Camminando verso.. I cammini come riabilitazione ed integrazione sociale

Di ritorno da un Cammino, ancora sopraffatto ed inebriato da tutta la bellezza, la felicità e l’entusiasmo che un’esperienza del genere ti lascia, mi sono chiesto; ma tutta questa positività, tutti questi benefici, perchè non vengono utilizzati nel sociale? Perchè non si pensa a qualche progetto che preveda un Cammino per favorire la riabilitazione o l’integrazione sociale?

Questi pensieri hanno portato ad un ricerca, che fortunatamente ha riscontrato qualche piccolo risultato…

Di esperienze singole ce ne sono, in particolare sparse per l’Europa, e qualcuna recentemente anche al nord d’ Italia. Principalmente progetti di questo genere vengono proposti per ragazzi che sono soggetti a misure penali.

Ragazzi che hanno nel loro passato furti, aggressioni, ed in qualche raro caso omicidi.

La prima nazione promotrice di questo tipo di progetti è stata il Belgio. Da ormai più di 35 anni, ragazzi belgi camminano sui vari sentieri e Cammini d’Europa per evitare di tornare in carcere. Le destinazioni sono molte; dalle più famose Santiago di Compostela e Roma, a mete meno battute dai pellegrinaggi, come Capo Nord ed Istanbul.

Negli anni anche Francia, Germania e Spagna hanno iniziato, e stanno continuando a promuovere progetti di cammino per la riabilitazione sociale

L’associazione fiamminga Oikoten-Alba, la prima a lanciare il progetto nel 1982, osserva che “questo tipo di riabilitazione funziona più del carcere, perchè la recidiva è presente solo in un terzo dei casi.”

Il Cammino insegna la soddisfazione a seguito di una lunga fatica, aiuta nello sviluppo dell’autodeterminazione e favorisce un senso di libertà.

Dalla fondazione ad oggi sono stati seguiti più di 560 ragazzi, che hanno affrontato tre mesi di cammino assieme ad un accompagnatore, percorrendo quasi 2.000 km tra salite, discese, gioie e dolori.

Ovviamente non va sempre tutto liscio; è capitato che ci siano stati tentativi di fughe o sgarri alle regole. In queste occasioni si valuta l’errore commesso, e se grave si torna in carcere, se si può rimediare, il progetto continua. Arrivati a destinazione si può dire addio al carcere ed iniziare un percorso per ricostruirsi un futuro, sempre con il supporto e sostegno dei servizi.

In Francia invece, l’associazione Seuil, fondata dal camminatore e scrittore Bernard Ollivier, sta facendo partire sempre più cammini, circa 30 all’anno, con tappe che variano dai 15 ai 30 km, seguendo il modello belga.

Come già detto, negli ultimi anni anche Spagna e Germania si stanno dando da fare per l’attivazione di questi progetti, e proprio la facoltà di Scienze sociali dell’università tedesca di Dresda ha rilevato che dal 2011 ad oggi sono partiti circa 400 ragazzi, ed il 97% di loro ha raggiunto la destinazione finale!.

Attualmente non ci sono dati statistici ufficiali, ma solo quelli rilevati dalle stesse associazioni, che comunque lasciano ben sperare. Il 73% dei ragazzi francesi riesce ad inserirsi in un contesto sociale, una volta rientrato, ed il 94% si dichiara fiducioso parlando del proprio futuro.

Dalla Spagna arriva invece il racconto del centro psichiatrico di Fontcalent, che nel 2011 ha organizzato un pellegrinaggio di una settimana verso Santiago con una donna affetta da schizofrenia paranoide, che nel 2003, a seguito di una crisi, aveva ucciso tre persone, ferendone altre sei.

La donna, insieme agli educatori ed ai funzionari del centro ha percorso circa 20 km al giorno di marcia verso la Cattadrale intitolata all’Apostolo.

Dopo il Cammino di Santiago la paziente ha percorso un altro cammino nella regione spagnola di Murcia, ed i tecnici che l’hanno accompgnata in queste due esperienze hanno dichiarato che sono state fondamentali nella riabilitazione della donna.

Inoltre, sempre in Spagna, il progetto dei pellegrinaggi a Santiago sta diventando qualcosa di sempre più assiduo.

Jaume Alemany, cappellano della prigione di Maiorca, in una intervista ha dichiarato: “Loro lo percepiscono come un segno di fiducia, che non possono deludere. Non voglio portare con me i buoni, perché non è un premio di fine pena. È una terapia. Ne deve far parte chi ne ha più bisogno, o coloro a cui può fare più del bene. Così la vedo io”.

Da queste parole capiamo come il Cammino possa assumere una vera e propria valenza di sconto della pena. La fatica, il sudore e la stanchezza aiutano ad eliminare dalla mente e dal corpo le “tossine” del passato. (per un approfondimento, si rimanda all’articolo “Il Cammino di Santiago – Un’ agognata metamorfosi”).

Finalmente arriviamo all’Italia. Nel nostro paese è presente l’associazione Lunghi Cammini, di Mestre, che da qualche anno è attiva in questo campo, con l’idea di realizzare anche in Italia, come già da tanti anni in Belgio e in Francia, dei lunghi cammini educativi, di “rottura”, per permettere ad adolescenti e giovani in situazione di disagio sociale o autori di reati di “staccare”, mettersi alla prova, affrontare una grande sfida e ripensare a un progetto di vita.

In particolare, l’associazione è riuscita a far partire il primo Cammino di recupero utilizzando la formula giudiziara della “messa alla prova”; formula alternativa al percorso giudiziario che, se accettata e superata dal minore, permette di cancellare il reato interrompendone il processo.

I Quarto profilo, band di Treviso, nella loro “ Buen Camino” spiegano molto bene cosa può essere il Cammino per chi lo percorre.

“è il viaggio che a nessuno puoi spiegare, al fianco un professore, un igegnere, un criminale, tutti con qualcosa da aggiustare;

è il viaggio giusto per chi è sordo dentro…perchè la sofferenza è l’arma che ti fa scoprire come il tuo stomaco riesce a vibrare; e piano piano ascolti il tuo respiro, la fatica si trasforma in un sorriso; buen camino e buena suerte pellegrino stanco..”

Fin’ora questi progetti hanno riguardato quasi totalmente ragazzi e adulti che hanno avuto problemi con la legge, o particolari situazioni di disagio; ma i Cammini possono e devono essere utilizzati anche come viatico per l’integrazione delle persone con disabilità.

Ci sono state alcune esperienze con disabilità fisiche, che nell’ultimo periodo hanno anche avuto maggior risalto grazie all’uscita del film “Ti porto io”, ma quasi nessuna che riguardi le disabilità intellettive.

Lungo i Cammini, più o meno tutte le persone seguono una stessa routine; si svegliano, si preparano, sistemano lo zaino, indossano le scarpe ed iniziano a camminare. Poi a fine giornata di cammino si pensa alla doccia, al lavare qualche indumento sporco e a preparare la cena.

Seguendo un percorso di questo tipo, sviluppare nuove autonomie o migliorare quelle già apprese è sicuramente più facile. Ogni giorno i ragazzi con determinate problematiche vedrebbero molte altre persone fare le loro stesse cose e le condividerebbero con loro.

Il clima di condivisione e apertura presente lungo i Cammini sarebbe la condizione ottimale per far avvicinare un grande numero di persone alla disabilità. Mostrare le abilità che ognuno possiede, aiutarsi a vicenda, condividere passi e creare, giorno dopo giorno, integrazione.

“La vida es corta, pero ancha;

se siempre te mismo”

“La vita è corta, ma larga;

sii sempre te stesso”

(Scritta lungo il Cammino francese per Santiago)

Dott. Diego Bonifazi

Assistente Sociale a Roma

(+39) 3296614580

diego.bonifazi@yahoo.it

Per Approfondire:

http://alba.be/ondersteunende-begeleiding/onthemingen-oikoten/

https://associazionelunghicammini.wordpress.com

https://assoseuil.org/

Canzone dei Quarto Profilo – “Buen Camino”

Film – “Ti porto io”

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