Il tempo di un caffé. La prospettiva delle semplici cose
” La vita, come il caffè, va gustato sorso dopo sorso, cogliendone ogni attimo” (T. Kawaguchi)
Lo scrittore giapponese Toshikazu Kawaguchi propone 5 regole da seguire per essere felici:
- Sei in una caffetteria speciale. C’è un unico tavolino che aspetta solo te.
- Siediti e attendi che il caffè ti venga servito.
- Tieniti pronto a rivivere un momento importante della tua vita.
- Mentre lo fai ricordati di gustare il caffè a piccoli sorsi.
- Non dimenticarti la regola fondamentale: non lasciare per alcuna ragione che il caffè si raffreddi.
Il libro dal titolo “finché il caffè è caldo” rappresenta un inno al bisogno di stare, in contrapposizione alla vita frenetica che nell’era moderna siamo abituati a vivere.
Il periodo storico che tutti stiamo affrontando, in realtà, ci impone di ridimensionare questo aspetto della nostra esistenza in cui sottostiamo a delle restrizioni di diverse sfumature (anche cromatiche) che a volte non capiamo e non condividiamo ma sappiamo di dover rispettare per la nostra salute e quella degli altri.
Possiamo non condividere l’attuale condizione imposta nonché criticarla però possiamo sfruttare questo periodo a disposizione per stare e pensare che le cose accadono anche se non ci imponiamo nel mondo come di solito accade e siamo soliti fare, quando sembra che non succeda nulla e le cose non vadano come ci aspettiamo.
Il libro ci suggerisce che spesso non possiamo modificare il corso degli eventi ma possiamo modificare la nostra prospettiva nel vedere e/o percepire le cose quindi la chiave di lettura degli eventi attraverso una nuova consapevolezza di sé stessi.
Da questo punto di vista si può dare maggior valore al tempo, variabile che rappresenta uno dei beni più preziosi che abbiamo.
Il tempo è tutte le cose e dovremmo sfruttarlo per arricchire le nostre menti e continuare ad esistere perdendo un po’ di quel potere che spesso richiediamo a noi stessi per far girare le cose a modo nostro, imponendoci nel mondo e nella nostra vita, spesso per sottostare (non alle restrizioni) ma alle aspettative più alte o diverse rispetto alle nostre esigenze.
Possiamo sfruttare il tempo per riorganizzare la nostra esistenza quando le solite modalità di azione non sono più funzionali. Ci vuole tempo perché ciò accada.
Quando vogliamo cambiare qualcosa spesso ci risulta difficile ricercare nuovi stimoli e ristrutturare i nostri momenti creativi verso qualcosa che ci possa far sentire meglio.
Per sentirci trasformati e più vivi dobbiamo passare per un periodo di riorganizzazione delle nostre esistenze e di incertezza che ci conduce anche verso un vissuto una perdita, di quelle abitudini e modi di vivere. Una perdita che siamo chiamati a dover elaborare riflettendo sulle nostre competenze e sulle modalità con cui stiamo organizzando la nostra esistenza in una situazione di elevata incertezza o di crisi.
Siamo chiamati ad adottare una modalità diverse di pensiero più che di azione.
Possiamo utilizzare una capacità di stare nella frustrazione quando sembra che le cose non vadano nel verso giusto, in un momento in cui pensiamo di non avere più la possibilità di impattare sul mondo e far girare l’universo attraverso i nostri soliti modelli comportamentali.
Possiamo sfruttare del tempo e soprattutto questo tempo attuale per imparare a tollerare l’ansia, le nostre angosce e le nostre paure, fino alla perdita di parti di noi e saperle sostenere permettendo a nuovi pensieri e percezioni di emergere.
Il tempo è necessario per rimanere a sentire e ad ascoltarci nei momenti di indeterminatezza in cui abbiamo la possibilità di comprendere non tanto il periodo che stiamo vivendo ma come lo stiamo vivendo e cosa accade dentro di noi.
Il tempo ci mette nella condizione di chiederci perché spesso abbiamo tanta fretta e dove vogliamo realmente arrivare e di sfruttare un’opportunità di riflessione profonda su ciò che conta davvero per noi e dove dirigerci per condurre la nostra vita come meglio crediamo, per guardare noi e il mondo da diverse prospettive.
Possiamo non perdere l’occasione di confinare le nostre idee ed organizzarle in un tutto più strutturato rimanendo aperti al mondo esterno senza lasciare che esso ci invada.
Un periodo che può essere utile per la preparazione ad accogliere la vita cogliendo i segnali del mondo esterno ed integrandoli nel nostro mondo interno. Così da poter scegliere di percorrere sentieri che ci appartengano.
Per prendere delle decisioni importanti e sapere esattamente dove andare, a volte basta semplicemente un posto caldo, un tavolino e il tempo per un caffè; se solo ci concedessimo l’opportunità di berlo rimanendo solo sulla sensazione del calore della bevanda sulle nostre labbra, poi le cose accadono ineluttabilmente.
Per approfondire:
“Finché il caffè è caldo” Toshikazu Kawaguchi
“Tutto il tempo del mondo” Thomas Girst
Neri, C. (2009), La capacità negativa dello psicoterapeuta come sostegno del pensiero di gruppo, Rivista Italiana di Gruppoanalisi, 1-2, 159-175. ISSN: 1721-6664
Psicologa psicoterapeuta Pomezia e Roma
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