La Sindrome del Bianconiglio. Vivere in un mondo frenetico

“Bianconiglio: Uh, poffare poffarissimo! È tardi! È tardi! È tardi!

Alice: Questo sì che è buffo. Perché mai dovrebbe essere tardi per un coniglio? Mi scusi? Signore!

Bianconiglio: Macchè! Macchè! Non aspettano che me! In ritardo sono già! Non mi posso trattenere!

Alice: Dev’essere qualcosa di importante. Forse un ricevimento. Signor Bianconiglio! Aspetti!

Bianconiglio: Oh, no, no, no, no, no, no! È tardi! È tardi, sai? Io sono già in mezzo ai guai! Neppure posso dirti

“ciao”: ho fretta! Ho fretta, sai?”

Lewis Carrol, Alice nel paese delle Meraviglie

Per approfondire:

Achenbach G. B. Il libro della quiete interiore. Trovare l’equilibrio in un mondo frenetico. Feltrinelli, 2015

Rosa H. Accelerazione e alienazione. Per una teoria critica del tempo nella tarda modernità. Piccola Biblioteca Einaudi, 2015

Il tempo rappresenta la cornice nella quale avviene la nostra esperienza del mondo e si struttura la nostra esistenza. Si esprime attraverso un continuum dato dalla fusione del passato, del presente e del futuro. Gli scenari delineati dalla globalizzazione e l’aumentata complessità che ne consegue, hanno avviato un processo di ridefinizione della nozione di tempo; l’aspetto più sorprendente e inaspettato dell’accelerazione sociale è la spettacolare e contagiosa “carestia del tempo”. Nella riflessione di Hartmut Rosa il soggetto contemporaneo appare costantemente preso dalla necessità di mantenere il ritmo. Per chiarire meglio le forze che hanno contribuito a sostenere l’accelerazione sociale, Rosa ne individua alcune: la logica della competizione che spinge gli individui ad ottimizzare le proprie prestazioni facendo leva sul risparmio di tempo; la promessa culturale di una vita ricca di possibilità, pienamente realizzata prima della morte, attraverso la quale il soggetto percepisce il ritmo velocizzato come un’occasione per sfruttare al meglio le possibilità di questo mondo; una divisione del lavoro tale da rendere dannosa ogni possibile sosta dalle attività condotte a ritmi elevati. L’uomo di oggi corre contro il tempo, non per averne un guadagno sostanziale, ma per non restare indietro, per essere costantemente efficiente e all’altezza delle richieste da fronteggiare. Le innumerevoli attività cui l’individuo si impegna sono sempre più vissute con una velocità tale da trasformare la qualità: sembrano slegate tra loro, cioè non lasciano tracce mnestiche e si presentano come episodi di esperienza fini a se stessi.

Gli uomini si fanno catturare dalle cose e dalle preoccupazioni, credendo così vanamente di tacitare quel profondo disagio che nasce dall’oscuro sentimento dell’inutilità e insensatezza del loro vivere sulla terra. Dall’agitazione moderna per il nuovo e dalla visione del futuro come tempo privilegiato nascono i maggiori disagi della contemporaneità, tra i quali, il nichilismo di un’azione sempre in cerca della novità e per la novità è incapace, in questa frenesia, di trovare il senso della propria ricerca, il significato dell’esistenza del singolo e quello della comunità umana nel cui ambiente il singolo agisce. Il Moderno si interpreta come tempo, si interpreta come il mondo che trapassa e che diviene, come un mondo, cioè, in cui niente rimane com’è, come cambiamento costante, come un processo infinito e come “crisi” permanente.

Quello moderno è un tempo accelerato, che consuma voracemente tutto quanto senza accorgersi che, nel volere spasmodicamente il futuro, nullifica il presente e abbandona il vuoto presente per ritrovarsi, nell’istante successivo, alle prese con il medesimo vuoto. Questa smania di fare non solo è priva di scopo, ma impedisce all’uomo di vivere davvero quel tempo che ha a disposizione e anche di comprenderlo. Il tempo vissuto in fretta è un tempo speso ma mai acquistato. La sua riduzione a mero “fattore di produzione” riduce le possibilità di un suo pieno godimento in senso esistenziale. È l’epoca che non accetta né riconosce alcun fondamento, ed è quindi “infondato”; i suoi valori, le sue credenze, i suoi giudizi sono emessi con “la data di scadenza”, sono cioè “di oggi” e valgono solo “per oggi”, domani apparterranno già al passati e saranno, quindi, sostituiti da nuovi valori e nuovi ideali. L’uomo moderno vive superficialmente, non si cala in profondità a cercare il senso delle cose, delle situazioni, della vita, del mondo che lo circonda, delle relazioni che intesse con altri perché ha fretta. Siamo come il Bianconiglio perseguitato dal tempo e costretto a correre da una parte all’altra freneticamente. Corriamo tra un impegno e un altro con la sensazione che il tempo a disposizione non sia mai abbastanza.

È davvero possibile raggiungere la quiete interiore in mezzo alla confusione, al movimento e al rumore del mondo moderno? Il tempo è senza dubbio la risorsa più preziosa di cui disponiamo e il nostro rapporto con esso ha, anche se non ce ne rendiamo conto, conseguenze dirette sulla nostra qualità di vita perché condiziona grandemente le decisioni che prendiamo. Achenbach propone un antico principio stoico secondo cui ciò che conta è vivere con se stessi in armonia, cercando di trovare un equilibrio senza essere né troppo rigidi né troppo indulgenti con se stessi. Se l’imperativo della nostra società è modificare le cose a nostra immagine e somiglianza, invece che accettarle, il risultato non può che essere l’irrequietezza. Bisogna esercitarsi nell’arte dell’acconsentire, dell’approvare, dell’accondiscendere, del tollerare e quello di rafforzarsi nell’accettare le cose. In altri termini, l’anima trova la sua pace solo nel momento in cui impara ad accettare ciò che le succede, e quando trova l’accordo con ciò che accade.

“Le persone sagge, allo stesso modo delle api che producono il miele dal timo nonostante esso sia molto aspro e secco, dagli avvenimenti più sgradevoli ricavano spesso qualcosa di conveniente e vantaggioso per sé”.

                                                                                                                                   Plutarco

Dott.ssa Francesca Veccia

Riceve su appuntamento a Foggia

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Email: veccia.francesca@libero.it

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