Il valore di una separazione. Se mi lasci…ti porto con me
Durante l’arco della vita siamo portati a confrontarci con diversi gradi di separazioni. Da quelle materiali, pensiamo al distacco che affrontano tutti i bambini quando devono interrompere l’utilizzo del ciuccio; alle separazioni relazionali, come la fine di un’amicizia o l’interruzione di un rapporto di coppia. Tutti gli allontanamenti, materiali e non, nel loro piccolo possono essere equiparati a dei lutti, e così come tali, possono essere elaborati positivamente.
Nello specifico, analizzando il distacco utente-operatore, in particolare pensando ad un’assistenza rivolta a bambini o giovani, disabili e non, che potrebbero avere ripercussioni future dovute ad un’interruzione mal gestita di un legame importante, potremmo dire che la separazione, non solo può essere ben elaborata, ma addirittura può essere funzionale per entrambi.
Come ogni relazione, anche quella tra utente ed operatore si crea pian piano e si rafforaza nel tempo. Questi legami spesso si fortificano sempre più, fino a superare quella soglia che divide un rapporto “lavorativo”, da un rapporto affettivo.
Specialmente per chi lavora nel sociale è molto complicato far si che un rapporto resti puramente lavorativo; spesso si diventa un vero punto di riferimento per il bambino/a-ragazzo/a e per tutto il suo nucleo familiare. Proprio per questo, quando per le più disparate motivazioni, le strade si dividono, si prova tristezza e ci si sente disorientati.
Federico Cimini, cantante calabrese, con la sua “La legge di Murphy”prima, e gli Eugenio in via Di Gioia, gruppo musicale torinese, con la loro “Cerchi” poi, ci aiutano a focalizzare tutti i dubbi, le incertezze e le ansie che questo cambiamento può portare con sé.
“Sopra letti di gomma, sulle sedie in corallo
Sotto il cielo d’inverno, nelle piste da ballo
Non ho ancora capito qual è il posto migliore per me
Dietro i banchi di scuola, quando hai fatto un errore
Dentro il traffico spinto, quando giochi a pallone
Per la legge di Murphy sono tutti migliori di te
Chi cammina da solo, chi da solo si spara
Chi non trova lavoro, chi si perde per strada
Chi non sa cosa dire, chi non sa come va a finire
O forse non vuole capire”
L’utente può pensare di aver fatto o detto qualcosa di sbagliato, può pensare che il suo assistente abbia scelto qualcun altro, oppure può non sentirsi pronto ad andare avanti da solo. L’operatore invece può pensare di non essere stato sufficientemente in grado di svolgere il proprio compito, che dovrà costruire una nuova strada e creare un altro rapporto.
“Ho paura della morte
Io non la conosco, io non l’ho mai vista in faccia
Ho paura dei mostri: loro sono cattivi
E si muovono al buio nella mia cameretta
Quando spengo la luce
Io non li ho mai visti in faccia e
forse non esistononesistononesistononesisto:
Forse non esisto, non mi sono mai visto
E non lo capirò mai, non lo capirò mai
Non lo capirò mai, non lo capirò
Mai”
L’elaborazione di questo “lutto” infatti porterà sicuramente alla creazione di nuovi rapporti, e questo, in particolar modo per l’utente, ma non solo, è fonte di grande turbamento. Conoscere e farsi conoscere da una nuova persona mai vista prima, mettersi nuovamente in gioco con tutti i propri pregi ed i propri difetti, metterebbe ansia alla maggior parte delle persone, figuriamoci ad un minore o ad un ragazzo con disabilità, i quali già affrontano quotidianamente le loro difficoltà e che magari non hanno gli strumenti adeguati per fronteggiare tali situazioni.
Di contro l’operatore, costretto a “salutare il suo compagno di viaggio”, si trova a subire la frustrazione di dover lasciare un “lavoro incompiuto”.
Tiziano Terzani, nel suo libro “Un altro giro di giostra”, scrive
“La vera conoscenza non viene dai libri, neppure da quelli sacri, ma dall’esperienza.
Il miglior modo per capire la realtà è attraverso i sentimenti, l’intuizione, non attraverso l’intelletto. L’intelletto è limitato.”
E questo è soprattutto vero nelle relazioni di assistenza. Gli studi e la teoria possono essere una buona base, ma poi è il “vivere quotidiano” che porta ad essere sapienti di una particolare condizione dell’assistito.
L’operatore, proprio per l’esperienza acquisita in quella determinata situazione, si sente l’unico in grado di portarla avanti nel modo migliore, e soffre nel dover necessariamente rinunciare perchè crede che nessuno potrà proseguire il “lavoro”, come lo avrebbe fatto lui.
Ma è realmente così? Veramente un distacco deve essere necessariamente negativo?
Decisamente no.
Il bambino/a o il ragazzo/a, supportato adeguatamente, si sperimenterà nel vivere l’allontanamento da una figura di riferimento e dovrà ricorrere alle sue risorse personali per sopperire a questa mancanza. Nella maggior parte dei casi sarà incentivato a dimostrare quello che ha appreso nella passata relazione utente-operatore, e allo stesso tempo sarà curioso di capire cosa la nuova figura potrà dargli.
Ovviamente il distacco andrebbe programmato e strutturato, in modo che sia graduale e che permetta appunto una buona elaborazione.
Dal canto suo, l’operatore avrà modo di sperimentarsi in dinamiche diverse, che lo porteranno a nuove conoscenze e gli permetteranno di utilizzare le competenze già acquisite, proprio in questi nuovi contesti.
Inoltre è opportuno sottolineare che un rapporto lavorativo di questo tipo, anche con l’aggiunta della componente affettiva, con il passare del tempo, logora.
Ci saranno sempre delle dinamiche, interne ed esterne al nucleo dell’utente, che non ci permetteranno di lavorare al meglio e che potrebbero diventare una fonte di stress per l’operatore.
Anche per questo è bene che ciclicamente ci siano cambiamenti.
Il cambiamento, anche se spesso spaventa, è sempre un modo per migliorarsi; e la verità è che anche se ci si allontana, quello che si è condiviso, quello che ognuno ha dato all’altro in un meraviglioso rapporto biunivoco, rimarrà per sempre nei protagonisti di questa relazione.
Sempre Tiziano Terzani scrive in “La fine è il mio inizio”
“Bellissimo, perchè il cuculo ha adempito al suo destino.
Ha trovato il nido di un altro, ha buttato via le uova, ci ha messo il suo ed è volato via.
E i nuovi cuculi canteranno nella prossima primavera”
Email: diego.bonifazi@yahoo.it
Per Approfondire:
Tiziano Terzani – Un altro giro di giostra Tea Editore, 2015
Tiziano Terzani – La fine è il mio inizio Longanesi Editore, 2014