Conoscersi ma non toccarsi. L’amore platonico

“L’altro che io amo e che mi affascina è atopos. Io non posso classificarlo, poiché egli è precisamente l’Unico, l’immagine irripetibile che corrisponde miracolosamente alla specialità del mio desiderio”.

Roland Barthes

Osservandolo sul suo nascere l’amore è provocato dalla meraviglia dell’incontro, questo si sa! È qualcosa di non previsto, non programmato che sospende lo scorrere naturale e ordinario del tempo. L’incontro, in questo senso, è un avvenire, è ciò che non è stato ancora, è nuovo e porta con sé la promessa di una nuova vita. L’incontro d’amore somiglia sempre ad un miracolo perché trasforma il prevedibile nell’imprevedibile, il possibile nell’impossibile, il tempo in una rivelazione.

Per Lacan ciò che corrisponde più di tutti al movimento del desiderio è lo sguardo poiché ciò che ci colpisce sono sempre i dettagli, i frammenti, pezzi di corpo sottolineando come l’amore sorge solitamente proprio dal difetto singolare del corpo più che dalla sua perfezione ideale. Spesso infatti la perfezione del corpo ha l’effetto di anestetizzare l’amore o di rendere l’amato troppo distante mentre il difetto apre alla mancanza da cui può nascere l’amore, muove il desiderio che trova nell’imperfezione del corpo un dettaglio incantevole.

Lacan, inoltre, ci ricorda che “non diventa folle chi vuole”; non posso decidere io chi amare perché l’innamoramento non è un atto di volontà e sfugge alla coscienza. Allo stesso modo in cui non posso decidere come conoscere l’amato. Di questi tempi è facile conoscere o ritrovare persone sui social: ma si può parlare d’amore anche se non c’è la possibilità dell’incontro carnale? Di toccarsi? Cosa succede se non c’è contatto?

In realtà ciò è possibile perché l’amore richiede amore per l’Altro in quanto tale e l’incontro è sempre incontro con un qualcosa che resiste nella sua alterità, qualcosa che non si può possedere o assimilare. È proprio questa divergenza che può rendere l’amato davvero insostituibile ed è così che si apre il desiderio dell’essere attesi: si vive lo scorrere del tempo con il costante bisogno di unirsi all’Altro trasformando il tutto in puro destino e necessità. Il mito platonico dell’androgino sostiene che le due metà siano complementari e che amare sia ricomporre il tutto dall’origine, ritrovare la propria parte mancante.

Ciò vuol dire che non è certo che l’amore duri solo se si vive la persona, anzi: la quotidianità dell’esistenza insieme non implica necessariamente la familiarizzazione dell’Altro. Non esiste amore che non si nutra di mancanza. Lacan dice che amare significa dare quello che non si ha, significa che il dono più proprio dell’amore è quello della nostra mancanza.

Ricordate la poesia di Montale “Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale…”? ecco questo è il simbolo della durata: lo stesso braccio, le stesse scale ma ogni volta il primo braccio e le prime scale.

Questa è altresì l’intimità dei lontani che non deve essere confusa con una intimità alienante. L’intimità degli amori lontani non dissolve il desiderio del corpo.

Il punto fondamentale di ogni discorso amoroso è la parola ancora. Ancora come oggi, ancora come adesso. In questo senso possiamo continuare ad unirci dopo esserci già uniti anche se non ci siamo toccati, possiamo allargare la nostra stanza, il nascondiglio dei due per ampliare ancora l’orizzonte del mondo…ma più vicini.

Dott.ssa Giulia Ingrosso

Laureata in Psicologia Clinica e della Salute

 

Per Approfondire 

Barthes R. (1977) “Frammenti di un discorso amoroso”. ET saggi.

Lacan J. (1962-1963) Il Seminario. Libro X (1962-1963).

Recalcati M, (2019) Mantieni il bacio. Feltrinelli editore. (tratto dalle puntate di “Lessico Amoroso”)

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