Il Coping Emotivo
Non solo vittime delle emozioni

Le emozioni sono processi costanti e vigili di risposta immediata, percepibili tramite il sentire e riconoscibili in espressioni e comportamenti.
Sono la conseguenza di meccanismi a dotazione biologica, ciclici e molto rapidi che si attivano quando un individuo entra in contatto con una situazione rilevante. Dalla prima risposta sensoriale, si susseguono un insieme di rapidi processi emotivi il cui risultato consiste in modificazioni a livello fisiologico, dell’esperienza soggettiva e del comportamento.


Parlare di emozioni determina il rischio di generalizzare esperienze proprie di un sentire soggettivo.
Possiamo parlare della tristezza, della gioia, della rabbia… che proviamo e ipotizzare come l’altro si senta nel provare le nostre stesse emozioni; non possiamo percepire realmente un sentire assoluto.
Le emozioni sono processi complessi che nascono dall’ interazione tra il soggettivo e l’oggettivo, sinteticamente, sono processi relazionali tra l’individuo e il suo ambiente.
Immaginiamo un giro di giostra sulle montagne russe, quante emozioni possiamo provare? Un’infinità. Certamente ognuno di noi di fronte a questa specifica situazione stimolo presenterà una risposta emotiva soggettiva. Le emozioni saranno influenzate dal personale modo di interagire con l’ambiente e dalle caratteristiche individuali.
Nel corso dello sviluppo personale e sociale, impariamo a riconoscere, esprimere e a regolare le nostre emozioni. Il processo di regolazione emotiva è il più complesso  (per maggiori informazioni su rimanda all’ articolo “La regolazione emotiva – Il regalo poco gradito”), riguarda processi estrinseci e intrinseci coinvolti nella valutazione, nel monitoraggio e nella modifica delle reazioni emotive e prevede l’impiego di personali strategie.

Per coping emotivo si intende l’insieme di alcune strategie di regolazione emotiva facenti parte del bagaglio esperenziale di un individuo,  messe in atto per fronteggiare una situazione potenzialmente difficile o stressante.
È un processo che nasce da interazioni che superano o sfidano le risorse di un soggetto e che è formato da molteplici componenti, tra i più importanti la valutazione cognitiva degli eventi, le reazioni di disagio e le risorse personali e sociali. Questi processi sono considerati ciclici e cumulativi, pertanto le diverse componenti si modellano reciprocamente nel tempo e gli esiti ottenuti di volta in volta influenzano il repertorio e le risorse di coping disponibili all’individuo per negoziare le successive interazioni e situazioni stressanti.
Gli studi su come le persone affrontano le situazioni di stress hanno radici non del tutto recenti nella letteratura psicologica, infatti, già i lavori di Anna Freud (1936) individuarono alcuni importanti aspetti capaci di influenzare i lavori successivi in ambito clinico e psicoanalitico, in particolare la Freud scoprì che di fronte a situazioni traumatiche, nonostante la varietà di meccanismi a disposizione, gli individui tendono ad usarne solo un repertorio ristretto, fanno cioè ricorso a un numero limitato di strategie abituali nelle diverse situazioni. In generale si può sostenere che la storia delle ricerche sul coping è contrassegnata dal continuo confrontarsi e alternarsi di due distinti approcci, uno che enfatizza il ruolo dei fattori disposizionali legati alla convinzione che sia una caratteristica di personalità, e l’altro che sottolinea invece di più il ruolo dei fattori situazionali.

La prima generazione di ricercatori sul coping concentrò gli sforzi e gli interessi a identificare e studiare solo alcune risposte di coping di base, anche se potenzialmente ogni soggetto ha a disposizione un numero illimitato di strategie. In particolare vennero identificate due dimensioni principali: le strategie centrate sul problema (problem-focused), quali ad esempio adoperarsi per modificare la situazione prevenendo o riducendo la fonte dello stress, e quelle centrate sulle emozioni (emotion-focused), volte a ridurre i disturbi affettivi e psicologici che accompagnano la percezione dello stress, come prendere le distanze dalla situazione, cercare un sostegno sociale. Un’ ulteriore dimensione venne poi identificata, la strategia orientata all’evitamento (avoidance-oriented), che prevede comportamenti quali la fuga di fronte alla situazione stressante.

All’interno di questo quadro, una strategia di grande interesse riguarda il coping proattivo, attuato cioè prima di incontrare eventuali eventi stressanti. Aspinwall e Taylor (1997), hanno posto in evidenza come l’attivazione del coping proattivo abbia importanti benefici per la persona, in quanto minimizza l’ammontare complessivo di stress che il soggetto potrebbe incontrare, aumenta il numero di opzioni possibili per affrontare una situazione e consente infine di preservare risorse personali, come tempo ed energia, agendo preventivamente. Nonostante le controindicazioni che si possono verificare, per esempio l’evento stressante potrebbe anche non verificarsi mai, i vantaggi per chi mette in atto forme proattive di coping sono indubbiamente elevati. Il coping di tipo preventivo più efficace è sempre attivo e può esprimersi sia con attività cognitive come la pianificazione, sia comportamentali, come l’intraprendere un’iniziativa. Il grado in cui il coping proattivo può essere attuato è moderato dall’ambiente e dal carico cognitivo che comporta, dall’esperienza passata e dalle opportunità avute in precedenza di esercitare l’abilità di questo tipo di coping.

Questa prospettiva pone particolare attenzione su i due aspetti principali capaci di influenzare il coping e la gestione dell’attivazione emotiva. Da un lato c’è il ruolo delle differenze individuali come le caratteristiche di personalità, l’ottimismo, la repressione, le credenze di controllo sugli eventi o il neuroticismo; dall’altro gli aspetti ambientali che rendono più o meno probabile l’apprendimento efficace e la realizzazione dei compiti proattivi, quali le risorse, le richieste e il carico cognitivo o il peso cronico.
Ne emerge che quanto le persone imparano durante la gestione degli stress e come affrontano l’attivazione emozionale scaturita dalla percezione di un possibile evento negativo influenza le modalità con cui saranno affrontate le situazioni stressanti successive. Ciò spiega come le esperienze traumatiche implichino l’aumento di stati d’ansia e una maggiore attivazione emotiva nell’affrontare nuove, ma similari situazioni. 
Sottolineare le complesse operazioni di valutazione dell’evento alla base delle strategie di coping significa sostenere l’importanza del piano cognitivo all’interno dell’esperienza emotiva. Le emozioni sono il risultato di una serie di scelte consapevoli o inconsapevoli, velocissime, che il soggetto si trova a fare in funzione della natura e intensità della situazione attivante, del contesto di riferimento, della disponibilità delle proprie risorse psichiche e della natura e qualità dei propri interessi e scopi.

L’esperienza emotiva non si caratterizza nel rendere gli individui passivi e inermi a contatto con l’emozione; è la conseguenza di una manipolazione, non solo di un sentire. Ogni individuo ha un potere sulla comparsa, sulla manifestazione e sulle conseguenze delle proprie emozioni, bisogna solo sfruttarlo al meglio.

 Dott.ssa Emanuela Gamba

Psicologa Psicoterapeuta Psico-Oncologa 

Riceve su appuntamento a Roma (zona Monte Mario)

(+39) 3892404480 

emanuela.gamba@libero.it

Per Approfondire:

Matarazzo O., Zammuner V.L.“La Regolazione delle emozioni” , Ed. Il Mulino, 2009

Gross J.J., Munoz R.F. (1995) “Emotion Regulation and menthal health”, Clinical Psychology: Science and Practice

Lopes P.N. et coll (2005) Emotion Regulation ability and the quality of social interaction, Emotion

Lazarus, R. S. & Folkman, S. (1984). Stress, appraisal and coping. New York: Springer

Lazarus, R. S. (1991). Emotion and adaptation.London: Pxfford University Press.

Lazarus, R. S. (1993). Coping theory and research: Past, present and future. Psychosomatic medicine.

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