Analizzando la psicoterapia. Tra Psiche, Tempo e Terapia

La psicoterapia contiene tre elementi fondamentali: psiche, terapia ed il tempo.

Analizzando passo per passo questi tre elementi si scopre che la psicoterapia, apparentemente un concetto semplice e moderno, riveste di un significato più complesso ed antico.

Psiche deriva dal greco psyché, ossia spirito, anima; questa prima definizione ci permette di capire che fin dal principio dell’umanità la psiche rappresenta un concetto misterioso e mistico.

Anche ai giorni d’oggi non si riesce a dare una definizione certa del termine psiche. Facendo una rapida ricerca su internet vengono fuori le definizioni più disparate o inconcludenti.

Basti spostarsi da un approccio psicoterapeutico ad un altro per rendersi conto che lo stesso termine si connota di significati e valori diversi. D’altronde è abbastanza improbabile riuscire ad oggettivizzare un termine così astratto come la psiche, in quanto essa stessa rappresenta la soggettività di ogni individuo.

 Pertanto ritengo quasi impossibile comprendere cosa sia la mente senza sfociare nella filosofia, disposto a subire gli attacchi di coloro che sono intenzionati a rendere scientifica anche la psiche. Infatti analizzare l’evolversi della mente non è un compito facile.

Quando nasce la psiche? Quando da semplici esseri viventi pari agli animali, ci forniamo di una psiche che ci distingue da quest’ultimi? Ed è vero che gli animali non possiedono una mente?

La prima domanda  non trova ancora una risposta certa, c’è chi crede che la psiche nasca non appena un neonato viene dato alla luce, c’è chi invece pensa che la mente si sviluppi già a livello embrionale; per risolvere questo annoso problema, viene proposto il paradosso di Anfibio di Cargile:

Metamorfosis. Vito Campanella

“Immaginiamo che una pozza d’acqua contente Anfibio, un girino, sia filmata per tre settimane di seguito. Alla fine della terza settimana, lo stagno contiene una rana. Posto che la cinepresa funzioni esattamente a ventiquattro fotogrammi al secondo, si avranno circa 43 milioni e mezzo di fotogrammi. Supponiamo ora che essi siano numerati da 1 a 43.500.00, nell’ordine in cui sono stati filmati. Sembra ovvio che nel fotogramma 1 si vede un girino, mentre non lo si vede più nell’ultimo fotogramma.Tuttavia, se è così, ne segue logicamente che, nella sequenza, deve esistere un fotogramma in cui si vede un girino, seguito immediatamente da uno in cui si vede una rana. La maggior parte delle persone dubita dell’esistenza di tale fotogramma, infatti, come si dovrà fare per individuarlo? ”

Questo paradosso fa riflettere sull’inconcludenza della domanda “quando nasce la psiche?”, ritenendo impossibile che ci sia un dato momento dove la mente si formi di sana pianta, piuttosto è probabile che quest’ultima si crei attraverso microprocessi, che insieme arrivano a creare il tutto, ossia la psiche.

Volendo creare delle distinzioni possiamo individuare una mente senso-percettiva, ed una intenzionale;

la mente senso-percettiva pensa solo a ciò che percepisce, di conseguenza possiamo affermare che essa è presente anche negli animali; la mente intenzionale si fonda sul pensiero rivolto al futuro, che è l’oggetto di un atto mentale umano.

Se cercassimo di collocare la mente in una data zona anatomica istintivamente penseremmo al cervello, ossia la sede dei nostri processi cognitivi e di sopravvivenza; ma essendo la mente un insieme di processi, non può di fatto trovare una collocazione anatomica univoca, ma si estende per tutto il nostro essere.

Attraverso l’acquisizione del linguaggio l’essere umano effettua un salto intellettivo, rispetto agli altri animali, è in grado di sviluppare un pensiero cosciente. Tutti gli esseri viventi, dall’ameba all’essere umano, nascono dotati di meccanismi progettati per risolvere problemi automaticamente, senza bisogno di alcun ragionamento e senza fondamentali problemi di vita. L’essere umano oltre a questa capacità si compone di capacità più mature come la motivazione, le emozioni e i sentimenti.

Ma cosa sono le emozioni?

Quando a qualcuno viene chiesto perché trema, di solito risponde: “Perché ho paura”, oppure, alla domanda “perché piangi?”, replica: “Perché sono triste”. Queste risposte implicano la convinzione che prima vengono le sensazioni, le quali, a loro volta, producono gli aspetti fisiologici ed espressivi delle emozioni. Secondo James, bisogna combattere la teoria del senso comune, sostenendo che non piangiamo perché siamo tristi, ma ci sentiamo tristi perché piangiamo; non tremiamo perché siamo spaventati, ma proviamo paura perché stiamo tremando. Il cuore non batte più in fretta perché siamo arrabbiati, ma siamo in collera perché il cuore batte più in fretta. Questa ipotesi fu rivoluzionaria, poiché affermava la precedenza delle reazioni corporee sulla consapevolezza del proprio Se. Successivamente Armando Ferrari introdurrà il concetto di Oggetto Originario Concreto. Questo concetto si inserisce nel tema del rapporto tra corpo e mente, affermando che la ricerca psicoanalitica sulle modalità del funzionamento mentale debba essere collocata in un contesto biologico, in modo tale che lo stesso funzionamento mentale venga osservato nelle interazioni della persona con l’ambiente.

Ritengo che cercare di concettualizzare la psiche decontestualizzandola dall’elemento corpo sia una impresa vana e oltremodo sbagliata. Pertanto sono d’accordo con Armando Ferrari: per poter comprendere il comportamento umano, la psiche ed anche il suo inconscio, dobbiamo sempre tener conto dell’ambiente e del corpo con cui la psiche è costantemente in relazione.

Un elemento fondamentale della psicoterapia è il tempo.

Ma cos’è il tempo?

Il problema del tempo è un tema molto discusso da S. Agostino. Egli affermò che se nessuno gli chiede che cos’è il tempo, lui lo sa, ma se qualcuno glielo chiede, non lo sa. Secondo S.  Agostino il tempo esiste solo come dimensione dell’anima umana. Noi conserviamo la memoria del passato e siamo in attesa del futuro; vi è poi l’attenzione per le cose presenti. La vita dell’uomo si svolge, si distende tra attenzione, memoria e attesa, per cui le tre dimensioni temporali dovrebbero, più precisamente, essere definite nel modo seguente: il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro.

Il mio modo di pensare il tempo si avvicina molto a quello di S. Agostino. A mio parere l’uomo vive in un costante presente composto da attimi di vita. Quegli attimi di vita assumono valore eterno, poiché in essi proiettiamo noi nel passato creando il ricordo del Se e contemporaneamente ci proiettiamo nelle nostre speranze future creando il Se ideale. In quell’attimo ognuno di noi diventa trino, e non mi stupirei se la trinità divina derivi dell’indole umana nel dividersi in tre: Padre-Se ideale, Figlio-Ricordo del se, Spirito santo-Se presente. Infatti, è proprio il tempo uno dei motivi per cui esiste la religione, con quest’ultima si cerca di imbrigliare il tempo attorno a delle catene convenzionali, illudendosi di poterlo misurare, regolare o controllare.

Come afferma S. Agostino il tempo è nato dopo la Creazione di Dio, pertanto anche nella materia è possibile riscontrare il tempo. Se andassimo ad analizzare i piccolissimi movimenti degli atomi e delle loro particelle, rimarremo sconcertati nel notare che in quel micro universo il tempo è sempre presente in quanto nulla si crea e nulla muore, tutto si trasforma. Senza creazione e senza morte il tempo perde il suo valore, come cerca di farci capire anche Jonathan Swift nel suo libro “I viaggi di Gulliver”, narrando degli  struldbrugs, degli sfortunati che sono immortali e molto vecchi, qui l’immortalità viene descritta come una condanna, invece che come una fortuna, in quanto essi non riescono a valorizzare il tempo come risorsa valida per la propria vita, e di conseguenza ogni cosa perde di valore.

Il tempo della vita biologica invece è circolare. Ogni avvenimento si sussegue, si alterna  e si ripete: i cicli stagionali, i cicli lunari, i cicli mestruali, il ciclo sonno-veglia, il ciclo vita-morte e così via. Le religioni pagane ed orientali erano e sono quelle più vicine al concetto di ciclicità, non a caso gli Induisti credono nella Reincarnazione, ossia la rinascita dopo la morte. Queste tipologie di religioni, molto antiche, sono le più vicine al ciclo naturale e si armonizzano con essa. Con l’avvento delle religioni monoteiste, il tempo è diventato lineare: si nasce, si vive, si muore e ci si reca nell’aldilà; nulla si ripete. Questa concezione del tempo si armonizza con il tempo scandito dalla mente, che lo metabolizza come una linea che scorre inesorabilmente all’infinito. Volendo fare una metafora, basti pensare all’orologio digitale (lineare) che ha soppiantato l’orologio analogico ( ciclico).

Francoise Jullien mette a paragone la prospettiva di pensiero occidentale da quella orientale: mentre nel modo di parlare occidentale si nota una certezza dell’esistenza di ogni cosa, in quello Cinese emerge una consapevolezza del presente, stando ad indicare che ciò che adesso è certo, non lo sarà in futuro.

L’uomo si rende conto dello scorrere del tempo, quando questo diventa discontinuo, non a caso la prima percezione di tempo, per l’uomo, è il taglio del cordone ombelicale.

Il terzo elemento da analizzare è il termine terapia. Nella quotidianità si pensa che attraverso la psicoterapia un malato mentale può guarire dalla sua pazzia.

Ma cos’è la malattia mentale?

Il più delle volte si pensa alla pazzia come un mondo parallelo dove i sani e i normali non avranno nulla a che farci. A mio parere la malattia mentale è una alterazione dei processi mentali considerati normali: una idea può diventare ossessione, una credenza può diventare delirio e una fantasia può diventare allucinazione (per un maggior approfondimento si rimanda agli articoli  Nella stanza d’analisi -La svolta di un agito,Il Tempo – Disordini della temporalità nel paziente oncologico, Il tempo dell’analisi – Gli innumerevoli pregiudizi su di esso).

Il caso della signora M.

M. ha circa 30 anni, sposata non ha figli. Insieme ai familiari gestisce un’attività ereditata alla morte del padre avvenuta di recente. Si rivolgeda da me, dopo avere consultato vari internisti in merito ad una serie di disturbi, tra cui cefalea, paracusia, fosfeni, privi di componente organica.

La paziente lamenta inoltre sterilità non giustificata da fattori ginecologici. Ansiosa, preoccupata di ottenere rassicurazioni, sembra concentrare ogni aspettativa sulla psicoterapia che definisce “l’ultima possibilità di cui poter disporre”.

Vignetta clinica del caso della signorina M.

La paziente bussa alla porta;

T. Prego, si accomodi (la paziente si siede). Mi dica qual è il problema?

M. Dopo avere raccontato la storia la paziente dice: “Eccomi qui. Non posso vivere più in questo inferno. Il dottore mi ha detto che lei mi può aiutare con dei colloqui. Io però non posso vivere nemmeno un altro giorno in questa situazione. Così esco pazza.

T. Per poter dare inizio a questo percorso terapeutico insieme è necessario che lei abbia fiducia in se stessa e nel lavoro che andremo a svolgere.

M. Quanto tempo ci metterò a guarire definitivamente?

T. Non è importante soffermarsi sulla quantità di tempo necessario per guarire, ma sulla quantità di impegno che metterà nel nostro percorso terapeutico al fine di raggiungere gli obiettivi da noi previsti. 

Dott. Dario Maggipinto

Riceve su appuntamento a Chieti

(+39) 334 9428501

dario.maggipinto@gmail.com

Per Approfondire:

Ferrari A.B., “Relazione analitica: sistema o processo” Rivista di psicoanalisi, XXIX, 4, 470-490.

Ferrari A.B., L’eclissi del corpo. Una ipotesi psicoanalitica, ed. Borla, Roma 1992.

Ferrari A.B., Stella A. L’alba del pensiero. Ed. Borla, Roma 1998.

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