STOP al Bullismo. Sconfiggerlo per far crescere la società

“… È l’uno nell’altro e ognuno a se stesso
fino al giorno in cui tu parlerai e io ascolterò
e penserò che la tua voce sia la mia
e quando mi alzerò davanti a te
penserò a me stesso di fronte a uno specchio.”

Gibran

Pubblicazione a promozione del progetto “Rondini. Centro di ascolto psicologico e assistenza legale” finanziato dalla Regione Lazio con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, promosso dall’Associazione Semi di Pace Onlus in collaborazione con l’Associazione Il Sigaro di Freud come soggetto terzo – www.semidipace.it/progetto-rondini/

Dall’ascolto dei notiziari alla lettura dei giornali emerge una realtà sempre più sconvolgente: la maggior parte delle notizie che viene comunicata è conseguenza di forme coercitive di comportamenti esteriori che si manifestano attraverso atteggiamenti di tipo aggressivo.  La crescente attenzione verso i temi sociali ha acceso i riflettori su casi di prevaricazione, soprusi e prepotenze perpetrati da bambini e adolescenti verso i loro coetanei, con atteggiamenti tirannici tesi a danneggiare gli altri. Il bullismo viene descritto come la manifestazione di un comportamento aggressivo che non viene semplicemente esercitato all’interno di sporadiche situazioni conflittuali, ma sembra essere piuttosto una tendenza comportamentale costante, una modalità di tipo interpersonale che si manifesta attraverso una serie di azioni prodotte con lo scopo di prevaricare e sopraffare il prossimo (per un maggior approfondimento si rimanda all’articolo Il bullismo. Una piaga per la nostra società. Un malessere sociale fortemente diffuso che lascia cicatrici indelebili). 

Una difficoltà connessa all’interpretazione del fenomeno è rappresentata dall’incapacità di percepirlo nella sua interezza e nella sua gravità. Spesso succede che gli episodi di bullismo siano minimizzati, fraintesi, e nei casi più gravi, giustificati. Bullo e vittima sono i ruoli tradizionalmente riconosciuti come coinvolti nei fenomeni del bullismo. Per quanto concerne la figura del bullo in linea generale si fa riferimento ad un ragazzo che sente la necessità di padroneggiare sugli altri, sente un forte bisogno di potere e di autoaffermazione, cerca di imporsi con prepotenza e arroganza. Nella maggior parte dei casi usa la forza, la sfrontatezza e la popolarità all’interno del gruppo per raggiungere i suoi scopi e la violenza rappresenta l’unico mezzo che conosce per esprimersi. La vittima invece si presenta come una persona più ansiosa e insicura rispetto agli altri, ha una scarsa autostima e opinione di sé e nella maggior parte dei casi vive in una condizione di isolamento. Esiste tuttavia un terzo protagonista molto importante, ossia lo spettatore il quale ricopre un ruolo “secondario” nella dinamica bullo/ vittima e con i suoi comportamenti può fungere da freno, o al contrario, da catalizzatore del fenomeno.

Esistono diversi modi di mettere in atto comportamenti aggressivi che si possono definire come espressione di atti di bullismo. Può essere fisico e costituisce la forma più evidente di condotta aggressiva e sistematica (colpire, calciare, spintonare, percuotere, pizzicare o aggredire con oggetti) ma può riferirsi anche ad un danneggiamento della proprietà altrui o alla sottrazione di oggetti. Può manifestarsi anche in una forma verbale e riguarda le aggressioni più sottili basate su insulti, derisioni, maldicenze. Questa forma di violenza è molto pericolosa perché minaccia l’autostima della vittima e reiterata nel tempo comporta un progressivo e deleterio logoramento interiore. Può essere relazionale quando comporta l’isolamento della vittima ed è la forma di più difficile riconoscimento perché subdola e insidiosa e consiste in una serie di condotte finalizzate a colpire la vittima nel suo senso di identità e di appartenenza sociale.

Ma cosa spinge un ragazzo o una ragazza a compiere atti di bullismo? Le ragioni possono essere molteplici. In generale si può affermare che le cause del comportamento violento da parte dei più giovani possono essere rintracciate in diversi ambiti: a livello individuale possono riferirsi al temperamento, alla diagnosi (o la tendenza) verso un deficit di attenzione e di iperattività, alle limitate competenze e capacità di problem solving, a livello familiare attraverso un modello di educazione autoritario e non autorevole e, di un comportamento aggressivo, e a livello socio-culturale attraverso un’influenza decisiva svolta dai gruppi e dalle culture di riferimento, le quali definiscono norme e pressioni tipiche in cui i ragazzi si trovano a vivere. 

È necessaria un’educazione all’apprendimento socio- emotivo e relazionale che aiuti il bambino o il ragazzo ad acquisire competenze intrapersonali e interpersonali come la consapevolezza di sé, l’alfabetizzazione delle emozioni, l’empatia, la capacità di risolvere i conflitti. Il ruolo degli adulti è molto delicato, poiché essi hanno la funzione di mediare tra i ragazzi e la società, prestando attenzione alle caratteristiche di ogni singola fase del processo di crescita e di sviluppo della propria identità. È importante riuscire a conciliare le aspettative della società con le richieste di affermazione e di spazio dei singoli individui. Instaurare un dialogo tra i giovani e gli adulti è un modo per comunicare i propri sentimenti, le proprie emozioni, i propri punti di vista, cioè farsi conoscere dall’altro. Il ruolo dell’adulto, all’interno del processo di comunicazione, consiste nel saper far emergere le potenzialità del ragazzo per favorire lo sviluppo di quelle abilità sociali necessarie per poter procedere nel percorso della vita (per un maggiore approfondimento si rimanda all’articolo Il bullismo. L’altra faccia della medaglia… con gli occhi del bullo). 

Dott.ssa Francesca Veccia

Riceve su appuntamento a Foggia

cell: 3382756190

email: veccia.francesca@libero.it

Per Approfondire:

– Civita A. (2006) Il bullismo come fenomeno sociale. Uno studio tra devianza e disagio minorile. Franco Angeli

– Gallina M. A. (2009) Dentro il bullismo. Contributi e proposte socio- educative per la scuola. Franco Angeli

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