Mulan e le muraglie cinesi. La donna 2.0
“Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti”
Dal film “Mulan”, 1998
Avevo circa 10 anni, rimasi così ammaliata dal quel personaggio così energetico, vivo, dalle musiche che mia madre dopo due giorni tornò con il dvd. Mulan, al di là della trama piuttosto semplice chiaramente rivolta ad un pubblico under 15, è un personaggio particolare, dalle mille sfaccettature, che richiama delle riflessioni. C’è la Mulan che fa dei tentativi per essere la donna pronta a prendere marito, come vorrebbe suo padre, la Mulan che tenta goffamente di diventare un soldato, La Mulan soldato e semplicemente la Mulan. Per chi non avesse visto il cartone la storia è ambientata nella Cina del VI secolo dopo Cristo; la giovane protagonista è una ragazza alle prese con i desideri della famiglia (soprattutto del padre) che la vorrebbe sposata e la sua crisi (un po’ adolescenziale se vogliamo) esistenziale sulla sua identità personale. Mulan si vede fallimentare nel ruolo di donna di famiglia, dopo “l’esame” (piccole prove pratiche per stabilire se le giovani donne erano idonee a diventare brave mogli) a cui venivano sottoposte le ragazze dell’Epoca. Quindi, alla prima occasione, ovvero la richiesta dell’esercito cinese di un maschio della famiglia a causa dell’imminente invasione unna, decide di partire, fingendosi un maschio, per salvaguardare il padre malato. Parte così l’avventura della ragazza con i suoi aiutanti (il draghetto e il grillo parlante), avventura che suona come un percorso alla scoperta di sé (e dell’amore) e che allo stesso tempo la porterà ad avere tra le mani il destino dell’intera Cina. Come accennavo nella parte iniziale il personaggio è poliedrico, ricco di sfaccettature che si intrecciano e evolvono nel corso della storia rimembrando, appunto un percorso esistenziale. Mulan è indubbiamente molto dedita alla famiglia, in particolar modo molto legata alla figura paterna; il padre incarna in qualche modo i valori della società, i baluardi trasmessi dai famosi antenati che la figlia deve rispettare, ovvero essere una brava donna e una brava moglie.
Mentre rileggo, sorrido e penso alle parole di Erich Fromm in Arte di amare: “L’amore paterno è un amore condizionato. Il suo principio è: io ti amo perchè tu SODDISFI LE MIE ASPIRAZIONI, PERCHE’ FAI IL TUO DOVERE, PERCHE’ SEI COME ME”. Chiamo in causa queste potenti parole dello psiconalista tedesco proprio per sottolineare come ad una prima frattura nel rispecchiamento delle aspettative, come accade alla giovane ragazza, si possa creare un indebolimento del legame che deve trovare altri mezzi per essere nutrito. Mulan decide pertanto di trovare il suo riscatto travestendosi da uomo e di salvare la Cina dagli Unni al posto del padre; e questo è il primo conflitto. Può essere traslato, e lo pongo come un quesito aperto, nel dubbio amletico della donna moderna, carriera o famiglia? Possono essere considerate entrambe modalità per compiacere qualcuno (comprese noi stesse)? Molte per non sbagliare scelgono entrambe.
Ma torniamo a Mulan; dopo mille fatiche (si veda la famosa scena in cui si arrampica su un tronco altissimo per recuperare una freccia) riesce a diventare un bravo soldato. Tuttavia, dopo aver salvato la vita al suo capitano (di cui è segretamente innamorata), viene ferita e così si scopre che è una donna. La ragazza viene cacciata e le viene intimato di tornare a ricoprire il suo vero ruolo. Di nuovo si presenta il conflitto tra il suo essere donna, il ruolo che le è stato assegnato e quello che forse si sente più intimamente di fare; questa volta in maniera più palese.
Se lo caliamo nella vita di tutti i giorni è inevitabile il parallelismo con i conflitti all’interno degli ambienti lavorativi e familiari che le donne, future madri o a volte solo mogli, vivono, anche solo internamente. Esatto, perché a volte, l’ostacolo nell’integrazione di queste molteplici identità, è solo velato, labile, magari rappresentato unicamente da un commento o da una battuta. A mio avviso, la difficoltà più grande, è interiore; integrare in unica ristrutturazione identitaria i molteplici pezzettini di sé; brava mamma, brava moglie, brava figlia (non dimentichiamoci delle aspettative della nostra famiglia d’origine) efficiente casalinga con l’immagine di un’intraprendente donna in carriera.
Che fine ha fatto Mulan?
Lei è stata brava; riappropriandosi, anche se forzatamente, della sua identità di donna, salva da eroina-soldato la Cina. Ha scelto quindi di riscattare l’onore paterno, in maniera meno consona, ma comunque mantenendo la sua identità. Essendo noi stessi e riappropriandoci dell’autenticità di quello che più intimamente ci appartiene forse riusciamo a far combaciare i diversi pezzi del puzzle. Noi professionisti, se chiamati ad affacciarci in questo intreccio complicato, possiamo intervenire promuovendo adeguate risorse e strategie di coping efficaci rivolte alle giovani o meno Mulan del nuovo millennio.
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Per Approfondire:
Erich Fromm, L’arte di amare, Mondadori Editor, 1996