegnativo “Io che amo solo te…Io mi fermerò e ti regalerò ciò che resta della mia gioventù”.

Dott. Gianluca Rossini

Psicologo a Roma

                                                                                           gianlucarossini.psicologo@gmail.com

Per Approfondire

Fonagy P. (2005) “Regolazione affettiva, mentalizzazione e sviluppo del sé”

Kernberg O. F. (1996) “Relazioni d’amore”

Gottman J.S. , Gottman J.M. (20219 “La scienza della terapia di coppia e della famiglia”

Mitchell S., Gazzillo F. (2003) “L’amore può durare? Il destino dell’amore romantico”

benessere, consapevolezza, coppia, relazione

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